Questa edizione del Sonar ha visto salire sul palco del SONARDÔME brandizzato Red Bull un altro talentuoso producer italiano oltre a Lorenzo Senni: Yakamoto Kotzuga. Questo lo pseudonimo nato per gioco, con l’iniziale intenzione di campionare solo suoni provenienti da musica tipica Cinese e Giapponese, con cui Giacomo Mazzucato ha mosso i primi passi nel mondo della musica elettronica e che in pochi anni lo ha identificato come uno dei più talentuosi sound designer italiani. Le sue produzioni sono caratterizzate da un approccio trasversale a musica e arte visiva capace di creare un immaginario contemplativo e di evasione. Il suo set al Festival di Barcellona non ha tradito le aspettative e ha creato un’atmosfera incredibile, con il pubblico catturato e affascinato, che ha goduto dall’inizio alla fine – grazie anche alle ipnotiche proiezioni di Furio Ganz – e con grande attenzione, la dinamica dell’intero set.

Assente dalle Lineup dei maggiori festival italiani ti ritroviamo nel più importante festival di musica elettronica d’Europa, è stata una scelta?
Sì, negli ultimi mesi ho un po’ accantonato l’attività live per dedicarmi ad altre cose. Ma ovviamente fa molto piacere ricevere attenzioni dall’estero ed inoltre è la mia prima volta in un festival così importante fuori dall’Italia e non potevo proprio rinunciare. Inoltre il Sonar ospita da sempre artisti che sono fonte d’ispirazione per le mie produzioni.

A proposito, un artista che non vuoi proprio perderti in questa edizione?
Fammi consultare l’app…Beh oggi andrò a vedere Caterina Barbieri, Kaytranada naturalmente e poi non voglio assolutamente perdermi fra poco Actres e Young Paint.

E invece qual è il primo disco che ti è capitato tra le mani? Il tuo primo ascolto…
Non era un disco ma una musicassetta di mia sorella (sorride), due per la precisione. Le ho ascoltate e consumate durante una vacanza in puglia con i nostri genitori: Dookie dei Green Day e 99 Posse, non ricordo il titolo.

Pensi che prima o poi queste prime influenze musicali busseranno alla tua porta chiedendoti di introdurre chitarre nelle tue produzioni musicali?
Ahaha, no. Sinceramente non credo succederà.

Com’è nato il tuo rapporto con un’etichetta attiva prevalentemente in un ambito più POP come la Sugar?
Giusto precisare che non è l’etichetta per cui esco, che sarebbe ancora più strano, ma è il mio editore. Comunque sì è una collaborazione atipica ma nata in un modo molto semplice. Quando è uscito il mio primo singolo T.H.R.U. per La Tempesta Dischi mi hanno contattato e dopo un paio di incontri ho conosciuto Caterina ed è iniziata questa collaborazione per la parte editoriale.

Recentemente è arrivata la tua collaborazione con una serie televisiva che ti ha portato a realizzare la colonna sonora di Baby uscito su Netflix. Parlaci di questa esperienza.
Mi è piaciuto molto lavorare in questo ambito, ogni progetto è un mondo a parte capace di creare nuovi stimoli. In questo settore in particolare bisogna essere molto empatici con i personaggi della fiction e considerare il target a cui il prodotto deve arrivare. È stato molto divertente e molto impegnativo devo dire, più che altro in termini di deadline da rispettare, più strette rispetto alla realizzazione di un disco. Devo dire che mi piacerebbe molto continuare a lavorare in questo ambito.

Con il tuo set di oggi hai letteralmente inchiodato – noi compresi – il pubblico in sala. Personalmente sono stato anche rapito dalle proiezioni di Furio (Ganz) che hanno accompagnato il tuo live. Da cosa sono influenzate e come si struttura la vostra collaborazione? Arrivano prima le canzoni o i visual?
F: Le influenze per i miei visual arrivano dal cinema e dal web ma non saprei indicarti un artista in particolare a cui mi ispiro.
G: Lavoriamo insieme ai set e alle produzioni passando più volte da video a musica a musica a video senza seguire un flusso creativo preciso.

Sono 105mila le persone che hanno partecipato a questa edizione del festival catalano, divise in 46mila al Sónar by Day e 59mila al Sónar by Night: il 52% è pubblico spagnolo, il 48% internazionale; entrambi hanno potuto godersi 140 performance di più di 300 artisti da 36 Paesi, per la prima volta provenienti da tutti i cinque continenti.