A voler essere precisi questo non è un racconto dell’Ep traccia dopo traccia ma synth dopo synth, Daniele Sciolla (Anudo/Elephantides) con il’Ep Spin Of Synth, fuori via Elli Records, mette in luce il diverso modo di affrontare uno stesso stimolo: da un unico innesco sono stati prodotti risultati molto diversi a seconda delle diverse macchine utilizzate. “Spin” come la caratteristica fisica delle particelle elementari, qui immaginata connessa alle macchine analogiche in un continuo gioco di stratificazione e schiacciamento. In ogni traccia coesistono momenti di affollamento sonoro, in cui si sovrappongono decine di synth, ad altri di estrema solitudine, in cui si riconosce il timbro di un’unica voce.

Daniele con questo sesto lavoro in studio pubblicato a suo nome continua il suo percorso solista di Ep dedicati alla ricerca espressiva nel mondo dei sintetizzatori e si conferma vero e proprio scienziato del suono e della percezione, che si muove tra digitale, sintetizzatori analogici, elettronica e pop lunare. I suoi lavori sono stati scelti come colonna sonora da VOGUE Paris, Versace, Nitro Circus e Teton Gravity. Con i suoi diversi progetti ha all’attivo oltre 400 live in giro per l’Europa, tra cui all’Heineken Balaton Sound, Spring Attitude, YpsigRock, AMA music, A Night Like This festival e Sziget Festival.

 

Premetto che in ogni traccia ci sono molti sintetizzatori, di marca e modelli diversi, ma principalmente sono state utilizzati i synth che poi hanno dato il titolo alla traccia

POLY
In POLY ho usato principalmente sintetizzatori Korg: Polysix, Mono/poly, Poly61. Sono sintetizzatori costruiti negli 81/82, mi piace il carattere un po’ pungente di queste macchine, che trovo abbiano un suono più affilato e tagliente rispetto ad altre di quegli anni. Ho cercato di enfatizzare questo aspetto nella prima traccia, spingendo le macchine ai limiti e cercando di fondere il ritmo nelle note: tecnicamente quindi giocando sulla linea di confine LFO/VCO.

JUPITER
Qui invece principalmente c’è Roland: Jupiter4, Jupiter6 e Jupiter8. Come date siamo tra il 78 e l’83. In studio ho un Jupiter6, che è stato il mio primo sintetizzatore. Ne sono assolutamente innamorato e lo conosco bene, quindi direi che in questa traccia è il synth che prevale in assoluto. C’è più melodia e più sentimentalismo rispetto alle altre tracce dell’EP: lati chiari e scuri, note chiare alte e puntiformi che diventano distorsioni scure e lisce. Le saturazioni arrivano da effetti che ho in studio: moduli Verbos, Nu Tubescreamer e Russian big muff.

PROPHET
Come dice il titolo ho utilizzato principalmente la famiglia Prophet della Dave Smith: Prophet 5, Prophet 6 e Prophet 10.
Il Prophet 6 è stato il secondo synth che ho acquistato e che è entrato stabile nel mio studio, è molto recente: del 2015 quindi ha un suono molto preciso e pulito rispetto alle altre macchine che normalmente hanno 30-40 anni. Il Prophet 6 è un tributo al 5, che assieme al 10 è stato fatto tra il 78 e l’80 e la differenza in “esperienza” tra le macchine l’ho notata molto: una più giovane, fresca e reattiva, mentre le altre più “calde”. Mi è piaciuto accostarle in questa traccia.

CS
Yamaha. Il primo CS che ho suonato e registrato era allo SMEM in Svizzera: il CS-50. La playroom dello SMEM è una sala in cui ci sono diversi synth a disposizione. Ogni session è di circa 4h. Su ogni sintetizzatore mi sarei fermato giorni, erano tutte macchine interessantissime. Il CS-50 l’ho trovato un po’ difficile: non conoscevo molto la sua struttura e quindi ho agito in modo più intuitivo e senza sapere cosa sarebbe uscito fuori. Quindi l’approccio è stato più giocoso e questo si riflette in una traccia più scherzosa e allegra (non troppo).

ARP
Arp è una casa produttrice, non un modello. Purtroppo la casa è stata chiusa nell’81 quindi tutti i synth originali che si trovano sono antecedenti a quella data (Quadra, Odissey, 2600). Poi la Korg nel 2015 ha ripreso la produzione di nuovi synth dedicandoli a quelli storici. Anche in questo caso ho sempre interpretato i loro suoni come più taglienti e affilati. Lo stile compositivo quindi è simile a quello di Poly: pungente e sperimentale.