Dietro a una voce raffinatissima ed eterea, dietro un’aria vagamente algida, HÅN, splendida promessa della musica elettronica italiana, nasconde una grinta non urlata di chi arriva dritto al punto. Intelligente e lucida, questa giovane artista che arriva da un paesino vicino al Lago di Garda, ha da poco raggiunto il traguardo, di tutto rispetto, del milione di plays su Spotify del suo EP The Children (che alle sue 4 tracce aggiunge altrettanti remix fatti da Daykoda, Klune, Kharfy/Greg Haway e A Safe Shelter) , mentre quest’estate, nello specifico il 30 agosto, suonerà in quello che per numerose ragioni (dalla line-up trasversale al campeggio come dio comanda) è in buona sostanza l’unico vero festival italiano, ovvero Home Festival (dal 29 agosto al 2 settembre a Treviso). In vista di quella data abbiamo chiacchierato con lei di happening musicali, di “quote rosa” e di supporto (o meno) tra donne musiciste.

Sei una tipo da festival o ti piacciono le situazioni più raccolte?

I festival sono l’occasione per vedere artisti che nei club non vengono, però in generale preferisco situazione più intime.

La line up dei tuoi sogni, però, quale sarebbe?

Non è facile, perché mi vengono in mente solo band, tipo The Japanese House, che andrei a vedere anche fossero dall’altra parte dell’Italia. Però, ecco, Taylor Swift sicuramente sarebbe nella mia line up, perché anche se non fa un genere che di norma ascolto, sono mega curiosa di lei, anzi mi spiace molto che non sia passata da qui. Sarebbe stato interessante vedere uno show di quel calibro.

Quando vai ai concerti “studi” artisti e pubblico?

Sì, alla grande. Mi piace quando vedo persone prese bene, o anche rapite da ciò che accade sul palco, per cui è sempre un po’ un esperimento antropologico andare agli eventi. La cosa bella che c’è nei festival e quasi solo lì è un senso di assoluta libertà ma anche di unione tra le persone. Si parla a volte a sproposito di energia, ma penso che ai grandi eventi scorra proprio energia positiva.

Ti dispiace vedere line up spesso a prevalenza maschile?

Penso che ultimamente l’attenzione si stia spostando verso la musica fatta da donne, è un processo in corso. La prevalenza maschile non so se è una cosa legata ai generi musicali (tipo rock o rap) o al genere punto. Ma sono ottimista per il futuro.

Ci sono effettivamente più difficoltà secondo te nell’essere una femmina?

Per ora per me non tanto, anche se vedere una ragazza che suona fa strano in Italia, tant’è che quando giro con il ragazzo che divide il palco con me, i più pensano sempre che siamo un band e che sia lui, diciamo, il frontman. Però non la vedo come una cosa discriminante o offensiva, tuttavia si capisce che è il pensiero dominante qui. Ti dirò, secondo me può essere anche sfruttata come cosa vantaggiosa, perché essendo inaspettato che tu ragazza sia effettivamente la band, catturi di più l’attenzione.

Quanto conta la tenacia e quanto il talento per arrivare?

Secondo me il talento è un concetto generico. Esiste ma non si sa bene che cosa sia: capacità di scrittura? Capacità vocali? Un mix di queste, forse. Io penso che sia anche avere gusto nelle scelte che si fanno. Sicuramente la tenacia è fondamentale, anche se non è scontato mantenerla.

C’è una sorta di rete di supporto tra voi ragazze che fate musica in Italia?

No, ho conosciuto L I M e Giungla perché fanno parte della mia label Factory Flaws, per ora non sento di essere parte di una “rete”, anche se sarebbe molto bello, davvero carino, lanciamo un appello!

E a competizione come siete messe?

Io non la sento, ma vedo che gli altri, tipo i giornali cercano di crearla, paragonando noi artiste.

Tu a chi sei stata paragonata?

A Birthh, mille volte. Secondo me è dannoso accostare ragazze che suonano perché hanno la stessa età e e sono simili. Io sarei felice, tornando al discorso della competizione, se qualcuna di noi arrivasse più in alto di dov’è, sarebbe già un bel risultato.

Stai cercando di carpire il segreto per emergere?

(Ride) Beh, sì, sempre. Se noti, comunque, negli ultimi anni già chi canta in italiano è stata avvantaggiata ed è mersa, chi canta in inglese zero. Perché, come dicono in tanti, se voglio ascoltare qualcuno che canta in inglese vado a sentire un madrelingua.

Escludi di passare all’italiano?

Guarda, io ho sempre ascoltato musica in inglese, quindi i mie gusti e la mia attitudine sono quelle, però no, non lo escludo affatto. Nella vita si cambia, magari tra un anno ti vengo a dire che quella dell’inglese era una cagata, per adesso, però, sono ancora una sognatriceee (e mi raccomando scrivilo proprio così, con tante vocali).