Non sono mai stato un grandissimo fan di Colapesce, ascolticchiato qua e là per anni ma non me ne sono mai innamorato.
Quelle cose che apprezzi, riconosci che è musica fatta bene, riconosci che è il frutto di un artista con i controcazzi ma che non sei mai riuscito a metabolizzare e fare tuo.

Il mio pensiero era così fino a TOTALE, totale mi ha catturato. Vuoi per la “popposità” del brano o non so per cosa, però me lo sono letteralmente mangiato insieme a tutto il suo Infedele.

Qualche tempo dopo noto che suona al Fuori Orario, quindi insieme all’onnipotente J. decido che è necessario andare a vedere cosa succede, si aggiunge all’ultimo anche il buon Alfredo che, allettato da un biglietto a scrocco, non si è tirato certo indietro.

Arriviamo abbastanza presto, le aspettative erano alte ma non notiamo proprio la calca da grande concerto, tantissimi addetti ai lavori e un’attesa per l’opening act di Felpa che non inizierà mai..tegola! Vista la mancanza mi dirigo al bancone con l’obiettivo di passare il tempo davanti a qualche birra, nel frattempo che il sottopalco si riempa e con un pò di ritardo inizi il live.

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Sei sacerdoti ci si parano davanti, uno travestito da pesce spada si fa largo tra il palco scenico: è Colapesce che attacca il concerto con Pantalica… parte strumentale lunghissima per questo brano che è proprio di impatto e via di instagram stories.

Il livello del concerto rimane alto – grazie anche agli elementi coinvolti tra cui spicca Adele Nigro (Any Other) – e qualche brano dopo parte TOTALE, nel frattempo le birre sono diventate talmente tante che mi sembrava di aver sentito per la prima volta We Are The Champions suonata in diretta dai Queen.

Passato il momento di euforia è tornato il colapesce che non ho mai troppo metabolizzato: figo, fighissimo ma troppo lungo. Il concerto dura un’ora e quaranta, un’ora e quaranta di tantissimi brani, qualche cover, qualche effetto scenico/profano come la distribuzione delle ostie al pubblico e l’incendio di alcune pagine scritte per aumentare l’enfasi dei brani.

Ad una certa i primi cominciano a cedere, la platea comincia a macchiarsi di buchi vuoti ma il concerto viene portato a casa alla grande.

Morale della favola: il concerto di colapesce merita, suonato da gente in gamba, è un inno alla bellezza della musica e mi sento di consigliarlo a tutti coloro i quali hanno a cuore le sorti del loro apparato uditivo.

 

Photo @ Marco Iemmi