Cosa ti aspetti da una energica 50enne? Una provocante performance alla Peaches. Sessualità e ironia per un live che non ha assolutamente deluso i numerosi fan e curiosi stipati, di lunedì sera, nel “palatenda” del MAGNOLIA Milano.

La regina dell’electroclash – Merrill Beth Nisker – è andata ben oltre il concetto di “concerto”, portando in scena un opera teatrale in più atti, incentrata sull’ultimo studio album Rub, un lavoro sulla rivendicazione sessuale e sociale della donna, sdoganando il sesso in ogni sua forma e giocando sull’identità di genere, alternando anche pezzi “storici” del suo percorso partito nel 2000 e fatto di 5 studio album.

Sul palco senza pudor alcuno, nel calore, nel sudore esaltato e mai mascherato, Peaches alterna vari abiti barra oggetti inneggianti vaginoplastica, cazzi per aria, lesbismo, masturbazione, scene sadomaso. Una sessualità mostrata con sarcasmo e forte umorismo e credetemi nessuno tra il pubblico s’è scandalizzato, anzi tutti molto compiaciuti a cacciar via per una notte il nostro finto perbenismo contemporaneo.

L’opening act, compito non facile in serata, è dello statunitense, Berlin based, Black Cracker. Visuals, reppate a cavallo tra hip hop e soft pop, oltre alla musica un vestito con gonna e un orchidea (dell’ikea) sulla console, che cattura l’occhio decentrando la mia attenzione dalla performance musicale.

Sono le 21.30 e il circolo Magnolia diventa suo, se ne appropria mostrando dapprima delicatezza con un volto truccato alla pierrot e un attimo dopo le unghie, la grinta di chi sa prendersi in una manciata di secondi la totale attenzione del pubblico e di noi addetti/fotografi assiepati sotto palco. Si cosi poco è bastato a Peaches per mettere in chiaro il tema centrale dello show, inneggiando prima la title track “rub” indossando un copri capo a forma di vagina e poi in “Vaginoplasty” accompagnata sullo stage dai suoi due ballerini con costumi e maschere tribali che riprendevano, indovinate un po’, lei (avete capito), sempre lei, la fi…

Da qui in avanti la volontà di mandare in visibilio il pubblico, suona come una dichiarazione di guerra, e il risultato è ampiamente ottenuto. La performance è un gioco (e noi stiamo al gioco), in un continuo cambio abiti o meglio spoglio dagli abiti. Da “Talk to me” e “I feel cream” in avanti Peaches sfoggia prima un top multi seni, arrampicandosi sulla ringhiera a diretto contatto col pubblico, per poi salirci letteralmente sopra e farsi sostenere in modo energico.

E ancora si assiste ad un delirio scenico, ballerini vestiti con abiti sadomaso, borchie e manette, la cinquantenne canadese, priva di freni inibitori, rimanere in mutande mostrando il proprio seno con disinvoltura, e allo stesso tempo con padronanza dei propri mezzi canori, intonare quella hit che tutti le invidiano. “Boys Wanna Be Her”, porta tutto ad un livello superiore, culminato in un’orgia.

Ma il bello deve ancora arrivare, un’enorme fallo si gonfia sul pubblico. Cosa aspettarsi ora? Peaches ci si infila dentro sulle note di “Dick in the air” e l’enorme pene comincia a spruzzare sulla gente. Insomma goliardia a pacchi fino alla chiusura dello show con masturbazione collettiva durante Fuck the pain away, un’altra grande sua hit.

Il pubblico vuole ancora abbuffarsi, non è sazio, non vuole prendere la via di casa, sbatte i piedi, e la glam princess gli regala due mini-encore, il primo asciugandosi ogni parte del corpo (intendo addentrandosi in ogni dove) dal sudore e ovviamente lanciando lo straccio sul pubblico, girotondo con un trolley da viaggio, saluta ed esce di scena per poi ritornarci pochi attimi dopo con “Light in Places”, eseguita nel buio totale con lucine led intermittenti posizionate, beh indovinatete dove.

 

Credits: Ph. Marco Iemmi