Lontana dall’intento di scrivere un masterpiece della letteratura italiana, ho voluto comunque riprendere dal buon vecchio Thackeray (e non da Marchetti, attenzione) la serialità delle narrazioni che si susseguono in Vanity Fair e su quella falsa riga costruire un altro tipo di storie.

Anzi, più che storie, le mie vogliono essere delle immagini che cercano di legare alla musica di un brano le sue possibili evocazioni di ambito stilistico, tale che, in questa fiera della vanità, a sfilare siano gli artisti vestiti delle loro note, dei colori invisibili che solo con un orecchio attento si possono percepire.

Sulla passerella della vanità, lasciamo che a succedersi sul catwalk (di artisti e musicisti), sia invece la nudità dell’indie.

Colombre, Maria Antonietta, Signorina, Buonasera

Colombre e Maria Antonietta (foto di copertina) finalmente di nuovo riuniti anche nella musica in un brano che si muove tra leggerezza e malinconia: tre accordi bastano a costruire un microcosmo sonoro che profuma di sale, nostalgia e sguardi complici. Siamo su una spiaggia in riviera e in sottofondo suona “Signorina, Buonasera”, titola che evoca inevitabilmente quello di Buscaglione che qui diventa una nouvelle vague romantica, un’estate permanente fatta di gesti intimi e piccole rivoluzioni.

Jesse the Faccio, Secondo Lampo

Chitarre ovattate, synth discreti, una voce che sembra emergere da una stanza in penombra, in perfetta continuità con l’estetica low-fi e casalinga che ha sempre contraddistinto Jesse. “Secondo Lampo” si muove come una lenta epifania, come un lampo per l’appunto, che squarcia la monotonia e apre uno spiraglio verso un tempo migliore. Jesse racconta il disincanto con dolcezza, e riesce, ancora una volta, a farci sentire meno soli.

Tare, GAS

Un viaggio psichedelico tra tensione e catarsi, tra loop elettronici e umanità imperfetto: questo e molto altro è “GAS”, il disco del duo vicentino Tare che è insieme una fuga e un ritorno. I glitch nervosi e i groove tiratissimi si mescolano a campionamenti sbilenchi tragicomici e disturbanti. Un disco che ti fa ballare e sudare, ti fa venire voglia di immergerti in un videogioco, “GAS” è la fiammella in cucina,  la scintilla della smerigliatrice, è, parafrasando le loro parole, “la sentenza finale che consacra un disco come degno di nota”.

Kalpa, PRIMA VERA

Con PRIMA VERA, Kalpa scava nelle crepe dell’animo umano. Il cantautore triestino abbraccia in questo singolo una scrittura più viscerale e suonata, dove l’art-rock incontra le scariche emotive del punk. Il risultato è un singolo potente, nervoso, eppure raffinato, dove si respira l’urgenza di volersi capire e riconoscersi, nonostante tutto.

Marco Giongrandi, Maria and the Sea

Costruito attorno a una chitarra acustica e alla voce di Marco Giongrandi, “Maria and the Sea” è essenziale; eppure, ricco di sfumature: contrabbasso, percussioni leggere, fischi e campane si incastrano come piccole onde che ti avvolgono come un abbraccio desiderato. Un racconto che ha il sapore delle cose semplici, e per questo vere.


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