Ipnotici, coraggiosi, sperimentali, originali, eclettici, mistici, coinvolgenti. I Mombao sono stati descritti con un milione di aggettivi diversi, eppure resta davvero impossibile descriverli. La cosa migliore da fare con loro è prendere un posto in prima fila a uno dei loro spettacoli (perché dire concerti è riduttivo), e viverli così, dal vivo. L’occasione non mancherà di certo questa estate: Damon Arabsolgar e Anselmo Luisi portano in tour il loro progetto per tutta l’estate e oltre, con tappe in tutta Italia. Da La Spezia a Macerata, da Trieste a Torino, da Firenze a Lecce, da Trapani a Pavia, e questa sera, mercoledì 20 luglio, saranno i protagonisti del closing act della rassegna Concerteeno a La Rotonda Giardini di Viadana (MN). Nessuna scusa, quindi: siete tutti invitati ad entrare nel loro mondo fatto di suoni che toccano corde di vibrazioni lontane, nello spazio e nel tempo. Attori oltre che musicisti. le loro interpretazioni sono sempre all’insegna della partecipazione totale, perché è verso il pubblico che il loro fascino si riversa. I Mombao sono un caso rarissimo di invidiabile creatività, dove il pathos – che è essenziale – cresce attraverso linguaggi antichi e simboli quasi perduti. Un milione di aggettivi, dicevamo: genuini e dotati, sensibili e capaci, figli della Terra e dei Sogni.

La vostra è una musica che va vissuta dal vivo, fatta anche di recitazione e contatto. Come avete affrontato i periodi di lockdown lontano dal vostro pubblico e dai palchi? Ne avete tratto qualcosa di buono, nonostante tutto?

Quei periodi ormai ci sembrano molto lontani, attualmente siamo in tour e il contatto è tornato ad essere l’elemento principale che ci permette di esplorare il mondo. Durante il lockdown abbiamo continuato a collaborare a distanza, scrivendo un brano della tradizione tatara che finirà nel prossimo disco. Inoltre abbiamo fatto una performance in un videogioco di sopravvivenza, RUST, in cui nasci nudo in un isola deserta insieme ad altri giocatori e devi lottare per raccogliere risorse con cui sopravvivere. Dopo aver scoperto che si potevano costruire degli strumenti musicali abbiamo deciso di passare un mese intero cercando di ribaltare le regole del gioco, provando a giocare pacificamente e chiedendo alla community di supportarci nel nostro sogno, fare un concerto in un videogioco. Questa esperienza/performance è diventata un piccolo documentario, lo trovate su YT cercando “MOMBAO live in RUST”.

Un vostro spettacolo richiede un certo apparato scenico, un certo modo di narrazione, di comunicazione fatta anche di maschere e trucco. È dunque vero che quando si è sul palco, anche da nudi, si indossa sempre una maschera?

Il discorso è molto ampio ed è stato affrontato da più ambiti di ricerca. Nella nostra esperienza personale, interpretare un archetipo collettivo come può essere una maschera di fango che copre i lineamenti e le età, ci permette di dare voce ad alcuni aspetti ancora più personali e autentici che a volte non hanno spazio di esprimersi. Ci é capitato a volte di sentirci inondati da divinità pagane, animiste, ci é sembrato di ballare come polpi, come orsi come ragni. Ci piacerebbe che ai nostri concerti le persone possano muoversi in maniere meno formalizzate, liberare blocchi emotivi che derivano dalla sensazione di essere giudicati o dal pensiero che esista un modo giusto o sbagliato di ballare ed esprimersi con il proprio corpo nel mondo.

Andate spesso alla ricerca di nuove esperienze musicali, attingendo dalle tematiche e dalle sonorità più disparate. Avete in mente di collaborare con altri artisti? Con chi vi piacerebbe farlo?

Ci piacerebbe lavorare con Alfio Antico, Godugong, recentemente abbiamo sentito Mai Mai Mai al Simposio Utopia Reale. Sarebbe fantastico scrivere con gli Acidi Arab, fra poco suoneremo con i Lalalar, un sogno nel cassetto sarebbero i Notwist e, prima o poi, scrivere un intero disco con un’orchestra composta da tutti i progetti musicali a noi affini, come gli Addict Ameba di Milano.

La maggior parte dei gruppi in circolazione opta spesso è volentieri per soluzioni il meno possibile rischiose sotto il profilo commerciale. Pensate mai di cambiare rotta in tal senso, per allargare la vostra audience?

Pensiamo che aprirsi a canali diversi ed essere multidisciplinari sia uno degli aspetti più importanti e stimolanti di Mombao. Partecipare ad XF è stata una performance che andava in questa direzione, una decisione rischiosa che si è rivelata ottima e ci ha messo in contatto con tantissime realtà a noi affini che magari ci avrebbero messo molti più anni a conoscerci. Per ora ci stiamo concentrando sui live, sulla ricerca musicale, sulle nuove tecnologie, sulla collaborazione con alcune istituzioni delle arti performative. La nostra audience è estremamente variegata, quello che stiamo provando a fare è creare ponti fra comunità che condividono valori a noi affini, provare a fare incontrare persone simili, vedere altri progetti nascere dall’humus che lasciamo, capire come rendere fertile questo nuovo spazio di incontro e gioia. Stiamo ragionando su come integrare il rapporto con la nostra audience in processi di scelte collettive condivise, renderli partecipi dei nostri processi, sperimentare metodi nuovi di finanziamento diretto e comunione.

Dopo il tour estivo, quali sono i vostri impegni futuri? Dateci almeno uno spoiler!

Cominceremo ufficialmente la collaborazione con BASE Milano, abbiamo in mente alcuni progetti legati all’inclusivitá sociale, alla multiculturalità e, chissà, magari ad un coro di canti popolari da tutto il mondo. Contemporaneamente stiamo approfondendo con Giulio Favotto l’utilizzo di alcune nuove tecnologie come scanner 3d, realtà aumentata e fotogrammetria, percorsi che sicuramente toccheranno tutti gli altri nostri ambiti di ricerca in un futuro molto prossimo.

 

Cover photo @ Federica Giacomazzi