I critici musicali più autorevoli lo hanno definito “Uno degli ascolti migliori di questa prima metà del 2020. Un lavoro dagli accesi toni fluorescenti. Un piccolo gioiello di equilibrio tra pop e la psichedelia elettronica. Una produzione di altissimo livello, che non ha nulla da invidiare alle release internazionali”.

E ci risulta difficile contraddire questi feed, già dopo il primo ascolto di Green, album d’esordio di A LEMON – pseudonimo del polistrumentista catanese Alessandro Moncada, nato come progetto di home recording secondo il principio del Do It Yourself – disco dal sapore internazionale, nel quale l’elettronica si mescola con tocchi di psych pop e funk di matrice Seventies.

A Lemon scrive, compone, arrangia, produce, registra e suona la quasi totalità degli strumenti presenti nei suoi brani. Il titolo dell’album di debutto allude alla forza della natura, alle stagioni e in particolare alla primavera, intesa come nuovo inizio, germoglio di un nuovo ciclo vitale. Ma ce lo racconta meglio, nel dettaglio, traccia dopo traccia e ci presenta anche il nuovo videoclip del singolo A friend of Mine, del quale, il testo animato dall’illustratore Adriano Di Mauro vi aiuterà a cantarci sopra.

A LITTLE LONGER
A Little Longer prende spunto da una giornata di qualche anno fa, durante la quale mi trovavo in un luogo in cui non volevo stare e dal quale non vedevo l’ora di andarmene. Avrei potuto andare via in qualunque momento, ma – so che può sembrare sciocco – per qualche ragione non sono riuscito a farlo, ad esprimere questo mio desiderio alle persone che erano lì con me. Adesso, per fortuna, sono diventato più bravo.

A FRIEND OF MINE
Non sono mai stato un granché nel gestire le nuove amicizie. Magari è solo una mia impressione, ma proprio questo rende l’intero processo un po’ complicato. Sono un overthinker. E in A Friend Of Mine si parla proprio di questo.

A GAME OF CHANCE
La scrittura di A Game of Chance risale ad un periodo in cui prevaleva in me una grande convinzione deterministica, in cui non accettavo l’idea che potesse esistere il libero arbitrio. Non mi riferisco alla sua versione cattolica, ma semplicemente alla possibilità di manipolare gli eventi anziché subirli passivamente. Queste idee hanno generato in me un forte stoicismo, che mi permette di accettare l’ipotesi che tutto ciò che succede potrebbe, in effetti, trovarsi al di fuori del nostro controllo. È una questione su cui ancora mi trovo a riflettere, su quanto sia o reale o meno, cioè, l’impressione che abbiamo di poter influire sul corso degli eventi.

HIGH
Anche High tra ispirazione da un giorno realmente vissuto e, come molte mie canzoni, si tratta di una sorta di “appunto” da ricordare. Ci sono momenti in cui, per un motivo o per un altro, ci si ritrova a vivere uno stress non indifferente, mettiamola così. In queste situazioni, a mio avviso, non è mai una buona idea cercare di fuggire dalle sensazioni che si provano, per quanto terribili possano essere. Più resisti e più ti senti stritolare. Però puoi respirare. Imparare a gestire le emozioni, a controllare il proprio respiro, soprattutto in questo particolare periodo storico, credo sia una skill estremamente importante, perché può avere conseguenze non indifferenti sull’umore.

THE WAY THINGS ARE
Una canzone che ha rischiato di non esistere. A ripensarci adesso mi sembra incredibile. Due giorni dopo averla completata mi hanno rubato il PC e, con lui, tutti i miei progetti. Fortunatamente avevo salvato una copia dell’export sul cellulare. Quindi “It’s just the way things are”, le cose vanno come devono andare! Che poi per me significa anche che non c’è mai un posto sicuro, te la rischi quando provi qualcosa di nuovo così come te la rischi a rimanere fermo e a non cambiare nulla di te. Tanto vale…

I DON’T WANNA
Sento molto il peso dei miei doveri, delle responsabilità, delle cose da fare. Quindi ogni tanto sento il bisogno di tornare bambino e di fare i capricci. Di oziare. Non sono bravo a prendermi le vacanze, ma ho deciso che voglio imparare ad essere un più abile nullafacente!

VOODOO
Voodoo è la canzone più giocosa del disco, almeno nella mia percezione. È un invito alla leggerezza. Non a caso cito il mio amico Adriano (@adrianochefamusica, ndr), includendo nel testo il titolo di una sua vecchia canzone intitolata “Dreams And Fears”.

TOY SONG
Avevo bisogno di una canzone giocattolo ed è nata Toy Song. La batteria mi dà l’impressione di un ingranaggio inceppato. E forse questo mi ha aiutato ad essere più esplicito nel testo.

SEA OF GREEN
Lasciarmi andare è un’abilità che da tempo cerco di maturare. Nella vita di tutti i giorni sono un po’ “control freak”. Questo è il pezzo che più mi dà quel senso di libertà di cui sento di avere bisogno, la sensazione di scrollarmi un peso di dosso. Come quando mi trovo in mezzo al verde.