Resto qui di Marco Balzano è uno di quei romanzi destinati a rimanere nella storia. E non solo perché è scritto benissimo, perché l’autore è stato capace di mettere il suo talento al servizio della trama o perché la vicenda, che si snoda attorno a un fatto reale, è raccontata da una protagonista che ha lo spessore, la forza e la fragilità di un essere umano in carne e ossa. Ma anche e soprattutto perché il tema di questo libro, pur essendo ambientato in un’epoca per noi lontana, risulta incredibilmente attuale.

Resto qui manda un messaggio preciso: quando il potere arriva a minacciare le nostre vite, quando ci accorgiamo che il nostro futuro è nelle mani di qualcun altro, dobbiamo trovare il coraggio di opporci.

La trama:
Del paese, adesso, non rimane che il campanile, un placido e calmo totem che, emergendo dall’acqua, si fa prova tangibile della passata esistenza di un’intera comunità. Trina, attraverso le lettere che scrive alla figlia scomparsa durante gli anni del Fascismo, ci racconta la storia dei borghi in cui è nata, Resia e Curon in Val Venosta, spazzati via nel 1950 da una diga voluta dalla Montecatini. Ma prima che questo accada, segretamente e sfidando la paura, Trina continua a fare la maestra di tedesco nonostante il divieto imposto da Mussolini, e quando la guerra irrompe nella sua vita, segue sulle montagne Erich, il marito disertore, sporcandosi le mani di sangue pur di proteggere lui e sé stessa. Quando finalmente la guerra finisce, la sua speranza di tornare a vivere in pace si sgretola sotto la minaccia della diga. Ma anche se il destino del paese è già segnato, Trina resiste con l’arma più potente che conosce: le parole.

Ecco un piccolo estratto:
Se per te questo posto ha un significato, se le strade e le montagne ti appartengono, non devi aver paura di restare.

Resto qui è, senza ombra di dubbio, il libro del mese.