Partiamo a ritroso, dall’intervista e dall’esibizione di Ainè, per raccontare i due giorni trascorsi al Verona Digital Music Fest, evento tenutosi nella cornice della città scaligera al The Factory, location che ha accolto calorosamente artisti e pubblico. Il 31 marzo e il 1° aprile sono stati due giorni all’insegna di una variegata commistione di influenze, conclusisi proprio sabato sera con l’esibizione di Arnaldo Santoro, conosciuto ai più come Ainè: un’ode dall’elevata caratura stilistica, che ha accompagnato dolcemente ed energicamente la conclusione di questa terza edizione del VDMF. Festival che, oltre all’impatto culturale su Verona stessa, ha sposato anche quest’anno l’impegno sociale devolvendo i ricavati alla Ronda della Carità, associazione che fornisce pasti ai senza tetto, ma non solo.

Altri protagonisti di questi due intensi giorni sono stati nella giornata del 31 marzo i Gazebo Penguins, che come preannunciato hanno portato una performance fortemente fisica lasciando “i muri grondanti sudore”, ma con loro non c’erano molti dubbi al riguardo. Hanno indubbiamente lasciato il segno anche le esibizioni di Evra, importante e avvolgente voce dell’R&B italiano; i Parco Natura Morta, band emergente del sottobosco veronese che, con una formazione da far invidia ai migliori gruppi affermati, ha portato un’esibizione dinamica e di spessore; oltre che alle esibizioni di Matteo Bonini, un fresco e attuale cantautore nostrano; i Moltobello, che sul palco del The Factory hanno stupito con un show a 360 gradi, tra importanti cambi metrici e di stile; per concludere, la grinta del rock sperimentale dei Folks, stay home che come un pungo in faccia inaspettato hanno indiscutibilmente lasciato il segno. Il 1° aprile parte dunque il secondo giorno, questa volta con aspettative ancora più alte del precedente, data la qualità delle prime esibizioni. Apre le danze Sugar che, con il sodalizio tra rap e musicisti esperti, fa centro; è il turno poi di Elvira Caobelli e degli Slow Rush: la prima scalda il cuore del pubblico con una tecnica vocale e delle armonie perfette, i secondi invece quello stesso cuore lo infuocano, con una dirompente grinta punk. Ci avviciniamo alla conclusione con le esibizioni dei The Foolz e degli Antartica. I primi, giovanissima band local, hanno convinto tutti: bella immagine, musica d’impatto e la giusta voglia di spaccare il mondo, cosa volete di più? I secondi invece, direttamente da Vicenza, hanno nuovamente confermato le loro positive vibes: il pubblico era felice, cantava a squarcia gola e saltava energicamente, loro pure.

E riprendiamo dunque da dove abbiamo iniziato: Ainè. Abbiamo avuto il piacere di intervistarlo e, dopo aver avuto per l’ennesima volta conferma del suo talento, vi lasciamo con le sue risposte, tra salti temporali nel passato e nel futuro, oltre che una piccola analisi su quello che dovrebbe essere il ruolo della musica oggi nella nostra società.

Ciao Ainé, grazie per il tuo tempo! Iniziamo con un piccolo viaggio nel passato. Nel 2014 è uscito il tuo primo singolo “Cosa c’è”, mentre a ottobre 2022 il tuo ultimo EP “NHP+”: cos’è cambiato in questi anni nella tua persona e nella tua musica? E cosa cambierà?

Nella mia musica non è poi cambiato tanto da allora, c’è sempre lo stesso filo conduttore che viene dal Jazz al Soul all’r&b nelle mie canzoni, sicuramente la persona è cambiata tanto in questi anni, oggi più consapevole, matura, realista di certe cose e meccanismi, un pò meno tormentata sicuramente. Riguardo al futuro vedremo.

NHP+”, un delicato invito a lasciarsi andare al proprio flusso di emozioni, è la chiusura del cerchio aperto con “Alchimia”: oggi Ainé, di cosa non ha più paura? Ti spaventa l’incertezza del futuro o la accogli a mente e cuore aperto?

Oggi rispetto a prima, sono più consapevole di quello che voglio, mi vivo tutto con più leggerezza e serenità, ho imparato ad accogliere i cambiamenti che la vita e la musica ti danno senza pensarci troppo su.

Cosa stai cercando in questo momento con la tua musica? Ti senti libero di essere anche Arnaldo quando scrivi e canti?

Certo non posso andare contro a quello che sono e che amo fare, essere liberi nella musica è fondamentale sennò parliamo di un altro lavoro.

In questo 2023 ci auguriamo di sentirti suonare tanto tra le città italiane ma anche all’estero. Nei giorni scorsi hai infatti inaugurato la prima data europea di questo nuovo viaggio a Bruxelles. In primo luogo, ti chiedo com’è andata e le energie che hai percepito poi, oltre a questo, volevo sapere cosa ti porti dalle tue esperienze artistiche fuori dai confini italiani. Cambia il concetto e la visione dell’arte da nazione a nazione?

È stato bellissimo poter suonare di nuovo fuori l’Italia, Bruxelles ha risposto benissimo, il Piola libri era pieno, alcuni conoscevano già me e le mie canzoni, non me lo aspettavo, è stato un’emozione forte, spero di tornare presto. Penso sia fondamentale uscire dalla zona di confort ed essere curiosi di quello che c’è fuori, suonare in giro, conoscere gente nuova e diversa, fare esperienza all’estero è fondamentale, poi se si ha la fortuna e la possibilità di suonare è il massimo, penso sia il sogno di tutti riuscire a fare un giorno un tour europeo o mondiale.

“Good Music for a Good Cause” è lo slogan del Verona Digital Music Festival, evento che ti ha visto protagonista il primo aprile sul palco della città scaligera: quale dovrebbe essere per te il ruolo della musica nella nostra società?

La Musica, ma l’arte in generale dovrebbe essere una priorità per tutti, dovrebbe esser messa ancora più in cima tra le priorità nel nostro paese, stiamo facendo passi avanti, ma bisognerebbe fare di più secondo me.