Alda Merinos è il primo album della Croce Atroce, anima del Toilet di Milano e drag fuori dagli schemi. Un disco decisamente atipico che si impone di non rispettare nessun dettame o logica di mercato: un album lunghissimo, più di venti tracce, nessun singolo ad anticipare il progetto, senza regole; prendere o lasciare. Alda Merinos è un album che ci introduce quindi in un nuovo straniante mondo, incredibilmente sfacciato, un “audiolibro di filastrocche elettroniche”, un frizzante sottosopra la cui mission principale è quella di restituire una rappresentazione sincera e onesta di tutte le sfumature della bandiera rainbow.

In questo giugno un po’ più atipico rispetto al solito, abbiamo mangiato una focaccia con lei su un marciapiede, e ci siamo fatti raccontare un po’ di cose.

Ti ricordi ancora l’ultima volta che hai fatto una serata oltre le 23? Come è andata?

Ahahahahah che domanda stupenda! È andata benissimo! Ovvero marcia a letto e il giorno dopo con l’hangover. Perché diciamoci la verità, la dimensione del drink è fondamentale per staccarci dalla vita vera e inoltrarci tra i dettagli della fantasy. In realtà questo bioritmo l’ho mantenuto pur stando in casa. Ho la fortuna di vivere in un sistema di persone che è sempre stato controllatissimo a livello covid, e che si è potuto quindi permettere di divertirsi anche in lockdown grazie ad una casa grande e a più consolle collegate ad un impianto audio potente. I vicini hanno pure apprezzato!

E dopo una nottata in un club, dove si finiva?

Dritti a casa! Non sono una persona che la tira troppo lunga, anche perché nei club ci lavoro quindi, oltre sicuramente anche a divertirmi, accumulo stress che a un certo punto richiede riposo. Poi non ho nemmeno più vent’anni, specifichiamolo. “Il troppo stroppia”, credo molto a questo modo di dire. Va bene divertirsi e smattare, ma alle 5 del mattino io rientro, niente after, per me è sempre stato too much.

Ti manca la Milano notturna? Ne eri un frequentatore?

Mi manca un sacco!!! Sì certo, la nightlife per me è sia un lavoro che uno svago, quindi mi manca proprio quella dimensione. Per quanto mi riguarda, poi, c’è anche posto e posto. Una serata può essere faticosissima o mega divertente, dipende dove e con chi la condividi. Ho la fortuna di aver ben chiaro chi e cosa mi piace e, dato che ho sempre troppo poco tempo libero, ho capito qual è la mia formula per il divertimento.

Come sono cambiate le tue abitudini (musicali, alimentari etc…) con il lockdown?

Ho sempre ascoltato musica e mi sono sempre nutrita, vero è che il muoversi poco mi ha fatto mettere su qualche chilo, che per me è un problema fino a un certo punto. Mi manca la musica dal vivo e andare a cena fuori, questo sì, non sono un fan dei live digitali né nel cibo d’asporto, pertanto la situa generale anche da questi punti di vista è stata frustrante. Ma ora possiamo recuperare no?

Se non ci fosse stato il lockdown avremmo comunque Alda Merinos?

Sicuramente no, devo essere sincera. Non so se sia un bene o un male. Per carattere non mi fermo mai, quindi, a parte le prime due settimane di shock in cui non sapevo come gestire la situazione, poi mi sono detto che un virus non può essere la causa della mia depressione. Quindi, come tanti, mi sono reinventato a mio modo. Dopo un anno di clausura è arrivata Alda, perché non avrei comunque mai pensato di poter scrivere per la musica, ma eccoci qua, mai dire mai.

Prossimi piani?
Zero vacanze, altra musica, nuove serate, ho idee per alcuni video, vorrei pensare ad un live (però fatto come dico io), mi piacerebbe sfruttare le canzoni per coinvolgere altri artisti queer, magari proponendo cover o nuovi remix. Adoro l’idea che qualcuno possa manipolarle e reinventarle, potrebbero uscire cose davvero fighe. Nel mio mondo, una canzone non nasce e muore nell’album, deve vivere e poter essere cantata e suonata da altri. I miei prossimi piani sono in funzione del far vivere la musica che abbiamo fatto.

 

foto credits @ Simone Pezzolati