Elettronica coinvolgente, con melodie pop e sonorità analogiche, ritmiche lineari e incalzanti, bassi potenti e profondi.
Questi gli ingredienti contenuti in “finding knowing delight” disco che racchiude 6 brani  provenienti dai 3 ep precedentemente usciti, in un unico concept album ispirato alla fantascienza anni ’60 e ad Asimov, nonchè primo lavoro sulla lunga distanza per Francesco Sarcone in arte Sarc:o – musicista, produttore, sound designer, co-fondatore dell’etichetta Yalla Records e del progetto di musica e cucina Food Ensemble – co-prodotto da Emilio Pozzolini per Zeta Factory / Believe Digital.

Di creatività e cyberspazio, di live e dello stato della musica nel panorama Italiano abbiamo parlato con Sarc:o nell’intervista che segue, realizzata nelle stesse ore in cui è uscito, in  anteprima su Wired Italia, l’ultimo videoclip musicale del singolo Down cantato da Veyl – rivelazione nel panorama elettronico italiano – e realizzato, dal motion designer residente a Berlino Marco Bagni, con immagini riprese da un microscopio professionale Leica e digitalizzate in real time.

(Per immergersi a fondo nella dimensione e nell’immaginario di questo mondo lontano dall’occhio umano ne consigliamo la visualizzazione a 360°.)

IamSarco. Lo stai urlando forte al mondo?

Io sono uno che urla sottovoce diciamo… nel senso che non sono mai stato uno che ama fare rumore o mettersi in mostra, faccio quello che mi piace, ho un’identità forte e cerco di esprimermi con gli strumenti che ho a disposizione.

Finding Knowing Delight nasce da una frase di Asimov ma da te tradotto che significato assume.

E’ l’eccitamento che c’è nel viaggio, nell’esplorazione, nello spingerti dove non eri andato prima e vedere cosa c’è. Tutto il lavoro racconta questo mio percorso: ho aperto le porte al nuovo e ho cercato stimoli fuori e dentro di me, andando anche a indagare aree per così dire “pericolose”.

Ho seguito tutto il processo creativo e comunicativo del tuo nuovo album. Lo trovo curato in ogni suo dettaglio. Ti senti in un certo senso perfezionista?

Il perfezionista è spesso schiavo della propria ossessione, e ammetto che in passato ci sono scivolato dentro anch’io… in quel vortice che ti fa fare “snooze” e posporre sempre il momento in cui ti esponi, perché ancora il prodotto non è perfetto. Ora no, non sono un perfezionista, sono un professionista… faccio le cose al meglio, le curo come si meritano e soprattutto mi diverto.

Le grafiche legate al cyberspazio che importanza assumono nel tuo progetto?

Il mondo che ho voluto creare insieme a tutti quelli che hanno lavorato con me, è fatto di immagini, suoni, parole, armonie e tanto altro… quindi la suggestione visiva per me è importantissima e in questo lavoro ha un peso significativo.

 

E quanto sono stati altrettanto un valore aggiunto i featuring presenti nel tuo album, dalla produzione ai vocals.

Questo progetto è fatto prima di tutto dagli incontri, che negli ultimi due anni mi hanno cambiato, hanno influenzato la mia musica e il mio modo di concepirla sia live che in studio. L’album è frutto del lavoro di tutti coloro che hanno partecipato, scritto, prodotto, suonato e che ancora oggi viaggiano con me.

In attesa di rivederti sul palco, come si è evoluta la tua dimensione live da solista a band?

Ero stanco di suonare da solo, sentivo la necessità di tornare alla dimensione live più suonata, mi mancava “la botta” che senti sul palco quando basso e batteria spingono e sostengono il live.

L’evoluzione è stata naturale, così come è stato concepito l’album… e il metodo sempre lo stesso: chiudersi in sala prove e isolarsi per creare qualcosa di nuovo.

Come vedi la musica di matrice elettronica in Italia al giorno d’oggi, periodo d’oro dell’itpop.

Secondo me è un buon periodo, vedo tanto fermento, tanti giovani… e in mezzo non è raro vedere della qualità e della creatività. Basta

Vivi la musica con grande passione. Sogni e progetti concreti per il futuro?

Live! Adesso voglio concentrarmi sull’attività live che presto ci vedrà impegnati e di nuovo in viaggio.