Salutiamo Sanremo, un’edizione che ci ha fatto musicalmente godere e ed emozionare. L’unica critica che ci sentiamo di fare è la carenza di quote rosa: 6 donne (di cui 2 impegnate in duetti) su 24 artisti in gara sono veramente poche. E mentre c’è chi dice (senza fare nomi Francesco Renga) che è normale perché “la voce maschile è più armoniosa, più gradevole”, vi facciamo ascoltare ABAUE’ / Morte di un Trap Boy il singolo uscito per INRI di Margherita Vicario, cantautrice romana della cui classe e intensità si accorgerà presto tutto il Paese.

Ho scritto ABAUE’ dopo aver visto un servizio televisivo della TV Svizzera che raccontava di un ragazzino di 16 anni finito in comunità per disintossicarsi dalla codeina, dal Makatussin. Quando l’intervistatore gli ha chiesto ‘Perché hai iniziato a fare questa cosa?’ il ragazzino ha risposto Perché lo sentivo nelle canzoni. Allora mi sono affidata a due note di violoncello funeree e mi hanno portato nella testa di un Trap Boy. 

Il video è una vera opera, a livello di regia ma anche d’interpretazione: come hai lavorato alla parte visual del pezzo?
Ho lavorato gomito a gomito con il regista Francesco Coppola che ha insistito per farmi lavorare in un certo modo, diciamo che mi ha proprio diretto. Io avevo scritto il brano e credevo che interpretarlo in modo più ironico sarebbe stato interessante invece Francesco mi ha detto: “no l’ironia è già dentro la canzone e tu nel video devi essere serissima, devi essere atterrita, la canzone racconta di una cosa tragica. L’ironia arriverà da sola, tu però devi fare una recitazione incisiva e seria.” Quindi mi ha dato una grande lettura interpretativa.

Nei commenti c’è chi l’ha paragonato ad un video dei Die Antwoord, ti piace come accostamento?
Beh, i Die Antwoord hanno quell’estetica molto inquietante e il paragone mi piace perché vuol dire che l’intento del video è andato a segno diciamo. Quindi sì, mi fa piacere anche se musicalmente il loro sound è diverso, però quell’inquietudine c’è.

Ti sono arrivati feedback da trap boy italiani?
Purtroppo ancora no, però gli do tempo. Va anche detto che questa canzone è una forma di provocazione ma non rivolta in maniera diretta a dei colleghi. In realtà il testo affronta una tematica delicatissima, la cosa è stata ispirata da questo articolo che ho letto sui ragazzini che stanno a rota dello sciroppo a base di codeina quindi non è che mi aspettassi un dissing con qualcuno di loro, è un tema fin troppo delicato.

In Abauè anticipi i tempi festeggiando la morte della trap e delle sue tematiche e nella nota stampa sostieni che la musica richiede nuovi contenuti. Ci puoi anticipare di cosa parlerà il tuo prossimo pezzo?
Sicuramente il prossimo pezzo avrà uno sguardo molto focalizzato sull’attualità, su delle tematiche che ci riguardano tutti da vicino e che sono sempre in apertura nei telegiornali. Ancora non posso anticiparlo esplicitamente, sicuramente sarà un brano che avrà uno sguardo sul mondo che ci circonda e in cui viviamo.

Potrebbe parlare di immigrazione quindi?
Mah, come fai a saperlo? (ride)

Con questo singolo hai cambiato sound, prevedi di continuare in questa direzione? Stai preparando un intero album o per ora solo singoli?
Si sicuramente ci sarà un cambiamento in tal senso. DADE (Davide Pavanello), il nuovo produttore con cui sto lavorando, per fortuna mi sta facendo scoprire delle cose nuove sul mio modo di esprimermi musicalmente. La libertà creativa è alla base delle mie produzioni, non mi piace ripetermi. Per quanto riguarda l’album le tempistiche ancora non le conosco però ci sto lavorando, come funziona adesso più che altro si lavora sui singoli, ho i primi tre quasi pronti e ho già scritto altre cose ma vedremo che piega prenderà il progetto per capire come ultimarle. Infine ovviamente ci sarà un album.

Quanto è utile alla tua carriera da musicista essere anche un’attrice?
Per me è utilissimo nel senso che è anche implicito nel mio modo di scrivere le canzoni quindi per me figurati è fondamentale, fa parte della mia natura. Sicuramente nel video di Abaué mi ha aiutato perché, come ti dicevo, mi sono affidata ad una direzione, ad un regista, e l’ho anche goduta molto quindi spero di cominciare a lavorare sempre di più in questo senso.

Chi è il tuo regista cinematografico preferito?
Mi piacciono molto Baz Luhrmann, che è il regista di Romeo+Giulietta e Moulin Rouge, una regista francese che si chiama Valérie Donzelli, bravissima attrice anche, poi in Italia Paolo Virzì, insomma ho gusti abbastanza disparati.

Sogni di più di avere una parte in un loro film o che dirigano un tuo videoclip?
Diciamo entrambe le cose (ride), non ho una preferenza. Sarebbe in entrambi i casi una bella realizzazione.

Qual è il live di un artista italiano/a che ti ha colpito di più in questi due anni?
A me emoziona molto Calcutta. Per il tipo di canzoni che scrive e per come risponde il pubblico ai suoi live e anche personalmente mi risuona molto. Sono stata allo stadio di Latina e sto andando ora a Napoli a vedere il concerto di domani sera. Beh poi Salmo, di Calcutta mi piace l’impatto che ha con il mondo interiore di chi lo ascolta, però Salmo è un vero performer.

Popoulus ha recentemente dichiarato che il mercato discografico italiano è completamente imbevuto di un maschilismo che lo disgusta e che per il prossimo disco collaborerà solo con artiste donne, non binary, gay e trasgender. Sei d’accordo con la sua visione?
Sono assolutamente d’accordo con la sua visione, anzi, spero di far parte del prossimo progetto di Popoulus. È abbastanza inquietante anche il mondo che c’è dietro, i produttori, le etichette, questa specie di ricerca del cavallo sicuro su cui puntare che sta abituando il pubblico a determinati ascolti. Per cambiare le cose bisognerebbe fare un vero percorso. Però mi sembra così in tutte le arti quindi piano piano chi si vuole buttare, tipo me, si butta e si inizia a costruire il pubblico anche per le donne.