Il 22 febbraio è uscito “Fuori dalla giungla” (Vulcano), il primo album dei bolognesi Tersø che fa seguito all’EP “L’altra parte”, una delle novità italiane più interessanti del 2017. In effetti se il buongiorno si vede dal mattino, questo disco, pur con delle diversità, è una conferma in positivo dell’attitudine e delle sonorità del gruppo che mescola con eleganza elettronica, synth eterei e testi in italiano. Già dopo il primo ascolto (e visione dei video di “Lynch” e “Stramonio” secondo singolo estratto dall’album), siamo rimasti intrappolati nella giungla dei Tersø, tanto che non abbiamo resistito al richiamo dell’intervista.

Abbiamo quindi fatto qualche domanda alla cantante, Marta Moretti. Le potete leggere qui sotto:

E’ uscito il vostro debut album “fuori dalla giungla”, ci raccontate questo viaggio? Meglio essere italiani in una giungla d’asfalto o aborigeni in una giungla inesplorata?

Il punto è proprio un po’ questo, la ricerca del posto (inteso anche come persone e sensazioni) in cui essere contenti e ritrovarsi nel pieno di quello che si è veramente. La giungla che nominiamo noi è ovviamente metafora della quotidianità, con tutte le insidie e gli scorci mozzafiato che puoi incontrare. Ci sono persone che fanno mutui decennali per comprarsi un attico in centro città e altri che mollano tutto e vanno a vivere su qualche isola con solo un costume addosso; da qualche parte c’è qualcuno che sta cercando disperatamente le cose da cui noi stiamo scappando e viceversa. Non è facile per niente riuscire a districarsi tra tutti gli input che ci arrivano e individuare quelli che davvero fanno per noi. Difficile decidere quale condizione sia meglio dell’altra, la verità forse è che non esiste una verità, che forse la cosa che più conta è davvero essere felici alla fine. Qualunque cosa voglia dire.

Nel 2018 avete suonato all’Home festival e aperto alcuni concerti di Frah Quintale, che esperienze sono state? Avete programmi per quest’estate?

Sono state esperienze molto importanti per noi perché ci hanno permesso di suonare davanti a molta gente, su palchi grandi che hanno il potere di metterti a confronto con te stesso e di capire cosa è ok e cosa va migliorato. In particolare le aperture a Frah Quintale sono state davvero date che non scorderemo: lui ha un pubblico gentile, contento e che ci ha fatto sentire “accolti” e questo non è mai scontato. Quest’estate suoneremo sicuramente un po’ in giro per l’Italia e non vediamo l’ora! A breve annunceremo le prime date

Terso, leggendo il dizionario significa: “perfettamente pulito; limpido, trasparente”, ma anche “di stile, elegante”. È una descrizione che calza con la vostra musica?

Quando abbiamo iniziato a scrivere abbiamo pensato molto a quale nome sarebbe stato più identificativo per noi e, alla fine, abbiamo scelto questo perché ci piaceva la spazialità che la parola già da sola riusciva a creare. Ci riconosciamo in lei anche per questa sensazione di tranquillità e goodvibes, è come se desse una sorta di sensazione di conforto che ci ritroviamo a cercare sempre quando scriviamo e nella musica in generale. Un po’ tipo “ok è stata una giornata di merda però ora tranqui, guarda che bel cielo”.

Trovo l’immagine della cover del vostro album veramente bella! Chi ha curato le grafiche? Quanto sono importanti per voi le immagini?

Sono molto importanti per noi, e grazie mille! Per questo aspetto si prende cura di noi il magico Studio Frames, che si occupa di tutto l’aspetto grafico ma non solo. Quando li abbiamo conosciuti abbiamo sperato tantissimo di poter collaborare con loro e siamo super contenti del lavoro che hanno fatto e che stanno facendo. Questa loro visione un po’ futuristica ci affascina totalmente.

Qualche domanda per conoscervi meglio: estate o inverno? Mare del Nord o Mar Mediterraneo? Adidas o Fila? Vinile o mp3? 

Se dovessimo rispondere tipo botta e risposta diremmo: inverno, mare del nord, adidas, vinile (ma anche spotify è assolutamente fondamentale!).