Intervista a cura di Carlotta Sisti e Marco Marmiroli

 

Ha il respiro, ora sereno ora affannato, di chi casa l’ha lasciata per cercare altro, altrove, magari partendo da solo e cercando lungo il cammino nuovi compagni di viaggio. Ha questo respiro, che accelera e rallenta e culla e incalza, Home, il nuovo EP di Andrea Fornari, torinese classe 1987, che di quello che significa cambiare tutto e partire ha bene un’idea essendo da due anni expat in Lussemburgo.

Home, in uscita il 25 novembre per Ghost Records, lavoro autoprodotto che impasta tra loro indie, folk e cantautorato dalle tinte romantiche, è stato anticipato dal singolo Stormy Water e dall’intenso video girato da Mauro Talamonti, valso a Fornari il premio di artista della settima per Mtv Just Discovered. In una telefonata Italia-Lussemburgo gli abbiamo chiesto un po’ di cose su che cosa vogliano dire per lui parole semplici semplici come speranza, nostalgia e casa.

Partiamo soft: le tracce del tuo EP esprimono tanto nostalgia quanto speranza, tu in che cosa speri e che cosa ti provoca nostalgia?

La nostalgia è facile da decifrare: ho nostalgia dei posti in cui ho vissuto, quindi Torino e tutto quello che la mia città si porta dietro, dagli amici alla famiglia. La speranza … Beh, quella è legata al trasferimento qui in Lussemburgo, alla ricerca di un posto dove vivere e stare bene, con persone nuove con cui legare da zero. Per fortuna la speranza si sta risolvendo in una graduale convinzione di aver fatto la scelta giusta.

Che cosa ti ha spinto a lasciare l’Italia? Ti senti un talento in fuga?

(Ride) No, assolutamente, mi sono spostato per ragioni di cuore.

La tua cover di Worry di Jack Garratt sbaraglierebbe qualunque concorrente di talent: hai mai pensato di partecipare a quel tipo di competizione?

I talent mi spaventano. Mi fa abbastanza paura il pensiero di sottopormi a continui giudizi. Certo, regalano enorme visibilità, ma sentirsi così tanto esposti, anche sui social, ai commenti di chiunque …Beh, per ora ne faccio a meno, poi magari un giorno mi sentirò più sicuro e ci proverò, chissà.

Sei un polistrumentista che produce da solo i propri dischi: quale strumento ti diverte di più suonare e quale non affideresti mai a nessun altro?

Lo strumento con cui mi sento più a mio agio è la chitarra, con la quale ho confidenza fin da bambino, quindi preferisco imbracciarla sempre io se posso, gli strumenti con cui oggi mi diverto di più sono le percussioni.

Come strutturerai i tuoi prossimi live: one man band o collaboratori?

Sul palco avrò loop station, chitarra, un synth e un piano e stavo pensando di aggiungere la batteria elettronica e penso farò tutto da solo perché è una cosa che mi diverte moltissimo.

L’ultimo concerto che hai visto e che ti ha ispirato o divertito?

I Lumineers a un festival qui in Lussemburgo. Mi hanno folgorato: il cantante tiene il palco da dio e tutta quanta la band riesce a creare un’atmosfera davvero speciale con gli spettatori. Meritano davvero.

Credits: Ph. Lorenzo Grosso