Flow Festival, Helsinki (Finlandia)
Siamo nel profondo Nord, in un posto fighissimo, quali sono i pro:
– pochi video e foto con cellulari durante le esibizioni
– organizzazione incredibile
– sono tutti belli e biondi (ci sono più parrucchieri e barbieri ad Helsinki che in Emilia- Romagna)
quali sono i contro:
– la peggio “bira” in lattina costa 6,50 €
– può arrivare il diluvio universale in 0,2 secondi
– sono tutti molto alti e non si vede bene il palco
A noi di Beat&Style piace parlare di musica ma anche di stile ovviamente, quindi faremo un resoconto su quello che abbiamo visto, sentito e mangiato a 360 gradi.
Partiamo dall’estetica: la bellezza degli allestimenti del festival è effettivamente indubbia e preferiamo lasciar parlare le immagini per noi (© Flickr/FlowFestival). Ogni zona (palchi, sale, spazi chill out, bar e ristoranti, ecc) è stata curata nei minimi dettagli e viene trattata con rispetto dal popolo.
Fortunatamente anche i finlandesi non sono perfetti e ci ricordano (con un paio di scene veramente divertenti) che nonostante tutto noi italiani ci stiamo abbastanza dentro con l’alcool, soprattutto dopo i 35/40.
Il giorno 1 inizia perfetto: sole splendente e temperatura estiva, l’offerta è ampia: indie/rock, elettronica, hip hop.
Il giovane rapper Young Thug nel main stage (spostato li per l’assenza di Beth Ditto) non entusiasma particolarmente e, per fortuna, a seguire si inanellano tre live/dj set da dancefloor senza sosta: Willow, Aphex Twin e l’italianissimo Lorenzo Senni che incendia l’unica sala chiusa (veramente un club nel festival) che vedrà spopolare anche nelle sere a venire Nina Kraviz e Jon Hopkins.
Nella black tent riusciamo a vedere (in contemporanea) un bellissimo live dei “Car seat headrest”; ascoltare dal vivo uno degli album più belli del 2016 non ha prezzo.
Tutti quelli (o quasi) che hanno fatto un album nella top 10 del 2016/2017 sono qui al Flow…stesse emozioni infatti le riproveremo i giorni seguenti con Angel Olsen e Frank Ocean.
Già così il primo giorno parte con il piede giusto. Saremmo già a posto così visto che non siamo grandi fan di Lana Del Rey, ma ovviamente il live principale è da vedere e quindi, arrivando di corsa con “blue Jeans” già iniziata ci facciamo sorprendere dalla bambolona Lana che sfoggia un outfit pazzesco presentandosi in minigonna e felpa nere adidas basic. Sembra effettivamente un po’ fuori contesto il palco stile retrò e il fiore al capello boccoloso però forse lo sponsor l’ha pagata bene.
Oltre allo stile, Lana c’è e sfodera un live di classe, con discesa nel pubblico e abbracci ai fan da commozione. Lana ci fa anche, ed è tutta mossettine, sospiri e ammiccamenti facciali plasticosi. Il voto finale è comunque alto, scollarle gli occhi di dosso non è facile e, forse con tante lezioni di canto, il risultato finale è un melanco/pop molto piacevole.
Lana Del Rey © Flickr/FlowFestival
Il giorno 2 parte male tanto come il primo era partito bene. I nostri eroi, non appena entrati, vengono sorpresi dalla più classica tempesta nordica. Classica poi forse mica tanto perchè persino i giovani finlandesi sono fuggiti come stormi impazziti. Comunque è successo questo: un secondo ed il cielo si è fatto nero, ma nero nero e ha mandato un’acqua che i nostri kway mediterranei hanno retto 1 minuto e mezzo (ho capito dopo l’utilità di quei giacconi cerati che tanto vanno) e hanno costretto noi alla fuga in hotel e l’organizzazione a sospendere e rimodulare i live seguenti del festival.

Fortunatamente dopo una calda doccia, l’acquisto di una palandrana plasticosa più resistente e l’addio della pioggia, sono ripresi i concerti e noi si è deciso di tornare.

Dapprima due balli vorticosi con la russa, bella e brava Nina Kraviz nella sala già citata in precedenza e poi il live nel main stage degli XX. Per la sottoscritta era il terzo live della band inglese e, come la sera prima, non avevo un’aspettativa altissima. Ancora una volta mi sono ricreduta positivamente perchè gli XX hanno tirato fuori un live davvero carico, da festival. C’è da dire che Jamie XX (vestito anche lui in tuta nera adidas) è un genio (fa un po’ tutto lui), è tornato, hanno fatto il terzo album (che può piacere o no, così come il cambiamento meno intimista) ed ora i live sono un’altra cosa. Remixa dei vecchi pezzi, suona anche la canzone del suo album cantata con Romy, adesso la notizia che faranno un album Techno…io la svolta l’ho apprezzata; gli altri due membri hanno persino iniziato a parlare col pubblico, molto bene. Poi però il primo album è indimenticabile, vero, ma questo non ce lo scorderemo mai.
Alla fine c’è anche l’after del concertone: andiamo a timbrare il cartellino da Flume, tutti ballano, è carino ma per stare svegli meglio la Techno che la Downtempo e così andiamo a dormire.
badbadnotgood © Flickr/FlowFestival
Il giorno 3 è il giorno di Frank Ocean. Mesi che aspetto questo momento: quando ha tirato il pacco al Primavera e non ad Helsinki ho goduto come una pazza che a questi cantanti americani gli piace più il Nord Europa che il Mar Mediterraneo (anche se vai a sapere perchè).
Prima però c’è tutto il ben di Dio musicale contemporaneo: BADBADNOTGOOD, Angel Olsen, Vince Staples; in un parola fantastici.
Per concludere in bellezza ci piazziamo in buona posizione per il nostro Frank. Così come qualche sera prima in Svezia, si monta il suo palco in mezzo al pubblico con una lunga passerella verso quello principale. Ricerca della perfezione ce l’abbiamo, culto della personalità anche. Il live è mozzafiato, non vola una mosca per quasi due ore di esibizione. Lui si presenta con una camicia bianca con fiamma arancione su una manica e canotta che si vede sotto, gliel’ho perdonato ma fino li…diciamo che ha più senso del ritmo che gusto. Il live è ripreso da un suo personale cameramen ed il video va direttamente sui tre mega schermi del palco. Sembra di essere a teatro, ad un certo punto compare anche un’orchestra di 30 elementi ad accompagnare il tutto. A questo punto sembra di essere catapultati nella sensazione di stare in un batuffolo di cotone, in una magia. Un concerto intimista, emozionante, chiude una carichissima e luminosissima “Pyramids” e la versione Karaoke di “Nike”. Grazie di tutto Flow.