Un mix di analogico e digitale che, sia nel sound che nelle immagini, racconta un nuovo capitolo di I’m Not A Blonde.

Una collezione di storie e suoni, a volte anche molto diversi tra loro. L’affrontare le proprie paure, quelle che a un certo punto nella vita vengono a galla e non possono più essere nascoste. Da qui il titolo del disco che deriva dall’espressione inglese ‘sweep under the rug’, ovvero nascondere sotto il tappeto qualcosa che non vogliamo mostrare e che solitamente crea imbarazzo.

Una riflessione, un percorso maturo, interiore, che si compie attraverso i nove brani. L’evoluzione delle I’m Not A Blonde prosegue quindi anche nell’ultimo studio album ‘Under The Rug’ uscito su etichetta Backseat/INRI/A1. Il concept che sta alla base si ritrova anche nell’artwork della copertina del disco realizzato da Studio Othertypes: un collage di differenti oggetti, colori, idee, un patchwork di immagini che, combinate tra loro, diventano qualcosa di nuovo. La paura, qui rappresentata dal nero, viene sconfitta con la sovrapposizione di immagini ed oggetti colorati, simboli astratti delle canzoni che, uno dopo l’altro, accompagnano il sound del disco, dal cupo iniziale, alla leggerezza finale. Un ritorno in grande stile che il duo arty-eletro-punk, formato da Chiara ‘Oakland’ Castello e Camilla Matley , vi racconta in esclusiva per B&S traccia dopo traccia e che proseguirà quest’inverno con una serie di concerti in Europa e in Italia che farà tappa il 20.10 al Mattatoyo di Carpi (lista completa a fondo pagina).

NO DRUGS

Questa è stata una canzone dalla lavorazione un po lunga, con varie fasi di arrangiamento prima di trovare la giusta quadra, che in realtà è arrivata solo a qualche giorno dall’entrare in studio . C’è un rapporto un po di “amore” e “odio con questo pezzo. Ci sono stati dei momenti in cui ci piaceva molto , altri in cui volevamo mollarla..alla fine ci siamo riappacificate, tanto da metterlo come primo brano del disco.

LATIN BOYS

Due estati fa ci trovavamo a Dublino per vedere un festival. Una sera, in un pub, ci siamo trovate “accerchiate” da due ragazzi irlandesi abbastanza alticci che si sono seduti al nostro tavolo. Questa esperienza ci ha portato a fare una riflessione sui diversi modi di approccio tra i ragazzi a seconda della cultura in cui si e’ cresciuti. Da qui è nato il testo di  Latin Boys .

Volevamo sentirci un po come Cindy Lauper in “Girls Just wanna have fun” ma la parte piû dark wave di noi ha abbassato il bpm rivelando un racconto in bilico tra ironia e la cupezza.

HAPPY FACE 

«C’è una maschera per la famiglia Una per la società Una per il lavoro E quando stai solo resti nessuno».

Luigi Pirandello

TOO OLD

E’ nata alla fine della scorsa estate, tutta di getto ,un pomeriggio, anche il testo. L’idea iniziale aveva un beat che andava al doppio del tempo ma non rispettava il giusto ritmo delle emozioni che contiene, cosí il nostro amico e batterista Leziero Rescigno che ha co-prodotto con noi l’album, ha trovato la chiave: dimezzare il tempo. Questa canzone parla della nostra paura di invecchiare, in particolare nel mondo dello spettacolo e della musica dove si “diventa vecchi” ma sopratutto “vecchie” molto in fretta.

ROMANTIK GIRL

E’ una canzone d’amore up-tempo e dall’attitudine punk. Riprende l’approccio di scrittura dei nostri primi pezzi: beat incalzante, riff di chitarra portanti e melodia diretta e asciutta, per noi è un singolo, forse in un altro paese o un altro pianeta.

SALON

Uno dei primi pezzi scritti e con il precedente condivide la stessa attitudine ma Salon è un po più pazzerello e ironico. Ci piaceva l’idea di aggiungere i suoni della natura per accentuare la stramba atmosfera del ritornello, sognante, in contrasto con quel “piano-sinth irritante” e puntuale.

NOT THAT GIRL

E’ l’ultimo pezzo che abbiamo scritto, in maniera molto diretta e spontanea. Anche il lavoro di produzione è stato molto veloce, forse perchè era già tutto chiaro: questa canzone canta forte e chiara 🙂 non c’erano dubbi sul da farsi.

ME JUST ME, YOU JUST YOU

Nata dal riff di Chitarra di Camilla al quale ha aggiunto un beat electro piuttosto rapido. Un mood sognante e melanconico, siamo quasi alla fine del disco che pezzo dopo pezzo racchiude una trama che racconta delle paure che a volte ci fanno perdere e dimenticare chi siamo, ma alla fine ci ricordiamo che ” we are always me just me and you just you”.

SIMPLICITY

Ultimo brano del disco e primo brano scritto. Anche se dalla prima stesura a quella finale è passato tanto tempo e molto è cambiato. Ha una struttura diversa da tutte le altre, parte con il ritornello sospeso nel tempo che dichiara con una voce quasi aliena la fine del percorso narrativo del disco e l’unica soluzione possibile: “get back to the simplicity of you and me”. Poi parte un basso e beat martellante. Due strofe una dopo l’atra con una piccola pausa in mezzo. il pezzo corre fino a rituffarsi nel ritornello che ora è retto da un beat al doppio del tempo. E ripete romanticamente lo stesso mantra in una coda che lentamente sfuma. Forse un pezzo difficile, meno pop ma uno dei nostri preferiti.

 

Foto credit @ Silvia Violante Rouge