“Sono incredibili!!!” esclama con enfasi una ragazza al mio fianco.
In effetti lo sono i Superorganism: indie-pop band numerosissima, formata da otto componenti provenienti da ogni parte del mondo (Londra, Australia, Nuova Zelanda, Giappone) che ora vivono tutti insieme nella stessa casa a East London – diventata ormai un vero e proprio studio operativo h24 –  e che, con la loro musica, riescono ad abbattere tutte le barriere culturali. Ognuno di loro ha un ruolo preciso e ben studiato, dando così l’impressione che ogni componente sia indispensabile, vitale, per il risultato finale di ogni singola canzone portata in scena al Circolo Magnolia, qui a Milano.

Coloratissimi, vivaci, solari, entrano sul palco con dei mantelli ricoperti di paiettes, delle palle luminose in mano, ed iniziano a cantare It’s All Good, primo brano dell’album di debutto, uscito il 2 marzo di quest’anno e che porta il loro nome.

“Good morning Orono, you are awake
The weather today is dark

Would you like to get up?
Or perhaps, do nothing, nothing

It is not an easy one

Scream, I just had a dream where my friends all dissolved away
Breathe, it’s all reality
I’m seventeen, still not over that dream”

Chi ti colpisce subito? La piccola “ragazzina” dalla personalità esplosiva. Orono Noguchi, soprannominata “OJ”, voce della band e autrice dei testi, teenager Giapponese e frontwoman del gruppo,  nata nel 2000 ma già un vulcano, si mostra sicura di se e orgogliosa di essere sul palco insieme alla sua band.

La scena è sua e completamente occupata dalla numerosissima band – un’unica creatura, nessun componente è diviso dagli altri, armonici, freak, genuini, freschi e con una gran voglia di divertirsi e far musica per il piacere di farla – che attacca con Everybody Wants to Be Famous e il pubblico esplode tra suoni digitali, grafiche ad 8bit.

“Feeling like a boss, and
Staring at the stars, it
Doesn’t matter the cost, cause
Everybody wants to be famous
I’m calling the shots, so
See you over at Mars, it
Doesn’t matter the cost, seems like
Everybody wants to be”

E quale brano è stato scelto per concludere il live? Something for Your M.I.N.D., non poteva esser diversamente.
Ultimo in questo caso ma loro primo pezzo che vide la luce quando Emily (produttrice, synths, coautrice dei pezzi) e Harry (chitarrista, produttore, coautore dei brani), allora componenti degli Eversons, band indie pop neozelandese; decisero di mandare il file di una canzone ad una loro internet friend giapponese (Orono), che in quel momento stava frequentato la scuola nel Maine, per farle aggiungere la parte cantata. Insomma fu così che questo brano divenne l’inno della band e l’inizio di un bellissimo, e spero lunghissimo, percorso.

“ Something for your mind (mind), mind (mind), mind (mind)
Something for your mind (mind), mind, mind (mind)
Something for your mind (mind, mind, mind)
(무엇인가 정신에 집어넣으세요) (마음에 어떤 것 필요합니까?)
Something for your mind (mind, mind)
(정신에 집어넣으세요) (정신에 집어넣으세요)
Something for your, for your M-I, M-I, M-I-N-D M-I, M-I, M-I-N-D “

Setlist

It’s All Good

Night Time

Nobody Cares

SPRORGNSM

Reflection on the Screen

The Prawn Song

Nai’s March

Everybody Wants to Be Famous

Smething for Your M.I.N.D.