Sciogliersi un po’, è l’ultimo singolo dei The Heron Temple. Il brano, accompagnato dal videoclip ufficiale con la regia di Duilio Scalici x Guernica Film, è un nuovo capitolo di cantautorato electro-pop che fonde movenze elettroniche e giri di chitarra, per chi ha sognato almeno una volta di perdersi con qualcuno che si ama, per chi adora ballare sulle canzoni tristi e per chi, forse, gode anche a litigare.

Il duo dopo l’esperienza nel 2017 a X Factor (sotto la guida di Manuel Agnelli) percorre l’intento di unire la passione per il soul, blues ed il rock del passato con la più moderna musica elettronica. Oggi ci raccontano le loro influenze musicali attraverso il personale #gimmefive:

 

Arctic Monkeys – I wanna be yours
Andamento lento e malinconico, slapback tipico di Turner che in questa canzone tira fuori al meglio tutti i colori dal suo timbro baritonale. Una travolgente e romantica dichiarazione d’amore che prende spunto da una bellissima poesia di John Cooper Clarke. In qualche modo gli Arctic Monkeys sono stata una continua ispirazione per noi, non solo per il sound che li ha resi riconoscibili e spartiacque nel rock mainstream, ma anche per l’attitudine “cool” che ti fa letteralmente pendere dalle labbra di Alex Turner.

Micheal Kiwanuka – Black man in a white world
In questa canzone sono presenti moltissimi ingredienti che ci piacciono e che fanno parte del nostro background. Inizio molto scarno e minimal a tinte gospel con protagonisti voce e claps, scorrono i secondi e si sviluppa sempre meglio con l’ingresso di chitarre funk ipnotiche che ripetono sempre lo stesso giro, percussioni afro, controvoci riverberate e archi. Un bellissimo manifesto di black music dei giorni nostri che racconta la tristezza e la frustrazione di essere uno dei pochi ragazzini di colore di Muswell Hill (Londra) e la sensazione di non essere mai a proprio agio in una società per bianchi.

Luigi Tenco – Vedrai vedrai
Capolavoro senza tempo di Luigi Tenco, il brano che ancora oggi riesce a descrivere una situazione sociale molto diffusa, ovvero lo stato di ansia che pervade molti giovani nel vedere scorrere il tempo, senza essersi ancora realizzati.

È dedicato alla madre che l’aveva cresciuto da sola e che avrebbe voluto per lui un avvenire sicuro La sua preoccupazione era quella di deludere la madre per aver cercato di seguire, senza troppo successo, la sua vocazione artistica e musicale ma nonostante questo rimane viva la speranza che perseverando un giorno tutto possa cambiare

“Vedrai, vedrai, che cambierà, forse non sarà domani ma un bel giorno cambierà”.

Lucio Dalla – L’anno che verrà
L’anno che verrà è una di quelle canzoni che troppo spesso passano nel dimenticatoio, venendo declassata in “canzone da Capodanno”, al pari del Samba Megamix con trenino annesso. La potenza poetica di Dalla si insinua tra le melodie di una canzone apparentemente leggera, ma in grado di colpire con un pugno allo stomaco l’ascoltatore più attento.

“Vedi caro amico, cosa si deve inventare, per poter riderci sopra, per continuare a sperare?” ribalta completamente la visione del futuro cantata fino a quel momento, con quell’ironia pungente ed amara tipica di Lucio. Un Maestro che ha scritto dei capolavori così alti che si dovrebbero parafrasare a scuola, un po’ come si fa per Leopardi o Foscolo.

Edoardo Bennato – Non farti cadere le braccia
Vincent ha sempre amato il cantautorato sincero e verace di Bennato e quando ci siamo ritrovati ad aprirgli un concerto ci siamo resi conto della forza espressiva di questo artista, che con una chitarra, una grancassa e la sua voce teneva in pugno migliaia di spettatori. Non farti cadere le braccia è un po’ l’inno di chi è costretto ad uscire dalla comfort zone per realizzare i sogni; l’inno di chi lascia casa, famiglia, comodità e certezze per inseguire il sogno. I momenti di sconforto sono umani e quando si tocca il fondo si scoprono energie di cui non si conosce l’esistenza. Quindi “non farti cadere le braccia, corri forte, va’ più forte che puoi, non arrenderti né ora né mai”.