Lavorare assieme ai PINHDAR è stato un autentico piacere sonoro. Lavorare in remoto a questo progetto è stata una grande sfida sia per me sia per la band. Questa lontananza geografica ha conferito un colore in più all’album. Un colore che risplende”. Queste le parole del celebre musicista e produttore scozzese Howie B – in carriera all’opera con grandissimi artisti quali Björk, Massive Attack, Tricky, Everything But The Girl, U2 – che ha co-prodotto a distanza il nuovo album dei PINHDAR in uscita oggi 26 marzo 2021 in CD e digitale e in edizione limitata in vinile da settembre per l’etichetta inglese Fruits de Mer Records.

I suoni e la portata internazionale della collaborazione ci potrebbe far pensare all’ennesimo gruppo d’oltre manica invece la produzione è opera della cantante e autrice Cecilia Miradoli e del musicista e produttore Max Tarenzi, in passato fondatori della rock band Nomoredolls e del festival internazionale A Night Like This. Parallel, registrato durante il lockdown causato dall’epidemia di COVID-19 nello studio di Milano di proprietà del duo – che ha suonato il tutto in completa autonomia – è il nuovo e secondo album in cui la fusione di dream pop e trip hop trova una peculiare e moderna chiave di lettura, in equilibrio tra avvolgente eleganza e ritmiche risucchianti, con ampio spazio riservato alle parti vocali, che dal canto più melodico si aprono a sussurri e inserti spoken, sino a influenze operistiche o derive irregolari che richiamano suggestioni tra Portishead e Kate Bush. Le ipnotiche trame strumentali sono invece date dall’impiego di sintetizzatori analogici, chitarre elettriche e acustiche, tom, timpano e rullante di batteria. Otto brani che si dispongono in coerente successione fra loro raccontati oggi traccia dopo traccia dal duo.

Anacreonte
È il brano che apre l’album e trae ispirazione da un frammento del poeta greco Anacreonte sulla discesa agli inferi. Simbolicamente introduce il tema dell’album come un “calarsi” dentro alle nostre paure, per prima quella della morte, che la realtà alienata di questo periodo storico ci provoca. Musicalmente rappresenta in pieno il sound che abbiamo voluto dare al disco, il nostro tentativo di fondere il trip hop più lisergico e dark con le sonorità del dream pop. Beat tribale fatto di soli tamburi insieme a chitarre e synth. Il nostro mondo.

Parallel
La title track dell’album ne rappresenta  direttamente il concept. La bellezza della natura, la purezza dell’universo sporcate dalla mano dell’uomo. Una realtà sempre più scura e densa di elementi, da cui fuggire verso un’altra parallela e immaginaria ma che si rivela instabile lasciandoci un senso di sgomento per il nostro destino e quello del pianeta. Registrandolo, abbiamo lasciato sfogare il nostro lato più new wave.

Glass Soul
L’anima costruisce armature per difendersi ma è fragile come un cristallo e in certi momenti l’emotività viene sopraffatta così come ci è successo durante il primo lockdown, quando abbiamo registrato l’album e avremmo voluto cancellare quei giorni dal calendario. La voce e la melodia si fanno da fragili e sussurrate a più intense ed emozionali a sottolineare il concetto. È uno dei pezzi che siamo riusciti a scrivere e produrre più di getto eppure vive su un sottile e ponderato equilibrio tra ritmo e sospensione.

Corri
È un lamento, un grido disperato da parte della nostra casa ridotta in macerie, la Terra. Un incubo incendiario, una metafora per rappresentare i problemi del nostro pianeta causati dall’uomo a cui non resta che correre verso un futuro sempre più incerto. Abbiamo voluto arroventare anche il nostro suono per far passare questo messaggio, speriamo di esserci riusciti.

Too Late (a big wave)
L’ineluttabilità di un incontro travolge il destino di chi racconta. L’errore e la fragilità umana messa a nudo di fronte al fato portano alla solitudine e all’incapacità di continuare ad amare. Un evento paralizzante, una grande onda che spazza via la chance di compiere scelte diverse per la Terra, può soltanto lasciarci aridi come un cuore che non sa più amare. La speranza è che non sia troppo tardi. È la produzione più sofferta di tutto il disco, perché non ne eravamo mai pienamente soddisfatti e l’abbiamo smontata e rimontata più volte, fino ad arrivare a riscriverne anche  il ritornello. È stato molto frustrante ma quando finalmente ha preso vita ci ha esaltati al punto da sceglierla come singolo.

Atoms And Dust
We walk towards the future in this uncertain time without a present“. Questa frase racchiude il sentimento con cui è stato scritto tutto l’album. Il brano è intessuto su un desertico mood spaziale, l’uomo trascina la vita quasi per inerzia come un granello di sabbia portato dal vento. È stata scritta e prodotta nel momento più tragico del nostro lockdown, quando non credevamo nemmeno di riuscire a generare nuova musica. È diventata un’ancora di salvezza in quei giorni allucinanti.

Hidden Wonders
Il centro di questa canzone è la solitudine, la tenerezza delle piccole cose, il grigiore di una quotidianità ripetitiva e alienata da cui fuggire attraverso una mano tesa quando si sta per scivolare via (metafora del suicidio) e attraverso il volo libero del canto, che a un certo punto apre letteralmente la canzone cambiandone totalmente lo spirito e il ritmo.
È uno dei pezzi che ci appaga di più suonare e non vediamo l’ora di proporlo dal vivo.

The Hour Of Now
È il brano che conclude l’album partendo da una descrizione minimale, anche musicalmente, della realtà vissuta in quei giorni silenziosi e spettrali del primo lockdown, ma paradossalmente lo apre anche verso la speranza. La visionaria coda distopica del brano è infatti chiusura di un ciclo e viaggio senza un vero finale, verso una nuova realtà.