Lontana dall’intento di scrivere un masterpiece della letteratura italiana, ho voluto comunque riprendere dal buon vecchio Thackeray (e non da Marchetti, attenzione) la serialità delle narrazioni che si susseguono in Vanity Fair e su quella falsa riga costruire un altro tipo di storie.

Anzi, più che storie, le mie vogliono essere delle immagini che cercano di legare alla musica di un brano le sue possibili evocazioni di ambito stilistico, tale che, in questa fiera della vanità, a sfilare siano gli artisti vestiti delle loro note, dei colori invisibili che solo con un orecchio attento si possono percepire.

Sulla passerella della vanità, lasciamo che a succedersi sul catwalk (di artisti e musicisti), sia invece la nudità dell’indie.

Pan Dan, Primavera

È arrivata la primavera, e se non ve ne eravate ancora accorti (tranne quelli che sono allergici come me che lo sanno perfettamente) arriva Pan Dan a ricordarci del cambio di stagione e dell’esplosione ormonale con lo sbocciare dei fiori. La nuova arrivata in casa Ivreatronic si fa subito notare col suo look cyber punk e coloratissimo: note e musica elettronica vanno di pari passo con lo stile stravagante ma intrigante dell’artista, di cui non vediamo l’ora di ascoltare già un prossimo pezzo!

Cactus?, Track 1

Crestone, occhi neri, chiodo rigorosamente nero borchiato e allo stesso tempo glitter e luci stroboscopiche, is it too much? A quanto pare no, specialmente se stiamo parlando dei Cactus? una delle band dance punk e hyperpop di stampo italiano ma dal mood europeo e brit. Con “Track 1”, il loro ultimo singolo, rimarcano ancora di più la loro essenza “senza barriere e senza forma”, come piace a loro autodefinirsi. Sì, perché il loro sound così come il loro stile supera i confini di qualsiasi genere (musicale e non) diventando così fluido da uscire fuori da ogni schema.

Joan Thiele, Atto II – Disordinato Spazio

Continua il viaggio attraverso il “Disordinato Spazio” di Joan Thiele, si apre il sipario e possiamo far cominciare l’Atto II. “Tuta blu” e “Scilla” queste le storie protagoniste di un nuovo capitolo al limite tra il mito e il quotidiano. La stilosissima Joanita veste i panni di una sirena, come si racconta essere stata Scilla, personaggio marino che sopravviveva sulle coste della Calabria. La sirena inoltre diventa anche la crasi tra il mondo umano e quello naturale, è la combinazione tra una donna e un pesce, e per questo non può che essere l’emblema della volontà che Joan Thiele ha di mettere assieme il caos interiore con l’ordine quasi perfetto delle sue canzoni.

Miglio, autostrade

Un intricato reticolo di strade nere che sembrano avere un orizzonte piatto e infinito, i chilometri bruciati come la miccia di un fiammifero, i bagni degli autogrill che hanno il loro puzzo distintivo, le risate, le sigarette accese e le canzoni cantate a squarciagola affacciati dal finestrino. Tutte queste e altro ancora sono le immagini evocate da “autostrade” il nuovo singolo dell’artista bresciana Miglio, immagini nitide come quelle che compongono il collage ad opera del giovane fotografo Alberto Azzara diventato a sua volta copertina del singolo: un’opera che vuole collegare città e periferia, ragione e sentimenti.

Radio days, What is Life?

Avete presente la lucentezza dei colori primari e la pienezza della saturazione del bianco e del nero? Ecco se potessi occuparmi di armocromia, assegnerei ai Radio days certamente questa palette di colori. Il motivo è semplice, provate ad ascoltare “What is Life?” e ditemi se l’energia che trasmette non è quella del giallo, del blu e del rosso, le colorazioni uniche e necessarie a creare a loro volta tutto l’arcobaleno cromatico e percettivo; non solo ci sono anche il bianco e il nero come colori predominanti, perché in “What is Life?” le note nere e quelle bianche si alternano solleticando l’orecchio nei punti giusti.

Giunta, Per voi

Punta sul black and white l’artista Giunta, che col suo nuovo singolo “Per noi” rientra perfettamente nel dualismo cromatico che contraddistingue l’assenza di saturazione. Bianco e nero come una foto anni Cinquanta, bianco e nero come lo yin e lo yang, bianco e nero come l’essenziale che è invisibile agli occhi e che invece Giunta sembra aver colto e beat dopo beat è riuscito a condensare nelle sue canzoni. Se in “Wabi Sabi” lo abbiamo visto ricoperto di cellophan, ora con “Per voi” (citando la buona Ornella Vanoni) è arrivato il momento di “scellophanarlo”.

Lvca, S.E.N.T.I. – Senza elettricità non trovo l’interruttore

Se da piccoli anche voi tra le scelte dei costumi da indossare a carnevale avevate il clown, la principessa o il cowboy, e magari non sapevate quale sarebbe stato più cool, ecco che arriva lvca a risolvere questo problema, perché in visione del suo album “Senza elettricità non trovo l’interruttore” l’artista veneto ha indossato i panni di tutti questi personaggi (tranne della principessa, magari solo per ora) per dimostrare al mondo che “lvca non esiste” ma esiste in tutte le sue forme allo stesso tempo. Un viaggio, quello compiuto attraverso le sei tracce, in cui Luca collega l’ingenuità del passato alla giocosità del presente attraverso un ponte fatto di musica e parole crociate.

Sibode DJ, Non lo so

Tutina da ciclista, capello selvaggio domato da una fascia ed è subito insegnante di pilates anni Ottanta…ah no, questo è anche l’outfit perfetto per un pazzo Sibode DJ che tra le memorie di concerti live e creazioni musicali in salotto ha pubblicato un nuovo album dal titolo “Non lo so”. La vaghezza del titolo fa giustamente presagire eterogeneità nel disco: funky, elettro pop anni Ottanta, psichedelia e soul si mixano nella produzione perfettamente stramba di quelle che sono le dodici tracce che compongono il disco. A voi la scelta se amarle o odiarle!