Lo stile di Tatum Rush ha una contemporaneità che conserva un certo gusto retrò, nei suoni delle canzoni, nei colori del video di “Barbarella”, primo singolo estratto dal suo nuovo EP “Drinks Alchemici”, nel modo di muoversi ed esprimersi. Contaminazioni che fanno venir voglia di raggiungere Tatum Rush nel suo “rifugio tipo Diabolik” e chiacchierarci di chitarroni jazz, status symbol borghesi e vini svizzeri.

Leggi l’intervista per scoprire come nascono le sue idee, dove le sviluppa, cosa fa nel tempo libero. E poi vai anche tu a googlare “Tao-Stretching cos’è”.

Come è nato il video di “Barbarella”?
È stato un processo molto naturale, ho scritto il brano “Barbarella” nella casa che si vede nel video, a Opio, nel Sud della Francia. Scrivendolo ho ripensato a tutti quei luoghi e quelle atmosfere Provenzali dorate, e soprattutto all’energia strana che emanava il castello del Marchese de Sade a Lacoste. Ho chiesto ad Aomi Muyock – che per puro caso si era fatta bionda “come quella dell’arcano della stella” – di farne parte e ci siamo lanciati verso la Costa Azzurra.

Perché nella canzone parli di una Tesla e nel video c’è una BMW?
È necessario mostrare una BMW mentre si parla di una Tesla se da una Tesla si vuole estrarne l’essenza, ciò che rappresenta, ovvero la materializzazione di uno status symbol. BMW sta a Tesla come Versace sta a Prada e come H&M sta a Zara. Il mio istruttore di Tao-Stretching sostiene che la Tesla rappresenta quella particolare condizione ormai alto borghese ma ancora troppo stretta dal cappio dell’occupazione professionale classica, con gli straordinari, che non permette mai di godersela veramente, la Tesla.

Il tuo sound a tratti funky mi ha ricordato i Ridillo, il primo gruppo in assoluto che ho sentito live. Da piccolo a che concerti ti portavano?
I Ridillo mai sentiti, mi ricordano il vecchio Pino d’Angiò, che ho sentito è ancora in giro in una qualche balera a fare leggenda. Sono stato una volta a un concerto dei Colle der Fomento ma per il resto andavo a sentire i chitarroni jazz su cui ero in fissa tipo Pat Metheny, Bill Frisell, Toots Thielemans… Questa è sicuramente la rivista sbagliata per farti la lista completa.

Chi è Nancy, che canta insieme a te il brano “Omega”?
Nancy Deleuze è una delle nipoti del famoso filosofo francese Gilles Deleuze e di cui ho scoperto le doti in fondo a un karaoke cinese di Parigi. Aveva già un contratto discografico con la storica casa discografica Eroi Elettrici Dischi (Electric Heroes Records / EHR di James Dylan Ray) da cui sono riuscito, tramite complesse negoziazioni, ad estricarla per farla apparire su questo disco. Happy ending: il fondatore di Eroi Elettrici Dischi è ora il mio istruttore di Tao-Stretching.

Come mai hai deciso di abbandonare il passato discografico in lingua inglese per cantare in italiano?
Cosa preferisci fra lo scrivere in italiano era: il mio scheletro nell’armadio / la mia Beretta nel cruscotto?
In verità non ho abbandonato nulla, ho un sacco di pezzi in inglese, in francese e in spagnolo che non ho ancora pubblicato e che usciranno da quell’armadio con la Beretta puntata come R Kelly in Trapped in the Closet (Episodio 1).

Sei nato in California e poi hai lavorato e viaggiato in tantissime città europee, in quale ti senti più a casa e perché?
Al momento mi sento a casa a bordo lago nei pressi di un reperto archeologico di una villa Gallo-Romana che si trova in una regione viticola protetta dall’Unesco, sul lago di Ginevra, in un rifugio tipo Diabolik. Vienimi a trovare un giorno che ti faccio provare il Chasselas di qui, ti mando le coordinate in una mail criptata.

Una canzone che ti rilassa, una che ti carica e una che ascolti quando sei triste?
Che mi rilassa, qualsiasi pezzo in spagnolo di Ricky Martin ante 2000.
Che mi carica, “I’m gonna move right in” dei Velvet Underground.
Quando sono triste, “Ce mortel ennui” di Serge Gainsbourg

Hai in programma un tour?
Si vedrà nei prossimi mesi.