Anticipato da due singoli, entrambi accompagnati da due videoclip che sono delle piccole opere concettuali (guardali qui), quasi sei anni dopo il debutto, I Quartieri – band composta da Fabio Grande, Paolo Testa e Marco Santoro (tutti poco più che trentenni) – pubblicano il nuovo disco giocando con uno degli acronimi più popolari e usati nella vita di tutti i giorni. ASAP…. AS SOON AS POSSIBLE… AL PIÙ PRESTO POSSIBILE.

Un titolo volutamente autoironico – metterci sei anni per fare un disco, nel 2019, è un fatto talmente antistorico che finisce quasi per fare il giro – ma che riflette bene la natura delle otto canzoni che lo compongono e che I Quartieri ci raccontano personalmente traccia dopo traccia.

ASAP è un disco pop, ma fatto in un modo diverso dal pop che è in voga ora nel nostro paese, nato in completa autonomia, prodotto, registrato e mixato dallo stesso Fabio Grande (già con Colombre, Maria Antonietta e tanti altri) e pubblicato da 42 Records (una delle più importanti label italiane, garanzia assoluta di qualità). ASAP conferma e amplifica il legame della band con la scuola romana (quella di Sinigallia e Fabi, per capirci) di cui sono degni eredi e promotori e non è un caso infatti se alcuni brani siano stati scelti per la colonna sonora della prima (9002) e della seconda (Organo e Autostrada Blu) stagione di “Suburra”, la popolare serie TV di Netflix. Canzoni che potrete ascoltare dal vivo a Milano sabato 26 ottobre quando il tour della band farà tappa al Circolo Ohibò di Milano.

Asap è la canzone più importante del disco. Eravamo a lavoro in studio, stavamo registrando la parte di pianoforte, c’era il talkback aperto e Paolo era in sala pronto per suonare. Parte il click e magicamente, scatta una sveglia da un cellulare, perfettamente a tempo con l’intro della canzone. Abbiamo subito capito che questa cosa non poteva essere ignorata, e abbiamo registrato un suono di sveglia, però con il fender rodhes.

Siri è nata tre estati fa, mentre leggevo Kobane Calling di Zerocalcare. Volevamo che la parte di chitarra ricordasse il ritmo delle armi da fuoco in battaglia.

Vacanze Su Marte ha a che fare con il rischio di esaurimento nervoso. Una sera stavo tornando a casa, ero bloccato in tangenziale. In quel momento ho cominciato a pensare a quanto tempo e energie stavo buttando, chiuso nell’abitacolo. Intorno a me tutte persone nella stessa condizione. Bloccati al volante, come scimmie. E ho pensato a quanto poco tempo avevo per stare con gli amici, tempo per fare cose appaganti, o magari tempo per fare niente. Questo è il tema centrale del disco: la ricerca di uno spazio umano e personale, per non perdersi di vista e non diventare una scimmia.

Balla Balla Damerino: questo pezzo se la prende con i divi di professione e con un certo modo di stare nel mercato musicale nostrano e attuale. La retorica del soldi out, dei palazzetti, dei pezzoni e alcuni soggettoni della cosidetta scena indie hanno davvero stuccato. Abbassare il livello del linguaggio per far muovere il culo a chiunque è una sconfitta, ed è anche una colpa. Poi questa cosa è tipica dei nostri tempi e si estende su tutti i campi della vita sociale, quindi anche in politica. Ecco non c’è troppa differenza tra un Salvini che sbraita cazzate e un cantante che evoca stronzate. Chiaramente il primo è più pericoloso.

Vivo Di Notte: questa è per tutti quelli che lavorano di notte e che sono scissi. Tornare a casa praticamente al mattino e dare il cambio al resto del mondo che riparte. Non ci si incontra quasi mai.

Raggio x Raggio: una relazione importante ma che non trova il tempo di essere vissuta appieno. Di nuovo, il tema del disco è trovare un modo per uscire dal loop maligno della vita contemporanea per restituire spazio alle cose che contano. In fondo iquesto disco è un’invettiva contro il capitalismo, forse l’ennesima, ma davvero sentita.

Spiaggia Bianca: questa parla di quando ci si accorge dell’esistenza dell’altro, il tempo si ferma e si partecipa all’universo.

Sei E Quarantacinque è un desiderio: poter tornare a parlare con una persona, almeno in sogno.

Cover image @ credits Giulia Trabacco