“Persi per la città, persi tra le pagine, persi in un viaggio funk!”
E’ proprio quello che mi è successo, ascoltando Viaggio Funk e tutti gli altri avvolgenti brani – tra cui anche due featuring d’eccezione con Tormento e Godblesscomputer – che compongono Terapia di Gruppo, l’ultimo lavoro del collettivo di musicisti e produttori torinesi Funk Shui Project insieme al cantautore , rapper e beatmaker Davide Shorty.

E tra le righe del loro, spettacolare, singolo Dormi, ci trovi l’essenza di questo progetto: “L’autenticità ormai sembra un miraggio, con copie delle copie di un ingranaggio, nel paese del coraggio”. Il loro è un percorso coraggioso nel mercato discografico italiano ma allo stesso tempo concreto, forte, che scuote la mente e il corpo e ho avuto il piacere di farmelo raccontare direttamente (in una sorta di terapia di gruppo), in questa doppia intervista, dai protagonisti scelti per agitare, venerdì 15 febbraio, la Preview della seconda edizione di GARDEN FEST: il festival estivo, ad ingresso libero e gratuito, di casa alla Rotonda Giardini di Viadana (Mantova).

Il titolo del vostro disco che significato ha?
FSP: Il titolo è sicuramente una metafora azzeccata per indicare con quest’immagine il modo in cui
abbiamo vissuto e portato a termine il disco. Eravamo tutti, per svariati motivi personali, in un periodo di
forti cambiamenti e incertezze; le abbiamo esorcizzate insieme, in musica come in una terapia di gruppo,
appunto.


Trovo che il ritmo rilassato di “Terapia di gruppo” lo renda perfetto per essere il sottofondo romantico, ma anche divertente, di una serata che inizia con un calice di vino appena scende la notte. Secondo te qual è la situazione perfetta per ascoltarlo?

DS: Grazie innanzi tutto. Siamo molto felici dell’atmosfera creata all’interno dell’album, credo che nella sua varietà il filo conduttore si senta a dovere. É un disco che parla prevalentemente di salute mentale e d’amore, ma con una certa “leggerezza” ed una buona dose di “inconsapevolezza”; stavamo veramente male, ma non ce ne rendevamo conto. Tutto sommato per quanto sia un disco nato da un malessere reale ha alcune quote più spensierate. Ognuno può ascoltarlo quando meglio crede. Un paio di fan mi hanno detto che lo hanno usato durante “appuntamenti galanti” e la cosa mi ha fatto davvero piacere, ma non nascondo che l’idea di due che stanno in intimità con la mia voce in sottofondo fa anche parecchio strano! Forse la mia situazione preferita sarebbe in macchina guidando in città nella notte. É un immagine che mi piace tanto.

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Come è nata la collaborazione con Davide Shorty?
FSP: Galeotto fu il nostro format In The Loft. Quando uscì il nostro primo disco Davide mi contattò
(Jeremy) per farci i complimenti che ovviamente furono reciproci.
Da quel momento ci siamo ripromessi di trovarci per fare qualcosa insieme e, dopo l’uscita da X-Factor, in
concomitanza con la produzione di intheloft capimmo che la chimica tra noi era quella giusta per iniziare
un’avventura musicale ed umana molto importante.

Qual è il pezzo di “Terapia di gruppo” a cui sei più affezionato e perché?
DS: Il pezzo che preferisco è “Confusi”, perché è il testo più sincero credo. Fa ancora male cantarlo
dal vivo. Sempre.

Nel brano “Enigmatica” si prende in esame un rapporto di coppia un po’ alla deriva, forse simboleggiato dalla crepa nella parete di cui si parla nel testo. Preferisci le canzoni d’amore tristi o allegre?
DS: Preferisco le canzoni belle. Enigmatica credo sia una canzone bella e la strofa di Hyst é davvero
una chicca del disco.

“Per diventare grande mi sottopongo a grandi pressioni”, canti in “Naufrago nella realtà”. Secondo te la nostra generazione fa fatica a crescere e si sente costantemente in obbligo di dimostrare qualcosa a qualcuno?
DS: La verità é che siamo Millennials schiavi della dopamina che prendiamo dalle gratificazioni immediate. I social ci hanno incasinato la vita in modo disastroso. Purtroppo avendo tutto a portata di mano si é appiattita la voglia di curiosità. Personalmente non mi sento di dover dimostrare niente a nessuno se non a me stesso. Al massimo dimostro ogni giorno a tutti quelli che mi dicevano da piccolo che la musica non si mangia che si sbagliavano di grosso.

Quali sono le vostre influenze musicali?
FSP: Le influenze musicali del nucleo principale del progetto ovvero Natty Dub ed il sottoscritto , sono molto variegate ma anche complementari. Spaziamo da tutta la black music ai grandi compositori anni 60/70 italiani, dalla Bossa Nova ai Beatles passando dal reggae e finendo sull’house roots. Insomma non ci facciamo mancare niente per rimanere ispirati.

Davide cosa ne pensi dell’attuale scena rap-hip hop italiana? Quali sono gli artisti che stimi e ammiri?
DS: In Italia abbiamo molti rapper forti. Nel 2018 sono usciti alcuni dischi che hanno veramente spaccato tutto. Primo fra tutti “Memory” di Johnny Marsiglia e Big Joe, non ho mai nascosto che Johnny fosse il mio rapper Italiano preferito e la combo con Jojo é semplicemente perfetta. Essere presente su quel disco é una roba che racconterei ai miei nipoti, lo vedo proprio come un disco storico. Poi prendi “Adversus” dei Colle Der Fomento, o Lo Spirito Che Suona dei CorVeleno entrambi album eccezionali. Ma ce ne sono altri che sicuramente dimentico o che magari non ho avuto modo di ascoltare. Vado spesso alle jam, a volte mi ritrovo a fare freestyle e vedo come sta crescendo la scena. Fortunatamente in un modo o in un altro c’é ancora chi studia davvero e che si contrappone ai “rapper da instagram”. Altri rappers che seguo e che stimo sono Salmo, Ensi, che é appena uscito con una bomba di disco, Willie Peyote, Frah Quintale (che a onor del vero é prima di tutto un rapper), poi chiaramente i miei maestri sono Tormento, Madbuddy e Ghemon. Se mi metto ad elencarli tutti non finiamo più. Tra le nuove leve mi piace un botto Drimer, che é anche uno dei miei freestyler preferiti.

E vorresti cambiasse qualcosa?
DS: Una cosa che vorrei che cambiasse é che si cominciasse a considerare hip hop ciò che parte dall’hip hop ma che é anche contaminato da altro. Ho ricevuto alcune critiche da chi si é infastidito perché il nostro approccio a live é molto hip hop e durante il concerto diciamo apertamente “real hip hop”. Real hip hop é l’attitudine non il genere, ma il movimento. L’hip hop fin dall’inizio é contaminato da soul, jazz, funk, e altri mille generi. Purtroppo ancora trovo l’hiphopparo medio italiano ancora un po’ ignorante e chiuso di mentalità.

Funk Shui Project con quali artisti vi piacerebbe collaborare?
FSP: Senza scomodare nessun nome, sicuramente vogliamo per il momento continuare con questa formazione ma, come da sempre nella genesi del progetto, avremo modo sicuramente, nell’immediato futuro, di collaborare con altri artisti a noi vicini e non!

Davide tu hai recentemente collaborato al brano “Tempi modesti” di Daniele Silvestri. Come è stato lavorare con un big della musica italiana?
DS: Daniele non é soltanto uno dei miei artisti preferiti di sempre, ma sono veramente fortunato di poterlo considerare un carissimo amico. Ogni tanto mi fa un po’ strano quando ci chiamiamo “bro”, nonostante la differenza di generazioni siamo molto in sintonia. Non ho mai conosciuto persona più calma, i suoi consigli sono sempre molto preziosi e la sua umiltà e apertura mentale ti ispira a voler guardare sempre oltre. Sono convinto che collaboreremo ancora tanto!

E come è stata la tua esperienza lavorativa e umana a Londra?
DS: Londra é una città meravigliosamente multiculturale e caotica. O ti dai una mossa o ne sei risucchiato. Io ho mi sono dato una mossa. Ho fatto qualsiasi tipo di lavoro, dal lavapiatti, al bancone del pub, al fast food, all’insegnante di musica. É una città che mi ha cresciuto come uomo e come artista, imparando a rispettare la diversità e considerarla come un valore inestimabile. Tutt’oggi vivo e lavoro a Londra. Suono in giro, e faccio il session singer. Ho avuto modo di lavorare artisticamente con grandissimi nomi (Jordan Rakei, Mr Jukes) e sto pianificando di scrivere un nuovo album tutto in inglese…ma ci vorrà qualche anno prima che veda la luce. Ciò che ho capito é che qui se lavori bene, tutto é possibile.

Progetti per il futuro? Oltre al live alla Preview del Garden Fest avete in programma un tour estivo?
FSP: A brevissimo ufficializzeremo le nuove date nella speranza di andare in ogni città possibile dello
stivale!
DS: Sto lavorando al mio nuovo disco da solista, con la Straniero Band. L’album sta già prendendo forma e i singoli sono pronti. Ci saranno ospiti speciali e tante sorprese! In tutto questo si continua con il tour, suonare dal vivo alla fine è la cosa che ci riempie di più.