“ho-oponopono sai che ti perdono
ti lascio scegliere l’emoticon che vuoi
ho-oponopono al punto di ristoro
aperitivi per pigmei
ho-oponopono sai che m’innamoro
sul tuo profilo hai già messo con chi stai
ho-oponopono cerco un lavoro
se mi prende la wi-fi”

Influenze alla Battiato, via le chitarre in favore di una vecchia KORG DX-6000 e una drum machine, un purissimo pop digital-analogico. HO-OPONOPONO è il nuovo singolo, che fonde Electro-synth a italo-disco, dell’esilerante e allo stesso tempo nostalgico songwriter italiano Limbrunire, accompagnato dal videoclip (pensato e diretto da Daniele Barraco) lanciato sulla piattaforma Billboard Italia, ed estratto da La Spensieratezza , il disco d’ esordio composto da 11 tracce nate, appunto, dalla passione per l’electrosynthpop anni ’80 e Pasquale Panella.

Leggerezza, tutto e subito, riflessioni in bianco e nero, emoticon e doppie spunte, sbornie adolescenziali, mistica e bon-ton, il ballo e immagini in technicolor attraversano i testi che compongono l’album. Un debutto che approda, dopo un percorso da bluesman e cantautore classico, ad una via o meglio una vita nuova, forte di poetica che mescola nostalgia canaglia, voglia di fare festa ma con una sottilissima filigrana fluo di disperazione e canzoni semplicemente da cantare.

Cosa possiamo raccontarvi di Limbrunire? Nome d’arte di Francesco Petacco, che, appunto, nasce all’imbrunire di qualche decade fa in una piccola provincia del Levante ligure. Gioca a calcio discretamente sino all’età di 19 anni quando decide di appendere gli scarpini al chiodo e dedicarsi attivamente alla scrittura di poesie e raccolta di uva da vino in Settembre. Ama la montagna, la chitarra elettrica, Kerouac, i dischi bianchi, le monocilindriche, Amici Miei, le melanzane alla parmigiana, le chewing gum al guaranà, le televendite alle 3 del mattino, i cannoli di Athos. E, non avendone abbastanza di questa Bio, gli abbiamo chiesto di compilare in esclusiva per B&S, il suo personal #gimmefive cosi da scoprirne a fondo anche le radici, le influenze musicali che lo hanno portato fino alla realizzazione di questo debut album.

1 Arturo Benedetti Michelangeli / Chopin, Berceuse in Re bemolle Maggiore, op.57
La ninna nanna che mi accompagna ogni notte da sempre, per sempre.
Perchè proprio Arturo Benedetti Michelangeli?
Perchè mentre la esegue nella sua surreale ed esoterica compostezza me lo immagino da solo su un auto sportiva in seconda piena all’uscita di un tornante di montagna mentre ride e grida di pura gioia, di puro genio. Precisione e capriccio, l’uomo nel suo essere inarrivabile.

2 Pink Floyd – The Great Gig in The Sky
Nessun altro brano riesce ad emozionarmi così tanto ogni volta che lo ascolto, così tanto nello stesso modo. Quel grido estenuante riecheggia nella mia anima quando la spingo ad accettare il confronto con il nostro destino, con le persone che amo. E’ abisso e redenzione, la pace dopo il pianto, dopo il parto.

3 Jimi Hendrix – All Along The Watchtower
La poesia di Dylan, la chitarra di Hendrix, una Babilonia moderna dove la gente è pronta ad approfittare della minima occasione. E quell’arrangiamento postmoderno, futurismo lisergico sputato fuori da una cassa e testa valvolare, il coraggio di osare per diventare leggenda, di essere tale.

4 Morgan – Altrove
“Però, che cosa vuol dire però, mi sveglio col piede sinistro, quello giusto”.
Ma com’è possibile scrivere una canzone del genere e dare l’impressione di non rendersene mai completamente conto?

5 Justice – Heavy Metal
Da Bach a Paganini, dai Motörhead a Malmsteen, da John Miles agli Emerson Lake & Palmer.
Un concentrato di passato, presente e futuro.
L’hard rock 3.0 in una dimensione ultraterrena, Frank Zappa nel 2032 su Marte con un Mac e un MPC.