I’m Not A Blonde (But I’d Love To Be Blondie) sono Chiara “Oakland” Castello e Camilla Matley.
Autrici e polistrumentiste, scrivono canzoni di stampo electro-pop con richiami alle più diverse influenze: dai ritmi e synth degli anni ’80 alle chitarre e voci dal sapore punk anni ’90. Il duo è la loro forza e il loro sound si trova in bilico tra le loro due personalità, tra ironia e follia, divertimento e serietà, minimalismo e art-pop, digitale ed analogico, il tutto avvolto da quel velo di malinconia di derivazione dark new-wave che le accomuna. Sul palco costruisco i loro pezzi con architetture di loop che si sovrappongono; voci, chitarre e synth si sommano, facendo del loro live-set una performance che riempie gli spazi sonori di una full band.

Dopo il loro primo LP “INTRODUCING I’M NOT A BLONDE” pubblicato nel gennaio 2016, dopo un’estate a suonare in contesti internazionali quali Wired Next Fest, Flower Festival, Home Festival con Levante e Peaches, Duran Duran, Moderat e Soulwax, Il 12 maggio 2017 esce il singolo “A REASON” scritto assieme a GianMaria Accusani (Sick Tamburo, Prozac+) e prodotto da Daniel Hunt (Ladytron) a cui hanno fatto seguito altri 2 brani, prima dell’uscita del nuovo album prevista per gennaio 2018 (INRI). “Daughter” lanciato da RollingStone Italia ed ora “The Road” il cui video è illustrato e animato di Marta Lonardi.

Un nuovo singolo e un album in arrivo. Quanto è in salita la strada delle I’m not a blonde?

Salitissima, si fa costantemente una fatica incredibile a far ascoltare i propri pezzi, a farsi conoscere e a ritagliarsi una fettina in questo mondo immenso di musica.

“The Road” è una ballata introspettiva che parla di…

Che parla del sentimento che si prova quando una storia d’amore finisce. Una strada si interrompe ma allora stesso tempo una nuova si apre. Parla dell’incertezza che si prova difronte ai cambiamenti della vita.

Com’è collaborare con Daniel Hunt (Ladytron) e Matilde Davoli?

Sono state 2 esperienze diverse.
Con Daniel Hunt abbiamo lavorato a distanza visto che abita in Brasile. Volevamo fare l’esperienza con un produttore straniero che sapesse leggere il nostro sound, lui ha sentito il provino di “A Reason”, gli è piaciuto molto e ha deciso di produrcelo. Lavorare a distanza ovviamente non è semplice ma fortunatamente lui ha subito colto quello che era il mood del pezzo per cui le sue idee ci sono subito piaciute.
Con Matilde invece abbiamo fatto un lavoro più ampio sul mix dell’intero disco. Volevamo che avesse un sound solido e ben connotato e per noi lei è bravissima in questo, è riuscita a dare unità e una patina comune a brani dalla scrittura anche molto eterogenea tra di loro.

Il ritrovato fascino della lingua italiana sugli artisti e sul pubblico. Sentiremo in futuro anche qualcosa di vostro?

Ci abbiamo pensato e in verità i provini di alcuni dei brani di questo disco li abbiamo anche fatti in italiano ma non ci convincevano allo stesso modo. I prezzi sono nati in inglese e questa per noi è la lingua in cui si esprimono al meglio. Per ora è cosi nel futuro chissà!

E credete si stia evolvendo la scena musicale femminile in Italia?

Si assolutamente. Finalmente stiamo assistendo ad un cambiamento, nuove generazioni di donne che si stanno conquistando ruoli che una volta erano prettamente maschili. Vedi fonici, sound designers, etc.

Quanto è importante per voi esibirsi dal vivo?

A noi piace molto la dimensione live. Ci piace perchè fa scorrere le energie e se un concerto va bene e vedi che il pubblico si coinvolge e muove la testa e  sorride allora ti rendi conto che quello che stai facendo lo stai facendo bene.

Nel vostro stage plan Camilla sta a destra e Chiara a sinistra. E’ una consuetudine dagli esordi o è puramente casuale.

E’ sempre stato cosi. Nasce da esigenze di posizionamento strumenti. Facendo tante cose sul palco abbiamo dovuto trovare la posizione piu comoda per raggiungere tutti gli strumenti che dovevamo suonare ma rimanendo tutte e due “libere ” davanti al pubblico. Non volevamo ci fosse una barriera tra noi e gli altri.

Qualcosa a cui non rinuncereste mai nella musica e nella vita di tutti i giorni?

Camilla: alla mia chitarra e al poter ridere.
Chiara: in entrambi gli ambiti non riununcerei alla sincerità, nei confronti degli altri ma prima ancora di se stessi. Ci sono stati momenti in cui ho avuto la sensazione di perdermi e a quel punto è stato solo fermandomi e cercando di ascoltarmi in maniera sincera che ho ritrovato il motivo delle scelte che ho fatto.