Lontana dall’intento di scrivere un masterpiece della letteratura italiana, ho voluto comunque riprendere dal buon vecchio Thackeray (e non da Marchetti, attenzione) la serialità delle narrazioni che si susseguono in Vanity Fair e su quella falsa riga costruire un altro tipo di storie.

Anzi, più che storie, le mie vogliono essere delle immagini che cercano di legare alla musica di un brano le sue possibili evocazioni di ambito stilistico, tale che, in questa fiera della vanità, a sfilare siano gli artisti vestiti delle loro note, dei colori invisibili che solo con un orecchio attento si possono percepire.

Sulla passerella della vanità, lasciamo che a succedersi sul catwalk (di artisti e musicisti), sia invece la nudità dell’indie.

LOELASH, Palmaria, Somebody new

Gusto retro con un pizzico di elettronica, il tutto mescolato a una patina funky che ci piace davvero tanto. “Somebody new” è il nuovo manifesto della musica indipendente targata LOLASH e Palmaria: me li immagino come se fossero appena usciti da uno di quei mercatini a Portobello road, mentre indossano dei pezzi unici e singolari, un po’ come anche la loro musica.

Tigri, ESTATE

Si intitola “Estate” ma esce all’inzio di settembre, stiamo parlando del nuovo singolo di Tigri: sintetizzatori e crepuscolarismo sono i tratti distintivi di questo brano che nostalgicamente ci riporta alla mente l’odore della salsedine e il rumore delle onde di un mare in tempesta. Tigri veste colori tenui, tshirt tie dye come quelle tanto in voga negli anni Settanta, e, infatti, non è un caso che anche “Estate” giochi con quelle distorsioni e quei suoni elettrici che proprio in quegli anni vengono resi sempre più acidi, sempre più psichedelici, un po’ come quando si guarda il mondo dal foro di un caleidoscopio.

Savnko, Young Demons

Se ti chiedessero di rappresentare i tuoi demoni più inconsci, come li disegneresti? Che cosa indosserebbero? Ebbene, Savnko nel suo viaggio lucido e allucinato allo stesso tempo, che è anche il suo nuovo EP, ci presenta i suoi “Young Demons” come delle entità antropomorfe, stilizzate, dotate (ovviamente) di corna e che ballano musica elettronica. C’è anche un colore predominante in questo album: Savnko ha scelto il rosso, purpureo come quello che ricorda il sangue che scorre nelle vene, vivido come un sogno ad occhi aperti; rosso come la passione che l’artista riversa in tutte le sue creazioni.

Henford, Sinking

“Sinking” di Henford e Niah Steiner è un vestito di seta: una fibra pregiata come la musica dei due artisti, e non solo; in comune la voce di Niah, la musica di Henford e il tessuto dei bachi hanno il loro essere leggeri e avvolgenti al punto giusto. “Sinking”, infatti, racconta la volontà e l’impotenza di aiutare chi è in difficoltà, chi sta sprofondando, appunto, eppure da questo burrone emotivo non vuole risalire; il tutto però è reso con una straordinaria positività ed energia che conferisce al brano quella sensazione di venire abbracciati in maniera mai troppo stretta, come soltanto un prezioso capo di seta saprebbe fare.

Tamashi pigiama, What it takes

Pantaloni a zampa e stampe floreali in pieno stile funky, ma anche pigiami e camicie da notte. Cos’è tutto questo mash up? Qualcuno lo chiamerebbe stile casual, qualcun altro potrebbe usarlo per definire i Tamashi pigiama, una band-scoperta-della-settimana che alla loro follia stilistica non possiamo che associare anche una imprevedibilità musicale. E del resto cosa c’è di più artistico che tutto l’opposto del non essere prevedibili e scontati?