Bart, Mone ed Emily sono i Cosmetic, band nata più di dieci anni fa nell’entroterra romagnolo e giunta ora al quinto disco: “Core”.

Uscito il 17 febbraio per To Lose La Track e Dischi Sotterranei, l’arrivo è stato annunciato così dagli stessi Cosmetic: un disco “core” dalle umbratili cromie e dai suoni croccanti, ne siamo molto fieri”.

A due anni dall’ultimo album “Nomoretato” hanno deciso di affrontare il nuovo lavoro (salutato il quarto membro) in formazione minimalista a tre e presentando un progetto che chiude in qualche modo un capitolo e apre ad un nuovo inizio guardando però anche al passato. Meno fronzoli, dritti verso il “core”, attitudine rock chitarra-batteria-basso.

Domanda di rito: è appena uscito il vostro quinto album Core (17/02/2017), come lo descrivereste brevemente? C’è qualcosa di nuovo per voi di importante rispetto ai precedenti lavori? Siete arrivati al “nucleo”, al “cuore” della vostra musica?

Per fortuna credo non siamo ancora arrivati al cuore della nostra musica perchè in realtà abbiamo già in cantiere idee e direzioni per il futuro, certo è che con questo abbiamo voluto sviluppare quel che ci viene meglio con pochi tratti e pochi mezzi: solo noi tre (bart emily e mone) con chitarra, basso e batteria a modellare un disco corto, fatto di brani semplici e diretti, nessuno dei quali “ci girasse attorno” ma tutti potenziali singoli, in un ambito che amiamo definire power-pop-noise, che presuppone emo e shoegaze come condimenti dai nomi esotici per l’italiano medio. Uniche novità, lo spazio dedicato alla nostra storica collaboratrice Alice, che ha cantato su ben tre brani ma più in evidenza che in passato, e il brano che chiude l’album nel quale Bart abbandona il cantato etereo e melodico in favore di urla molto hard-core, appunto…

La prima traccia contiene la parola FINE (“Fine di un’epoca”), l’ultima traccia contiene la parola PRINCIPIO (“Paura del principio”); ci potete spiegare il senso di questa scelta? Quale epoca è finita e quale vi aspettate inizi anche in merito ai vostri progetti futuri?

Non è stata una scelta voluta ma quando ci siamo resi conto di questo giochetto presente in tracklist è stato interpretato come segno positivo, uno di quei segnali che l’iperuranio ti manda per dirti che sei sulla strada giusta. Inoltre questa dinamica strana descriveva accuratamente alcuni episodi della nostra vita in cui, appunto la fine di qualcosa, avvenimento di certo doloroso, fosse in realtà l’inizio di una nuova, inaspettata era. Ma quegli avvenimenti sono avvenuti dopo averla scritta quindi ancora una volta la nostra arte sapeva più cose di noi, poveri persi (risate ndr).

Core è uscito anche in cassetta; i vinili stanno tornando di moda, c’è ancora qualche collezionista di CD e una grande schiera di utenti Spotify. Qual è il vostro supporto preferito e perchè? Qual è l’ultimo album che avete comprato e su quale supporto?

E’ un momento storico in cui va di moda tutto, e non puoi non fare il vinile, non puoi non fare il cd, non puoi non fare la cassetta e non puoi non essere sui digital mercatini, ergo noi poveri cristi ci si fa in 4 e si vende sempre uguale. Il vinile è ovviamente il formato più bello, duraturo e quello che fa rendere meglio anche gli artwork, cosa alla quale teniamo molto. Debbo però obbiettare che le recenti stampe viniliche non suonano altrettanto bene qualitativamente parlando quanto invece il cd, ma è un fatto anche di metodologie di registrazione, volte all’ascolto in digitale e dei device stessi sui quali ascoltiamo.

Le copertine dei primi tre album erano di stile fumettistico, da Nomoretato in poi c’è stata una svolta, forse più psichedelica…è un caso?

Un nostro punto di riferimento è Peter Jackson con le sue trilogie, ergo procediamo così anche noi. No, lo diciamo scherzando però ci sembra riduttivo esplorare un tema per un solo album, quindi la trilogia del fumetto era legata anche a livello musicale a una certa ricerca di suono; il ciclo attuale ha caratteristiche a sua volta diverse, ma sarà la prospettiva storica a parlarcene meglio.

Su Spotify gli “artisti simili” a voi sono: Fine before you came, Fast animal and slow kids, Gazebo Penguins, Maria Antonietta e Iosonouncane. Come vedete questo accostamento e cosa pensate della scena musicale italiana attuale? Nuovi nomi su cui puntereste?

Beh sono nomi questi di gente che ce l’ha fatta, mentre noi conserviamo un approccio molto non-professionale alla cosa. Ma forse era meglio se ci schiantavamo da giovani. Ci piace tantissimo un gruppo che fa un genere abbastanza calcato in Italia ora come l’emo americano, ma hanno qualcosa da dire e lo dicono a modo loro, si chiamano Cucineremo Ciambelle. Poi nella nostra zona c’è anche un altro trio di giovani molto promettenti, i Sonic3.