Lontana dall’intento di scrivere un masterpiece della letteratura italiana, ho voluto comunque riprendere dal buon vecchio Thackeray (e non da Marchetti, attenzione) la serialità delle narrazioni che si susseguono in Vanity Fair e su quella falsa riga costruire un altro tipo di storie.

Anzi, più che storie, le mie vogliono essere delle immagini che cercano di legare alla musica di un brano le sue possibili evocazioni di ambito stilistico, tale che, in questa fiera della vanità, a sfilare siano gli artisti vestiti delle loro note, dei colori invisibili che solo con un orecchio attento si possono percepire.

Sulla passerella della vanità, lasciamo che a succedersi sul catwalk (di artisti e musicisti), sia invece la nudità dell’indie.

Maria Antonietta, Viale Regina Margherita

Maria Antonietta dice di essere “senza le scarpe adatte per questa primavera fredda” e se c’è però bisogno di camminare sul fango, non c’è bisogno di cambiarle, piuttosto ci si affonda per poi rialzarsi, che è anche un po’ il monito per ricordarci di tenerci aggrappati stretti alla nostra vita. E allora, se in questa vita si sceglie di camminare con tacchi alti, su fango o meno, non importa, tu fallo e basta.

Bud Spencer Blues Explosion, Vandali/ Stranidei

Frequenze scrause, suoni di videogame ma anche laser, mucche e cellulari. E poi ancora “sfasati blues dentro una discoteca abbandonata”. Questi sono i due nuovi singoli del duo più alt rock italiano BSBE (foto di copertina), stiamo parlando di “Vandali” e “Stranidei”, un lato A e B di uno stesso di un 45 giri ideale che ci riporta in mondi psichedelici e immaginari (e forse nemmeno troppo).

 

Andrea Poggio, Il Futuro

Viso pulito, occhiali tondi, completi dai colori tenui e con le spalline larghe. Andrea Poggio è pronto a farci entrare nel futuro, “IL Futuro”: una somma di contaminazioni dal passato (come è giusto che sia), che vede una giusta dose di Franco Battiato misto a Paolo Conte, insieme anche ad una buona dose di sperimentazione elettronica e lirica totalmente contemporanea.

Negan, If I Die

Foto in bianco e nero, giacche di pelle e camice a quadrettoni, rock alternative e grunge si incontrano nel nuovo singolo dei Negan con il loro nuovo singolo “If I Die”.  Un brano forte e struggentemente diretto, “If I Die” va dritto al cuore di chi ascolta, scuotendolo con i suoni di chitarra e di batteria e facendolo immergere in un mood rock n roll vecchia scuola.

Cuperose, Sospeso

Colori bleachati, sbiaditi ma allo stesso tempo uniti insieme, così come le varie ispirazioni musicali di Cuperose che vanno a toccare il lirismo poetico e allo stesso tempo l’elettronica. Stiamo parlando del suo nuovo singolo “Sospeso”, un brano che parla di uno stato emotivo molto confusionario che rasenta il catastrofismo, eppure tutto riesce a stare a galla.

TRUST THE MASK, Our Fault

Maschere che non sono maschere, ma degli ornamenti per il viso che con esso di amalgamano, seguendo la forma naturale del volto. Ed è proprio alla natura che il nuovo singolo di TRUST THE MASK si rivolge: un’apologia in difesa della Natura, della Terra che noi siamo così tanto abituati a dare per scontato, dimenticandoci che tutto ciò che noi facciamo contro (e soltanto poche volte a suo favore), poi in un modo o nell’altro ci torna indietro.

Flame Parade, Dellera, Ballad of the Ghost

Luci e ombre dal passato, ambientazioni che ricordano quelle di un film di Luca Gadagnino, con nuance retrò eppure con un elemento che è invece imperituro: ovvero l’amore tra due anime. “Ballad of the Ghost”, infatti, come suggerisce anche il titolo, è infatti la storia di due fantasmi che continuano ad amarsi anche dopo non essere più sulla terra.

 

LILI, Spaziotempo

“il luogo non-luogo in cui tutto ha avuto origine e sviluppo”. Così le LILI definiscono il loro nuovo disco “Spaziotempo”: un posto appunto in cui le convenzioni di spazio e di tempo potremmo dire sia che si annullano sia che si universalizzano. Un ‘indagine della musica elettronica, scandagliata e cantata in italiano. “Spaziotempo” è davvero qualcosa di nuovo che non avevamo ancora ascoltato fino a questo momento.

Tersø, FEED

Uno sfondo rosso da cui emergono otto chiazze di colore, otto piccoli cerchi che racchiudono fotografie di un mondo naturale e insieme anche antropico. Qual è la connessione tra l’uomo e la Terra? Tra natura e cultura? Ce lo spiegano i Tersø nel loro nuovo EP che mette a nudo l’apparente fragilità dei tempi moderni, in cui la vita online e quella offline si accavallano e dove la prima è scandita dalle spunte blu e dalle visualizzazioni.