C’è già chi parla di disco italiano del 2017. Di sicuro è uno prodotto in prevalenza strumentale, con un respiro internazionale e difficilmente etichettabile con un genere. E proprio in questo sta la forza del trio Emiliano, nella loro originalità e capacità di miscelare in modo moderno prog/funk/electro/indierock creando un sound epico ed evocativo abbattendo ogni perimetro sonoro.

All’estero avete seguito e ottime recensioni, la scelta di ridurre al minimo l’uso del cantato è prettamente stilistica o anche per garantire internazionalità al progetto?

No, non c’è nessuna mossa per garantire più internazionalità al progetto. Direi che è una scelta stilistica che si è rivelata un punto in più a nostro favore per riuscire a costruire qualcosa fuori dall’Italia.

I vostri brani hanno un forte potere evocativo, riescono a creare immagini vivide e a far viaggiare con l’immaginazione attraverso paesaggi in movimento. I titoli sono una sorta di guida per l’ascoltatore? Un introduzione allo scenario in cui vorreste farlo immergere?

Intanto grazie per i complimenti! Più che una guida per l’ascoltatore, il titolo è un suggerimento: ti diamo una piccola immagine di partenza e poi ascoltando il brano decidi tu come colorarlo.

Ho trovato divertente l’idea di costruire ogni titolo con sostantivo e relativo aggettivo determinativo..
Esistono davvero le “Seven Cliffs” o il numero l’avete aggiunto in un secondo momento per meglio identificare la sequenza del vostro lavoro?

Scriviamo sempre prima la musica e a fine lavori vediamo che immagini ci suggeriscono i brani. In questo caso con Nights sono emersi questi 8 titoli che ci sembravano calzanti. Si è aggiunta poi la pensata dei titoli numerati per dare una maggiore continuità al lavoro, perché, lo ribadisco, è un disco da ascoltare per intero.

Tra le varie band a cui siete stati accostati per sound ed influenze ci sono anche i Chemical Brothers, ben lontani dal post rock dei vostri primi lavori. Quale credete sia la vostra canzone più adatta ad un remix e al dance floor?

Sicuramente più di un brano si potrebbe adattare a dei remix danzerecci. Per esempio 8 Dawns non sarebbe per niente male in salsa dub techno, come tra l’altro lo è già leggermente, o Two Sheeps stravolta e resa completamente eterea.

Il vostro sound live è diverso dal disco? Lasciate spazio all’improvvisazione o è sempre tutto ben concertato?

Cerchiamo di mantenere sempre un certo equilibrio tra improvvisazione e parti serrate. Come si può vedere dai nostri live, soprattutto la sessione ritmica tende spesso ad uscire dalla concezione canonica del beat per strizzare l’occhio al jazz.

Quanto lontano vorreste arrivare con il tour di “Nights”?

Più lontano possibile! Cercheremo di fare screscere sempre di più la nostra fan base in Europa. Stiamo lavorando anche a passaggi fuori dall’Europa, ma queste sono informazioni Top Secret!! Shhhh…