Così come i sogni vividi sono quelli che rimangono più impressi nella memoria una volta svegli, anche Vivid Dreams – nuovo album di Heron King via La Barberia Records – continua a cullare le nostre emozioni e a farci sognare ad occhi aperti ache una volta terminato l’ascolto. Un “road-trip emozionale” lungo otto canzoni che parlano di amore e perdita, passato e presente, certezze e desideri. Un viaggio immaginario lungo un’autostrada che collega il vento di Laurel Canyon agli Appennini, Nashville alle colline umbre.
Heron King, moniker usato da Alessandro Bianchi per scrivere, suonare e cantare sue canzoni, ama definirsi perugino di nascita, emiliano d’adozione ma statunitense per vocazione. Il suo sound è caratterizzato da uno sguardo rivolto alla California degli anni ’70 ma con i piedi saldamente ancorati nel presente. I testi sono folk-oriented sui desideri, i sogni e le paure dei trentenni di oggi. Per meglio immergerci nel suo viaggio musicale gli abbiamo chiesto di raccontarci traccia dopo traccia la sua ultima opera.
Vivid
L’inizio del mio road-trip emozionale, un pezzo sospeso in una dimensione di mezzo tra sogno e realtà, nella quale la luce è così intensa da confondere i contorni delle cose.
Una dimensione nella quale mi rifugio spesso, per spirito di sopravvivenza.
Earthquake Love
Il pezzo più “vecchio” del disco, scritto durante quelle che mi piace chiamare “Lockdown Sessions” che hanno dato corpo al mio primo EP, “Naked”.
L’autobiografia di Jeff Tweedy, con la sua cruda e tenera ironia, mi ha ispirato a scrivere questa canzone d’amore che parla di crescere insieme, cogliendo le sfumature di ogni giorno, e la bellezza anche nel dolore.
Like the Water Feeds the Ground
Ho scritto questo pezzo in una notte di mezza estate quando, rientrando a casa dopo una serata con amici passata nella campagna bolognese che sembrava il Tennessee, ho trovato la sala illuminata a giorno da una luna piena gigantesca che mi guardava dalla finestra.
Era la mia Harvest Moon.
E così sull’accordatura magica di quel capolavoro ho scritto una canzone che parla di come le persone con cui scegliamo di condividere questo viaggio siano per noi come l’acqua per il terreno: vitali.
Ocean
Notte.
Due amanti nella stanza, illuminati dai giochi di luce della città.
La paura di scomparire, di bruciare come i sogni alle prime luci del giorno.
E allora giù, a correre in auto sulla strada.
Per fregare la notte, per respirare.
E alle prime luci dell’alba, fare il grande salto.
Per purificarsi nell’oceano.
The Light
La prima canzone che ho scritto dopo una lunga notte di anni bui, di paure e solitudini, di incertezze.
Perché la libertà è lottare continuamente, ma anche ballare fino all’alba per vedere di nuovo la luce.
A Painful Desire
Appena ho compiuto 30 anni non riuscivo più a dormire la notte.
Restavo sveglio, con lo stomaco sottosopra, e per un tempo che mi è sembrato una vita intera non ne ho capito il perché.
E poi una mattina, quando dietro al bosco di abeti fuori dalla finestra spuntava la luce, finalmente ho capito: era l’angoscia di non riuscire ad assecondare più i miei desideri come avevo sempre avuto, la paura inconscia che da un giorno all’altro potessero svanire per sempre.
Da questo abisso emotivo ne sono uscito con una consapevolezza: che bisogna attraversare il dolore per imparare a desiderare ancora.
Che bisogna continuare a correre, come un trapezista in bilico su una corda sottilissima, per vivere, e non sopravvivere.
Heights
Un mio amico, persona sensibile e songwriter acuto, ha descritto il disco con l’aggettivo più azzeccato che si potesse utilizzare: spirituale.
Heights è la mia preghiera laica, un’esortazione ad affrontare le intemperie, fuori e dentro di sé, per raggiungere la stessa dimensione di cui si parla in Vivid.
Un luogo che non esiste nella realtà, ma che sento sulla pelle, che riconosco senza vedere.
Still Breathing
E torna la notte, quel luogo misterioso nel cui silenzio le voci che si agitano dentro di me si fanno sentire.
Le voci dei demoni del tempo che scorre, della paura di sentirsi uno straniero nel mondo che mi circonda, di doversi nascondere e nuotare in acque profonde.
Ma anche da quella profondità si può risalire in superficie, anche da lì si può tornare nella dimensione di mezzo.
Anche dal buio più profondo si può tornare a respirare.