L’utilizzo di sintetizzatori e l’ampio spazio dedicato a sonorità elettroniche sono la firma del cantautore elettronicoi Davide Vettori. Non è però solo electro-dance la sua produzione, bensì un elegante mix di minimal-music, accompagnata da testi che sanno essere uno sguardo critico e attento alla società moderna.
Repetitive Walk è il singolo realizzato da VETTORI, ispirato dalla partecipazione alla performance del walking-artist inglese Hamish Fulton avvenuta in chiusura della 56° Biennale di Venezia (2015). L’artista ha marciato per un’ora insieme ad oltre 200 volontari seguendo le direzioni della pavimentazione dello storico Palazzo Ducale (Venezia): la visione dall’alto dell’evento era quella di un movimento uniforme e preciso, mentre dall’interno della performance emergevano le differenti camminate e le identità personali dei partecipanti. Repetitive Walk è un brano che tra loop elettronici e liriche ossessive rispecchia il movimento ciclico e ripetuto che esprime il continuo scorrere e mutare del tempo, all’apparenza sempre uguale ma allo stesso tempo sempre diverso: “tutto sembra fermo / tutto sembra in movimento”.

Da uno studio pubblicato sul ‘Journal of Experimental Psychology: Learning, Memory and Cognition’ realizzato da ricercatori della Stanford University emerge che nelle persone in marcia la creatività risulta più vivace almeno del 60% rispetto a chi sta seduto. L’idea per Repetitive Walk ti è venuta già durante l’ora di camminata alla Biennale?
Interessante questo spunto sulla creatività “in marcia”! Non avevo mai fatto ricerche in merito, ma devo dire che quando ho tempo libero e posso andarmene a camminare in solitaria, non porto mai cuffie né musica. Mi piace ascoltare il suono di ciò che mi sta intorno e dei miei passi, poi dall’andatura magari mi nascono dentro dei ritmi che registro al volo, magari per un domani. Durante la camminata in Biennale, la prima particolarità che mi ha colpito è come fosse palese che ognuno aveva il proprio modo, il proprio ritmo, diverso da tutti gli altri. Anch’io avevo il mio e me lo sono portato a casa, mettendo giù un’idea di ‘beat’, come una sorta di colonna sonora di questa esperienza. Non era assolutamente previsto che diventasse una vera e propria canzone, men che meno un videoclip-singolo: qui ha la propria ‘colpa’ anche Andrea Bertolini, che come produttore artistico mi ha stuzzicato e spinto a lavorarci sopra per renderla quello che doveva essere.

“Tutto sembra fermo / Tutto sembra in movimento” è il tuo personale punto di vista sulla dualità che emerge dalla performance di Hamish Fulton. Cosa si può fare per non perdersi nel flusso frenetico della vita moderna sfumature emozioni e sensazioni e salvaguardare l’unicità della nostra “camminata”?
Direi appunto ‘Camminare’! O anche ‘Stare Fermi’. Credo che prendersi i propri tempi, i propri spazi e ritmi, passeggiando (ma a volte anche guidando o stando seduti) senza la fretta di dover arrivare in un certo posto entro una certa ora, possa regalare molto: l’imprevisto, la pausa non programmata, il dettaglio sfuggente eppure così importante, il momento per concedersi qualche minuto per stare immobili a fissare l’acqua di un fiume, il mutare del cielo. Non so nulla di yoga, ma ritengo che ogni tanto sia doveroso bloccare tutto e rimettersi al centro di se stessi, e ricalcolare il peso del proprio Io: così infinitesimale nei confronti del mondo (a parte quello dei social-network), eppure così importante per ri-generarsi e ri-partire, con più umiltà, coscienza e riguardo verso gli altri.

In Primitivo parli della coesistenza tra presente passato e futuro e della nostalgia per un periodo, anni 80-90, in cui la tecnologia aveva un minor impatto sulla nostra vita. L’invasività delle nuove tecnologie nel nostro quotidiano è il prezzo da pagare per nuove opportunità creative e comunicative?
Da figlio degli anni 80, un po’ di nostalgia è inevitabile, come spesso capita con il pensiero ‘ah, una volta sì che si stava meglio’.
Però non penso che le nuove tecnologie siano un ‘prezzo da pagare’, piuttosto un’opportunità da sfruttare, utilizzando bene la testa. Parlando di tecnologia e musica elettronica, ad esempio, rispetto ad anni fa, il mondo ha fatto passi da gigante, regalandoci la possibilità di registrare una voce anche a casa con una spesa modesta, connettere dispositivi e sintetizzatori ad un computer senza dover per forza ammattire interfacciando macchine, scambiare rapidamente files con un’altra persona e lavorarci insieme a distanza. Dall’altro lato, chi vive solamente di questo virtuale, si trova davanti una strada ‘semplice’ e spianata, ma non sempre vuol dire che sia un percorso che porta a buoni risultati. Credo che essere obbligati a studiare ed approfondire un argomento, fosse anche solo per crescita personale, sia importante. Uno dei lati positivi di questa invasione tecnologica è che incontro molte persone sature, e questo porta a valorizzazione le azioni -artistiche e non- reali e concrete: rimangono gli adesivi incollati ai caselli autostradali, i graffiti nelle città, i manifesti attaccati ai muri, la voglia di uscire di casa per andare ad un concerto o ad una mostra particolare. Questo mondo reale fa fatica, ma continua ad esistere, ed anche quando cerchiamo l’orario nell’evento social o poi condividiamo una foto dal cellulare, siamo davvero in un posto a vivere qualcosa di vero, creativo, umano. E tanto penso che basti.

Per promuovere questo singolo è stato realizzato un videogame dal sapore 8 bit (clicca per giocare) e utilizzabile online da qualsiasi piattaforma mobile. Quanto è stato utile alla causa e quanto divertente
Inizialmente l’idea era quella di creare un video animato in stile videogame. Ma a quel punto mi sono detto “Beh, se è un videogame, io vorrei giocarci, mica guardare il personaggio che si arrangia a fare il percorso”. Così ho trovato anche l’occasione per fare qualcosa insieme ad amici, con l’illustratore Riccardo Fano che ha realizzato il personaggio e con il grafico-programmatore Roberto Pasini (aka Kalamun) che ha gestito gli aspetti tecnici. Ci sono stati molti feedback positivi, coinvolgimento da parte di amici, conoscenti e sconosciuti, quindi direi assolutamente utile e divertente, a parte il fatto che -ancora oggi io stesso non sono riuscito a finire il videogioco e scaricarmi il singolo di Primitivo.

Nelle tue produzioni i suoni elettronici vengono scomposti e tendono al minimal per lasciare spazio alle parole che risultano sempre molto incisive. Da dove parte la tua scrittura?
Di solito parte da alcune parole, da un argomento su cui viene costruito il testo. Parto da un kick per il tempo e da un bass-synth, e su questo scrivo testo e cantato. Poi tutto viene aggiungo, stratificato, eliminato o modificato.

Ascoltando le tue canzoni si percepisce che le tue influenze non sono solo musicali. Cosa ispira il tuo processo creativo?
La musica che ascolto è sicuramente un componente, ma l’ispirazione arriva appunto anche da altre zone, come l’esempio di Repetitive Walk. Mi piace guardarmi intorno nella grafica e video-animazione, nel mondo dell’arte contemporanea, nella letteratura, nel panorama sonoro come semplice ispirazione nata dai rumori che ci circondano quotidianamente, nella loro ritmicità: il cestello della lavatrice, il suono del vento quando sei in auto con i finestrini abbassati ed hai il ritmo pieno-vuoto del guardrail, lo schioccare di dita, un pezzo di ferro che cade a terra…

C’è un artista con cui sogni di collaborare?
Sognando tra Trent Reznor e Franco Battiato, scelgo allora Jovanotti! E’ un’artista che stimo molto, soprattutto per la capacità di rinnovarsi in un percorso lungo decenni.

Progetti per il futuro?
In questo periodo sto sperimentando alcuni strumenti analogici e vorrei addentrarmici senza fretta per trovare sonorità diverse; ed inoltre sto scrivendo, registrando e producendo altre canzoni, sempre con la produzione artistica di Andrea Bertolini. Quindi l’idea è di stare a testa bassa finché questo lavoro a porte chiuse non sarà concluso, e da qui l’intento è appunto quello di pubblicare quanto prima un nuovo album, nuove collaborazioni, nuovi concerti.