Ispirati al film Under the skin di Jonathan Glazer per le scene nella stanza nera e a Gaspar Noé  per le riprese nel bagno, oggi entriamo nel backstage delle TRUST THE MASK e del loro ultimo videoclip di “Otaku”, per l’etichetta Bronson Recordings.

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Nella cultura giapponese, otaku è colui che diventa ossessionato da manga, anime, pupazzi simbolici e videogame, se ne appassiona a tal punto da voler dedicare interamente le sue giornate al gioco e alla lettura, immedesimandosi nei personaggi e nelle storie tanto da estraniarsi dalla realtà, perdendo il suo vero io.

Inizialmente il video avrebbe dovuto rappresentare in modo quasi didascalico l’immaginario tipico di un otaku. Ma assieme al videomaker Edoardo Bocchi, l’idea iniziale è stata modificata in uno scenario introspettivo incentrato sulla psicologia del personaggio, rappresentando visivamente quello che secondo le artiste accadeva dentro la sua mente: “Da qui nascono le scene dove questa presenza appare nelle varie stanze della casa, luogo in cui si è ritirata l’Otaku, alternate a quelle a sfondo nero, per rappresentare l’inconscio di qualcuno che non sa più chi è veramente”.

L’idea del “doppio” segue ovunque il personaggio principale, così come appunto le maschere che servono a nasconderne il volto. “Gli elementi del mondo immaginario si mescolano al mondo reale, c’è confusione in tutto questo, ma emerge la volontà da parte del personaggio di riprendere in mano la propria vita.”

foto di Isabelle Moro

foto di Isabelle Moro

 

Gli abiti sono stati fondamentali per veicolare il concetto alla base del video.

“Sono creazioni originali di Marta Martino e, il fatto che ricordino delle reti non è casuale. Fanno riferimento sia ai grovigli mentali di cui la protagonista è vittima che ai cavi utilizzati nell’ambientazione, che richiamano inequivocabilmente la tecnologia e il mondo dei videogame. In più ricordano delle armature in stile orientale, enfatizzando la lotta interiore tra personaggio e ossessione, come si vede nella scena di scontro finale. Le maschere invece, create da Elisa artigianalmente con bottiglie di plastica riciclata e rame, sono proprio l’oggetto che rappresenta la fissazione della protagonista oltre che le sue diverse personalità.”

La compenetrazione tra mondo reale e quello immaginario è una contaminazione continua. A renderlo ancora più evidente c’è il trucco del viso, disegnato dalla make-up artist Angie Angelson.

foto di Isabelle Moro

foto di Isabelle Moro

Quando il personaggio principale è sul letto, il suo doppio, che le fa indossare la maschera, la riporta nuovamente verso la sua ossessione. Nella scena del bagno, invece la lotta fra le due entità rappresenta il fulcro del brano: la volontà di reagire è il primo passo per tornare in connessione con la realtà.

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Quando poi abbiamo chiesto a Elisa e Vittoria di raccontarci qualche aneddoto accaduto sul set, ci hanno risposto così:

“Alcune scene sono state veramente difficili da girare dal punto di vista fisico. Eravamo in ambienti molto freddi (abbiamo girato a febbraio) ed eravamo coperte solamente da reti!

La scena dove Elisa danza tra i cavi attorno alla televisione e fa movimenti “scattosi” ed animaleschi, è stata la causa di uno strappo muscolare durato un mese, ma ne è valsa la pena!

Le scene nel bagno sono state le più lunghe e sofferte. L’acqua calda non funzionava e Vittoria si è ritrovata a dover stare in una vasca da bagno gelida per ore.

A parte questo è stato anche un momento di estrema impersonificazione, ci siamo calate moltissimo nella parte e ci siamo sentite davvero coinvolte emotivamente: quasi non ci riconoscevamo a vicenda quando eravamo sul set.

Cogliamo l’occasione per ringraziare anche Isabelle Moro per aver ripreso tutti i momenti di backstage più importanti e significativi.”