Lontana dall’intento di scrivere un masterpiece della letteratura italiana, ho voluto comunque riprendere dal buon vecchio Thackeray (e non da Marchetti, attenzione) la serialità delle narrazioni che si susseguono in Vanity Fair e su quella falsa riga costruire un altro tipo di storie.

Anzi, più che storie, le mie vogliono essere delle immagini che cercano di legare alla musica di un brano le sue possibili evocazioni di ambito stilistico, tale che, in questa fiera della vanità, a sfilare siano gli artisti vestiti delle loro note, dei colori invisibili che solo con un orecchio attento si possono percepire.

Sulla passerella della vanità, lasciamo che a succedersi sul catwalk (di artisti e musicisti), sia invece la nudità dell’indie.

I Cani Baustelle, Nabucodonosor – Essere Vivo/ Canzone d’autore – L’ultimo animale

Un featuring che forse potevamo aspettarci, ma che forse non ci meritiamo, o forse sì, se pensiamo di aver bisogno un attimo di prendere aria dal mare magnum di uscite settimanali. Il lato A e B che vede la collaborazione fra il trio di Montepulciano e Niccolò Contessa tocca con audacia e sapienza tematiche che ti scavano nel profondo e argomenti che pensavamo non potessero più essere presenti nella musica di oggi e che ci ricordano che (ogni tanto) vale la pena essere vivi.

ROLLOVER DJS, David Blank, What do you live for?

Domande esistenziali poste su una pista disco anni Ottanta: diventa difficile rispondere al quesito “What do you live for?”, che ROLLOVER DJS e David Blank ci pongono in questo nuovo singolo. La risposta più semplice sarebbe quindi, ovviamente, ballare. Una soluzione che in un certo senso ha del catartico e che ci eleva al divino, e allora perché non assecondare la musica del duo resident dell’Apollo e lasciarsi trasportare dal groove?

Elasi, ANORAAK, Dumar, Franco

Una verve surrealista: Elasi a questo giro porta i baffi alla Dalì, investita da un’aura che però ricorda anche un’odalisca. Insomma, anche questa volta l’artista riesce a farci sognare letteralmente con la sua musica e non solo. Stavolta in “Franco” la vediamo affiancata da ANORAAK, per una canzone leggera e ironica, pronta ad abbagliarci tutti.

Matthew S, Solar Cycle

Ogni traccia rappresenta lo scorrere delle ore, il ruotare del nostro pianeta intorno al Sole e con esso cercare di esprimere al meglio la mutevole bellezza delle nostre giornate. “Solar Cycle” è il nuovo EP di Matthew S, un disco questo che unisce in maniera sapiente classica ed elettronica, un crasi questa delle due fonti che riesce ad arrivare dritta al cuore di chi sa ascoltare.

Yasmina, Attitude

Luci al neon e madonne che compaiono in piccole cappelle lungo la strada, elettronica e sintetizzatori. Questa è l’Attitude giusta secondo Yasmina, e, se posso dire, anche secondo me, che vivo costantemente di questi immaginari. Quale combo migliore dunque per l’artista che ha saputo quindi emergere con gusto e attenzione in una marea di uscite.

Lili, Stefano Keen Maggiore, Non dormi mai

Un tuffo nella dance elettropop e nella notte dove il buio è illuminato dalle stelle più belle. “Non dormi mai” è il singolo delle LILI prodotto da Keen e Matteo Romagnoli, a lui dedicato questo remix. Un brano che racconta dei mostri che ci vengono a fare visita quando non si riesce a dormire, ma anche una storia d’amore, di scelte di vita e di protezione reciproca.

Gima, Chiuso

“Chiuso al centro del nulla”, una sirena che suona forte quella di GIMA nel suo nuovo singolo, brano che fa da apripista al suo progetto da solista. Lo abbiamo già ascoltato in veste di producer o come parte del collettivo Dirty Socks, lo sentiamo invece ora in tutta la sua genuinità. In “Chiuso” possiamo sentire la raffinatezza e la cura nella scelta delle basi elettroniche e il gusto per i suoni dal respiro più internazionale.

Kiwi666, Tristi Tropici

Abito bianco e camicia dalle stampe tropicali, per l’appunto. “Tristi Tropici” è il nuovo singolo di Kiwi666, cantautore dalla verve indie pop e psichedelica. Una prospettiva del tutto peculiare, quella dell’artista italo-cileno, che ci fa immergere nella vita degli animi saturnini, che persino ai tropici riescono a conservare un alone di malinconia.