Lontana dall’intento di scrivere un masterpiece della letteratura italiana, ho voluto comunque riprendere dal buon vecchio Thackeray (e non da Marchetti, attenzione) la serialità delle narrazioni che si susseguono in Vanity Fair e su quella falsa riga costruire un altro tipo di storie.

Anzi, più che storie, le mie vogliono essere delle immagini che cercano di legare alla musica di un brano le sue possibili evocazioni di ambito stilistico, tale che, in questa fiera della vanità, a sfilare siano gli artisti vestiti delle loro note, dei colori invisibili che solo con un orecchio attento si possono percepire.

Sulla passerella della vanità, lasciamo che a succedersi sul catwalk (di artisti e musicisti), sia invece la nudità dell’indie.

Any Other, Per te, che non ci sarai più

Un EP breve eppure potentissimo, quattro tracce che cristallizzano l’urgenza narrativa. Registrato in tempi stretti e con un approccio quasi diaristico, il lavoro oscilla tra spontaneità e fragilità, trasportando l’ascoltatore in una dimensione sospesa tra lutto, memoria e affetto. Le diverse lingue — italiano, inglese, giapponese — diventano strumenti per esprimere sfumature intime di un dolore universale. “Distratta, brano manifesto dell’EP, sussurra ciò che spesso non si riesce a dire ad alta voce. Questo lavoro non è un intermezzo, ma un frammento prezioso: luminoso, diretto, e profondamente umano. (foto di copertina)

Dylan Cat, Radio Dimensione Soft

Artigli affilati e occhi gialli sono i due segni di riconoscimento di Dylan Cat, misterioso artista che entra a gamba tesa nel mondo della musica con “Radio Dimensione Soft” il suo singolo d’esordio di Dylan Cat. Un cantastorie fuori dal tempo che intreccia ironia e malinconia in un brano dal sapore rétro. Il pezzo si muove tra swing irregolari, percussioni lo-fi e un’alternanza tra parlato e cantato che richiama l’eleganza narrativa di Fred Buscaglione e Pino D’Angiò. Il risultato è una traccia che accompagna l’ascoltatore in un viaggio notturno, dove i pensieri si fanno imprevedibili e il momento va vissuto senza pensarci troppo.

Maju, Time

Un viaggio sospeso, intimo e contemplativo, dove il tempo si fa materia liquida e sfuggente. “Time” è il nuovo singolo di Maju, vestito di sonorità neofolk delicate e vellutate, è una riflessione poetica sull’impossibilità di trattenere gli istanti, evocando immagini estive, fughe nei ricordi e momenti rubati alla frenesia.

Planet Opal, Recreate Patterns, Release Energy

Con il loro nuovo album i Planet Opal abbattono le barriere tra sperimentazione elettronica e introspezione emotiva. L’album mescola krautrock, shoegaze e psichedelia in un flusso narrativo che si reinventa traccia dopo traccia. Le atmosfere liquide di “Visioni Sottovetro contrastano con l’energia pulsante di “Cilindrata Ritmica, mentre Indigo Skies chiude con una meditazione sospesa sull’identità. Il risultato è un’opera coerente, viva, che parla tanto al corpo quanto alla mente.

VOV VOV!, Sunbathing in a Magnetic Field

Un esordio che suona come un manifesto: libero, viscerale, immersivo. I VOV VOV! costruiscono paesaggi sonori che si dilatano e si trasformano, attingendo alla ripetitività ipnotica del krautrock e al lirismo sfocato dello shoegaze, senza mai piegarsi a formule radiofoniche. Il cuore dell’EP batte forte nell’organo ossessivo che regge l’intero impianto sonoro. Ogni traccia è un luogo di sosta in un viaggio astratto e stratificato, nato da improvvisazioni sincere e da una sinergia ancora giovane ma già profondamente definita.


In Playlist:

Sacrobosco, Apes + Tigers ASCOLTO

Calibro 35, Jazz Carnival ASCOLTO

Gionata, Groviglio ASCOLTO

Nularse, Ospiti ASCOLTO

Angelo trabace, Abbash ASCOLTO