Far nascere un album in piena pandemia, fra lockdown e autocertificazioni, fra videochiamate e abbracci mancati, può significare trovare l’ispirazione nei ricordi di una vita passata, una vita le cui redini vorremmo riprendere in mano. Iperfamiglia dei Tersø nasce così, in un anno che non abbiamo vissuto pienamente, l’anno in cui abbiamo messo tutto in pausa. Tutto tranne le relazioni e i sogni ad occhi aperti. Basterebbe dare uno sguardo alla copertina dell’album, uno zaino rovesciato su un pavimento in disordine, per capire ciò che troveremo nei testi delle otto tracce: i pensieri sono tanti, troppi, confusi, sparsi, ma al tempo stesso sono logici, condivisibili, emozionanti. Marta e Alessandro sono un duo creativo esplosivo, si fa fatica a rincorrerli eppure non vorremmo mai smettere di ascoltare le loro “rivoluzioni sussurrate all’orecchio, con le Nike consumate ai piedi”. Il loro progetto comune, che vuole incastrare una persuasiva, ipnotica voce femminile italiana nell’elettronica contemporanea dal sapore nordico, pare inarrestabile e destinato a conquistare un sempre più ampio pubblico internazionale.

Iperfamiglia è il passo avanti dei Tersø, un album che nasconde dei segreti fra i versi. Segreti che gli autori provano a farci indovinare in questo track by track, scritto per Beat&Style. Ma non tutto si può spiegare, non tutto può essere raccontato. Di certo c’è che questo secondo album dei Tersø va sentito e assimilato.

AURELIA: La vita è l’insieme di cose piccolissime e continue: frase fatta / grande verità. Passano gli anni che sono l’insieme dei secondi, condividiamo ricordi mentre le mode passano per far tornare quelle passate, come un grande cerchio che gira sempre. C’è stato un momento in cui quello che oggi è passato, era uno sconosciuto futuro che, è vero, non potevamo immaginare. Dal sole cocente di quei giorni in spiaggia ai temporali dell’autunno successivo, Aurelia è la storia di due ragazzini che progettavano di cambiare il mondo. Poi uno se ne è andato via e l’altro ci crede ancora forte.

LASER: Laser è l’ultima canzone che abbiamo scritto, nata nel pieno della quarantena, ragiona sul quanto siamo tutti felici, quanto ci vogliamo tutti bene, tutti che dobbiamo far vedere quello che facciamo, dove come e con chi. Un po’ che se nessuno ci vede è come se non lo avessimo fatto. A volte basterebbe forse poter andare in un posto in cui è vietato fotografarsi, dove alcuni entrano ed altri restano fuori, dove posso ballare o guardarti mentre parli con gli altri, e basta. Per ricordarcelo per sempre. Come quell’osteria sulla via Emilia dove se, invece che parlare con i tuoi commensali, guardi il telefono il proprietario si arrabbia moltissimo. Un po’ che nessuno lo sa, ma noi l’abbiamo fatto davvero.

OCEANI: Oceani è un tentativo di spiegare a parole quella sensazione di libertà che hai addosso la sera prima del primo giorno di vacanza. Quella cosa che solo alcune notti hanno, che ti metti il tuo vestito preferito e torni a casa talmente tardi che è già mattina presto e perdersi l’alba è davvero un peccato. Anche se non abbiamo più vent’anni e paghiamo ancora l’affitto, anche se i tuoi amici sono quasi tutti sposati ed io non vado in chiesa da millenni. Alla fine, è sempre la solita storia. È ancora la stessa, identica, storia. Ci sono io, ci sei tu, il tempo che passa e noi che cerchiamo di fermarlo o di viverlo tutto. Che poi è un po’ la stessa cosa.

EIGER: L’Eiger è una montagna svizzera delle alpi bernesi, è alta 3967 m s.l.m. e la sua parete nord è una delle più famose nel mondo dell’alpinismo. Non tanto per la sua altezza, ovviamente, ma per la sua difficoltà. Il 18 luglio del 1936 Toni Kurz e Andreas Hinterstoisser ne iniziano la scalata ma, una serie di eventi, li costringe alla ritirata. Il 22 luglio di vivo c’è rimasto solo Kurz, sopravvissuto ad una notte di gelo in mezzo ad una bufera, in piedi su un balconcino di roccia, senza un guanto e il cuore a pezzi per aver visto tutti gli altri morire. Morirà anche lui, poche ore dopo, ad un paio di spanne dai suoi soccorritori. Lo sfinimento ha vinto e Toni in cima non ci è mai arrivato, ma è diventato leggenda. Alpinisti come lui sono di grande ispirazione, partiti con niente hanno tentato imprese impossibili, il più delle volte riuscendoci o dando comunque esempio di grande tenacia e resistenza in difesa di un sogno. Liberi. Metafora della vita, la scalata, ha tra le sue regole quella di non pensare che stai cadendo, se no cadi. Metafora della vita, per scalare, devi avere ingegno e coraggio. Tra la settimana di ferie ad agosto decisa dal capo e i gas di scarico delle automobili in coda è un attimo perdere il motivo di tutto e diventa facile pensare che ad un party esclusivo, Toni, si sarebbe addormentato sotto un tavolo,  che oltre i lampioni del multisala avrebbe cercato la via lattea.

ROSENTHALER: Rosenthaler è una fotografia in 35mm, il 37esimo scatto del rullino che viene solo mezzo fotogramma e non si vede benissimo ma si capisce che eravamo felici. Ad agosto, a Rosenthaler Platz c’erano incredibili tramonti riflessi nei palazzi. I ghiacciai si sciolgono mentre impazzisco per una nota audio che non riesco a sentire, i governi crollano mentre scelgo la prossima felpa da comprare, ho visto dalle storie che hai fatto che ieri eravamo nello stesso locale solo che non ci siamo visti.

VEG: “Se fosse andato al mare invece che in piazza a manifestare ora sarebbe ancora vivo”, “se fosse rimasta a casa sua ora sarebbe in giro con le amiche invece che sui giornali”, se davvero pensassimo tutti in questo modo sarebbe la fine di ogni cosa. Senza la curiosità di andare appena oltre il confine di quello che è passato prima di me, moriremmo di cose che sappiamo già. Veg è un insieme di luoghi comuni e sentimenti esclusivi che sappiamo solo io e te, di quando abbiamo ricominciato ad uscire la sera finita la quarantena e in giro non c’era nessuno. Che non ce lo ricordavamo quasi più ed io, assurdo, avevo un po’ paura.

DEHORS: Questa è una canzone fatta di immagini piccole, che ti racconta una delle cose più fragili di me, tipo che ho ancora paura del buio o del temporale. Del fatto che è meglio se guardiamo già ora i treni delle vacanze così li paghiamo meno e della sigaretta che ho fumato prima di pranzo solo perché mi andava, e che ora me ne pento. Dei lavori che facciamo per poter fare quello che vogliamo fare davvero e delle serate piene di preoccupazione che riempiamo di parole, senza raccontarle a nessun altro.

EASTPAK: Ci sono due persone che ora vivono in città lontane, che prima erano sempre insieme e che ora si sentono una volta al mese. Che gli anni del liceo sono finiti e tutto sembra una corsa contro il tempo. Che abbiamo perso giornate di frasi fatte e scuse che non valgono niente, che non mi vieni mai a trovare e io ho dimenticato di chiamarti, hai ragione, ma ti voglio ancora bene.