Se sono stanchi non lo dimostrano, i lombardi Giorgieness. Anzi, vanno come un treno, infilando una data via l’altra in un tour invernale che li porterà il 16 dicembre in quel della Santeria Social Club a Milano. A poco più di un mese dall’uscita del loro secondo, e, come vuole tradizione laborioso, disco, Siamo tutti stanchi (20 ottobre per Woodoworm/Audioglobe) intitolato così “perchè – spiega la splendida frontwoman Giorgie D’Eraclea –  ben rispecchia il periodo storico che stiamo vivendo: stanchezza fisica, stanchezza da occhiaie ma anche e soprattutto quella stanchezza mentale che nasce dalla paura del fallimento”, ci siamo fatti raccontare proprio da Giorgie i suoi “fabulous 5” musicali. Tra grandi, intramontabili classici della guitar music e insegnanti di canto molto, molto speciali.

Highway Star – Deep Purple

Avevo 10 anni ed ero in macchina con mio padre, lui ha messo su Machine Head dicendomi “avevo la tua età quando l’ho sentita la prima volta, ascolta”. Non so descrivere quello che ho provato, ma ricordo che in quel momento ho capito che la musica sarebbe stata una delle cose più importanti della mia vita.

Bring Me To Life – Evanescence

Qui di anni ne avevo 14 e mezzo. Ascoltavo già moltissima musica e suonavo la chitarra fin dall’infanzia ma ero ancora convinta di voler fare le superiori più velocemente possibile per poi iscrivermi all’accademia di arte drammatica. Con un microfono da tre euro ho registrato sulla base la cover di questo pezzo, quasi per gioco, e l’ho mandato alla mia migliore amica Kate. Ed è stata proprio lei a dirmi “giorgie ma davvero sei tu? facciamo una band”. Così è cominciata la mia avventura in sala prove.

Breaking the habits – Linkin Park

Negli stessi anni, ho scoperto questa canzone minore dei Linkin e ancora ad oggi provo le stesse identiche sensazioni nell’ascoltarla. è stato il primo pezzo che mi ha fatto capire quanto parole e musica siano una cosa sola e quanto una canzone possa davvero torcerti le budella e farti sentire meglio – o peggio, ma comunque capito – anche nei momenti peggiori.

It’s oh so quiet – Bjork 

Anche se non è proprio di Bjork, io l’ho conosciuta così e ho imparato che quando canti devi essere libera e preoccuparti solo di mettere nella voce tutte le emozioni possibili. Lei resta anche oggi, sotto mille punti di vista, la mia insegnante di canto.

Henry Lee – Nick Cave & Pj Harvey

Uso questo pezzo perché entrambi gli artisti che l’hanno firmato sono stati l’inizio del mio ascolto più adulto della musica. Per me sono speculari, quasi la stessa persona anche se in forme diverse. Maestri di coerenza e genio che nonostante tutto e tutti continuano a fare la loro musica nel loro modo e mettendo la vita dentro ogni canzone. Credo che senza uno dei due non sarei arrivata a fare quello che faccio nel modo in cui lo faccio.