Ritorna la rubrica più esotica di Beat&Style, quella che ti porta in viaggio con i tuoi beniamini, o con quelli che lo saranno a breve ma ancora non lo sai. Mille Punti (che si scrive staccato, si balla d’un fiato) e la sua crew ci fanno vivere quelle emozioni e incontri speciali che solo la passione per la musica live ci sa regalare. Questo mini-tour siciliano è l’occasione perfetta per riascoltare Supervintage Disco Rave, uscito per Vetrodischi e prodotto da Bruno Belissimo, Disco music all’italiana e tanta voglia di fare festa, devozione per il clubbing internazionale, cassa dritta e testi malinconici. Cosa aspettarsi dal live? Venite a scoprilo venerdì 10/03 al prossimo appuntamento con Concerteeno al Bainait Arci di Montecchio Emilia (RE), Parola d’ordine: dance.

Premessa
Il nostro tour in Sicilia nasce in un modo abbastanza assurdo: a ottobre suoniamo a Milano e, tra il soundcheck e la cena, incontriamo questo ragazzo di Ragusa che è venuto a sentirci solo soletto (e molto in anticipo). Chiacchieriamo un po’, suoniamo e dopo il concerto ci dice che sogna di portarci a suonare dalle sue parti. Le promesse post concerto sono un po’ come quelle da ubriachi (anche perché spesso lo si è), stavolta invece succede davvero: il ragazzo ci trova una data a Ragusa.

Il gaso è alle stelle, bisogna cercare un altro paio di date da attaccare per dare un senso al viaggio. Andare a suonare in Sicilia, per una realtà autoprodotta come Mille Punti, ha il sapore di una spedizione: le difficoltà logistiche non sono indifferenti, ma alla fine riusciamo a chiudere tre date e voliamo (in tutti i sensi).

Giorno 1
Come vuole la tradizione, il nostro volo (very) low cost parte a orari improbabili del mattino. Credo che sia entrato nel Guinnes dei primati come l’aereo con più bambini a bordo: a turno piangono, giocano ai videogiochi, guardano video YouTube a volumi irreali. Non dormiamo niente ma almeno riusciamo a estorcere a uno dei genitori preziosissime info su dove andare a mangiare local. Ci fermiamo a pranzo a Siracusa, dove proviamo il tipico Pizzolo, che ci viene presentato come “una pizza con sopra un’altra pizza”. La sera arriviamo a Ragusa, dove abbiamo il concerto: per la prima volta nella mia vita arriva una richiesta dal pubblico, più precisamente di fare gli auguri a “Ylenia con la ypsilon”. Chiamiamo la festeggiata e le sue amiche a ballare con noi sul palco “Sweet Vocoder Suite”. Nell’aftershow incontriamo il ragazzo da cui quest’avventura è nata e scopriamo che qui la gente quando è ubriaca si lascia andare in un ballo pazzo chiamato “El co-co-con”, la galoppata di Ragusa.

Giorno 2
La mattina dopo ci svegliamo e facciamo colazione nel locale dove abbiamo suonato la sera prima. La barista è afroamericana e parla solo inglese, sentendola gli altri baristi credono che siamo una band straniera e ci parlano in inglese. Per non deluderli finiamo a parlare in inglese anche tra di noi. Arriviamo a Catania e andiamo nel nostro B&B, il gestore parla come un Maurizio Costanzo dal forte accento catanese, tutto fiero ci porta a vedere il suo terrazzo all’ultimo piano vista Etna. Seguendo il consiglio del papà dell’aeromobile andiamo a pranzo “da Achille”, dove grigliano qualsiasi parte del cavallo su una griglia piazzata in mezzo alla strada. La sera suoniamo al MA, una sala splendida che sembra un teatro shakespeariano che diventa dopo i live una mega discotecazza. Festa pazza per carnevale, finiamo per errore (del buttafuori) nel privé dietro la consolle. Pietrone [il batterista, NdR] trova una maschera in stile veneziano che lo fa entrare ancora di più nel mood, fino a quando il suo proprietario arriva a reclamarla con la tipica gentilezza delle 3.00 del mattino.

Giorno 3
Prima di ripartire da Catania passiamo davanti a un laboratorio di cera, il vecchio signore dentro ha appena finito di lavorare per le candele della processione di Sant’Agata e ora si sta mettendo sotto per Sant’Alfio. Le strade sono ancora piene della cera colata dalla processione del patrono ma si pensa già al prossimo. Passiamo da Ortigia e arriviamo ad Avola con un incredibile tramonto, decidiamo allora di fare due passi al molo. Arrivati qui sentiamo distintamente il suono di uno djembè: è Francesco il percussionista, un sessantenne in pensione che si è montato un mega impianto sulla sua Citroen anni ’90 e pompa musica araba a tutto volume suonandoci sopra con bongos, djembe e vari campanacci. Ci uniamo a lui dopodiché ci racconta delle sue imprese musicali, come quella volta in cui ha suonato per 14 ore di fila per due giorni consecutivi ad una sagra vicino ad Ancona. Barone di Munchausen levati. Stasera suona prima di noi una band francese, i Frere Lapoisse: sono un duo di musica anni ’50, così appassionati dell’Italia che parlano anche un po’ la nostra lingua. Ci consigliano di ascoltare una band forse chiamata “Shampoo” che negli anni ’60 reincideva le canzoni dei Beatles cantandole in Napoletano. Il nostro concerto sarà veramente selvaggio e finisce con il pubblico sul palco a ballare in mezzo a noi.

Giorno 4
È il giorno del ritorno, guidiamo verso Catania ascoltando musica malinconica: Battisti, Gorillaz, Grizzly Bear. Ai metal detector dell’aeroporto becchiamo un poliziotto chitarrista che ci chiede di “togliere il wah” dalla custodia della chitarra, nonostante io non abbia quel pedale. Con fare sicuro dice agli altri “Fate passare avanti i miei colleghi musicisti”. Speedy boarding.