Lontana dall’intento di scrivere un masterpiece della letteratura italiana, ho voluto comunque riprendere dal buon vecchio Thackeray (e non da Marchetti, attenzione) la serialità delle narrazioni che si susseguono in Vanity Fair e su quella falsa riga costruire un altro tipo di storie.

Anzi, più che storie, le mie vogliono essere delle immagini che cercano di legare alla musica di un brano le sue possibili evocazioni di ambito stilistico, tale che, in questa fiera della vanità, a sfilare siano gli artisti vestiti delle loro note, dei colori invisibili che solo con un orecchio attento si possono percepire.

Sulla passerella della vanità, lasciamo che a succedersi sul catwalk (di artisti e musicisti), sia invece la nudità dell’indie.

Ginevra Nervi, Iosonouncane, Zero

Concretismo francese, un’artista genovese e Jacopo Incani. Musica elettronica d’avanguardia e sperimentazione per Ginevra Nervi, artista poliedrica che fa dei suoni che la circondano musica distorta e complessa. In “Zero” Ginevra la vediamo in vestiti morbidi, che si muovono sinuosi e che accarezzano i movimenti d’aria, un stile basic, minimalista, come la sua musica, eppure, forse proprio per questo ricercato. (cover articolo @ ph. Marta Marinotti)

Carla Grimaldi, The moon and the Tide

Tute spaziali impreziosite da diamanti per Carla Grimaldi che con la sua “The moon and the Tide” ci porta in questo viaggio iperstellare, sospesi, appunto, tra la luna e il mare. Nel suo nuovo singolo, a metà strada tra la classica e la sperimentazione, Grimaldi stavolta preferisci farci cullare dalle galassie e accarezzare dalla luce lunare, in un influsso metafisico senza confini.

Anna Soares, Hypnodoll

Corsetti in pelle e catene? Nah! Non cessariamente almeno. Con Anna Soares infatti tocchiamo un genere che va dalla trance al trip pop, ancora di più se ascoltiamo “Hypnodoll”, l’ultimo singolo della cantautrice e e producer che elabora il nuovo genere sonoro della BDSM. Con “Hypnodoll” entriamo in vortici ipnotici e techno che non solo ci fanno staccare dalla realtà, ma ci permettono di entrare ancora di più in connessione con noi stessi.

The 24 project, Waves

Onde del mare, del suono, della percezione o più semplicemente “Waves”, quelle che ci fa ascoltare The 24 Project. Il singolo riconferma la propensione al mondo dello strumentale elettronico che contraddistingue il cantautore di Faenza. “Waves” simboleggia il flusso in generale, le particelle che elettrizzate si muovono nel cosmo e danno origine a pensieri, alla storia e al tempo.

Little Pony, Low Fi

Li abbiamo apprezzati con l’album “Voodoo we do” e continuiamo a farlo per l’esplosione cromatica a cui continuano ad esporci una delle band più pazze, ma sempre con stile, della musica italiana. Sono i Little Pony, band italo americana che quando suona sembra davvero trasportarci in un mondo onirico in cui rock, funky, hip hop e jazz si incontrano in un tripudio di suoni e ovviamente di colori.

Mr. D, Kids Dreams

Si intitola “Kids Dreams” il nuovo album di Mr. D, un artista che nel suo progetto appena nato ha innestato una dolce vena naif che è proprio da questo genere, se vogliamo, che prende tutto l’aspetto spontaneo e irrazionale tipico appunto dei bambini. Di questi Mr. D ci racconta i loro sogni, fatti di arte semplice, di pastelli a cera e fogli di carta, di un qualcosa che solo chi, fino ad oggi ha saputo coltivare il bambino che è in sé, può intuire.

Beatrice Pucci, Figli

Stile anni Novanta con un cuore anni Settanta, me l’immagino così l’artista Beatrice Pucci, un po’ come uscita da un festival hippie su qualche spiaggia della California. Di quegli anni, Beatrice riporta l’emotività della voce e la penetranza delle parole. “Figli” è un singolo che ad ogni ascolto ti entra sempre più dentro senza che tu possa farci nulla. Un’artista che oltre per lo style sa sicuramente intessere la tela di un genere che non vediamo l’ora di ascoltare ancora in futuro!