Lontana dall’intento di scrivere un masterpiece della letteratura italiana, ho voluto comunque riprendere dal buon vecchio Thackeray (e non da Marchetti, attenzione) la serialità delle narrazioni che si susseguono in Vanity Fair e su quella falsa riga costruire un altro tipo di storie.

Anzi, più che storie, le mie vogliono essere delle immagini che cercano di legare alla musica di un brano le sue possibili evocazioni di ambito stilistico, tale che, in questa fiera della vanità, a sfilare siano gli artisti vestiti delle loro note, dei colori invisibili che solo con un orecchio attento si possono percepire.

Sulla passerella della vanità, lasciamo che a succedersi sul catwalk (di artisti e musicisti), sia invece la nudità dell’indie.

Whitemary, Ditedime

Un nuovo ritratto, un nuovo punto di vista quello che ascoltiamo oggi di Whitemary con il suo nuovo singolo “Ditedime”: basi più dancefloor ed elettroniche si mescolano ad un lirismo più profondo. In “Ditedime”, l’artista di adozione romana conferma il suo talento da “one woman show” che ci fa venire voglia di ascoltarla dal vivo! (foto di copertina @ Fabrizio Narcisi)

Ibisco, Flora Erotica

Un’esplorazione intensa degli istinti primordiali e dell’eros, “Flora Erotica” di Ibisco vede una produzione che mescola elettronica allucinatoria e poesia viscerale. Il testo, volutamente arrogante e provocatorio, crea un’atmosfera in cui ego e urgenza espressiva si fondono. Ad ogni ascolto ci si immerge sempre di più nelle profondità della coscienza, in cui, i momenti di caos evocano un viaggio sensoriale unico e senza difese.

Vinnie Marakas, Preferirei di No

A metà strada tra un Pierrot della commedia dell’arte e un poeta imbonitore ma dei giorni nostri, Vinnie Marakas getta la maschera nel panorama musicale italiano con “Preferirei di no”. Un titolo che cita l’omonimo racconto di Melville e un disco che non ha paura di sperimentare e di sfociare in atmosfere oniriche e dream pop che ci cullano, ci ammaliano e perché no, ci prendono in giro.

Le Feste Antonacci, Uomini nudi

Si svestono di pregiudizi e imposizioni sociali, gli uomini (nudi) del nuovo singolo de Le Feste Antonacci: un brano che spazia fra elettronica e frasi ipnotiche che ti fanno venire una gran voglia di ballare. Il duo, di stanza a Parigi, ci riporta in una dimensione distopica e allo stesso tempo ci richiama alla mente la tematica dell’uomo in giacca e cravatta versus l’uomo nudo e più vicino alla sua natura più istintiva, più vera.

Damon Arabsolgar, Nils

Tratta da una serie di lavori in camera oscura di Katherine Akey, amica di Damon Arabsolgar, la copertina di “Nils” rappresenta l’esito di una visione mista a tanta sperimentazione, principalmente materica oltre che figurativa. Il brano si mostra come una vera e propria esperienza immersiva, una composizione onirica e avventurosa che ci invita a chiudere gli occhi e a lasciarci trasportare, come se fossimo in trance, in un viaggio sonoro: un vero e proprio volo oltre la quotidianità verso un mondo dove la realtà si curva e le convenzioni si dissolvono.