Il ritmo è l’assoluto protagonista che unisce i diversi mondi e suoni dei Rumba de Bodas che, dallo scorso 3 marzo con una enorme festa all’Estragon di Bologna e dopo aver concluso un primo tour mondiale che li ha visti suonare oltre a Madrid in Spagna, anche in Sud America attraverso Colombia, Cile, Argentina e Brasile (grazie al sostegno di Italia Music Export), continuano a presentarci dal vivo il loro nuovo album “YEN KO” uscito per Rubik Media. Giovedi 18 maggio saranno infatti al BIKO di Milano per poi imbarcarsi in alcune date in UK (Munchester, Bristol, Liverpool) dal 24 al 28 maggio.

I Rumba de Bodas sono una moltitudine di colori, suoni, lingue, geografie, generi musicali, passioni. Sono un gruppo, un collettivo, sono donne, uomini, animali, creature immaginarie e reali, che ci ricordano che la musica ha grandi poteri, che non sono quelli misurati dai profitti o dagli streaming. Le loro canzoni partono dal mondo reale per arrivare a un mondo possibile, dall’individuo per abbracciare l’intera comunità. “YEN KO”è il contenitore caleidoscopio della moltitudine dei Rumba de Bodas, con un suo sound contaminato: la potente voce di Rachel Doe si fonde con sezioni di fiati afro-funk, i ritmi incalzanti creano un’atmosfera coinvolgente, mentre flussi elettronici sintetizzati danno colore alla musica grazie alle collaborazioni con il musicista maliano Kalifa Kone, l’artista italo-nigeriano Devon Mile e infine con la band cilena Newen Afrobeat, che amplia ulteriormente il ventaglio di sonorità proposte. Ce lo raccontano traccia dopo traccia e ascoltarlo significa viaggiare con loro e riscoprire il senso più profondo del nostro sentirci vivi.

Todo Mundo
L’idea del pezzo nasce dal batterista che da anni studia i ritmi della musica Nord Africana, che ritroviamo anche nel brano Isole. L’ispirazione viene dal batterista algerino Karim Ziad, un mago dell’incastro del tempo in 3 e in 4, motivo che ritroviamo all’interno del brano. L’idea era quella di creare un brano che sapesse di ancestrale grazie ai ritmi d’Africa, ma che allo stesso tempo si collegasse al moderno, attraverso sonorità più elettroniche e costruite. Il tema fiati è incalzante e trionfale, la costruzione distesa del brano richiama l’idea di un viaggio musicale, in cui prendersi del tempo per ascoltare. L’obiettivo è avvicinare sonorità distanti non solo geograficamente ma anche nel tempo, e creare un viaggio all’interno del brano. E il testo è un inno del proprio sé: la consapevolezza della propria situazione, la denuncia, la riscoperta e infine la speranza per un futuro migliore, più libero. Il tema della libertà è richiamato più volte e in lingue diverse, il portoghese e il francese, a simboleggiare la portata universale del messaggio.I’m a Mess
La canzone porta il messaggio ironico e iconico che tutti sono un disastro, e va bene così!
Al giorno d’oggi è accertato che tutti in qualche modo hanno a che fare con l’ansia e sebbene continuiamo sempre a crescere e cerchiamo di fare del nostro meglio, non possiamo fare a meno di innamorarci delle cose più facili e finire per stressarci. Chi non ha mai lasciato le chiavi dentro casa, ha detto ad alta voce qualcosa di imbarazzante o semplicemente non rientrava nello stereotipo del “normale essere umano”? Immaginiamo almeno 8 miliardi di noi!
Ma hey, quando ti rendi conto che nessuno è perfetto, vivi una catarsi: tutti sono un casino!
E cantarla più e più volte, mentre si è trasportati da questo ritmo elettrico ed edificante, potrebbe essere la migliore terapia.

Fête des Mouvements
Il brano è dedicato ad un corso di danza chiamato “Danza l’Africa”, per cui il bassista fa da musicista resident da diversi anni.
Osservando le ballerine è cresciuto il bisogno di mettere in musica tutto quello che le ballerine, i movimenti e la danza in generale riescono a  trasmettere. Il movimento viene inteso come energia, come conoscenza del proprio corpo e del proprio essere. La danza diventa il modo/la strada per connettere se stessi con il mondo, con le sue energie e con le altre persone senza il bisogno di parlare. E’ in tutti i sensi un linguaggio universale.
Questo brano è una dedica a tutti coloro che sentono dentro loro stessi un bisogno primordiale da onorare e a cui dare vita.
Dal sound del reggae moderno di band come Easy Star All Stars e Pitura Freska l’ispirazione primaria viene dai grandi pilastri e creatori di questo genere, come Toots & The Maytals, Clinton Fearon, Burning Spear. Il sound roots incontra i Rumba che, rimanendogli comunque fedeli, gli danno la loro interpretazione.

Isole
Ispirato alla vita della cantante del gruppo Rachel Doe – figlia di un immigrato ghanese, ma cresciuta in Romagna con la sua cultura contraddittoria, a metà tra la diffidenza e il pregiudizio dell’“estraneo” e la mentalità ospitale dei residenti – il brano affronta il tema dell’accoglienza e del “diverso” ponendo l’accento sul periodo storico attuale caratterizzato da una generale regressione umana. Le “isole” sono quegli atolli mobili e pericolanti su cui migliaia di migranti si affollano in cerca di salvezza attraverso il mare, ma sono anche metafore di solitudine, quella condizione che l’uomo, soprattutto se diverso, vive quotidianamente. L’ispirazione musicale viene dal Nord Africa, dai suoi ritmi che giocano con incastri di tempo e chitarre e linee di basso incalzanti. La contaminazione elettronica dei synth e l’aggiunta della sezione fiati crea un’atmosfera onirica ed epica, che si scontra con la cruda realtà del racconto sulla crisi migratoria del Mediterraneo: una contrapposizione che contribuisce a denunciare l’assurdità di questa realtà crudele, lo screzio tra ciò che dovrebbe essere e ciò che in realtà, purtroppo, è.

Chale ft. Newen Afrobeat
Chale rappresenta la nostra indole, il modo in cui ci rapportiamo al mondo. Il messaggio che vogliamo trasmettere é quello di non farsi mai imporre niente da nessuno, ma di fare in modo che le nostre tempistiche vengano rispettate. In questo caso, facendoci trasportare dalla musica, siamo riusciti a registrare una canzone insieme ai nostri amici cileni Newen Afrobeat. Un´esperienza unica, considerando che non ci eravamo mai visti prima. Tra di noi da subito non ci sono state barriere, la lingua della musica ci ha unito subito e siamo riusciti a realizzare questo inno alla libertá.

High Life ft. Devon Miles
High Life è un inno alla spensieratezza, alla gioia e al volersi divertire liberamente senza temere il giudizio altrui.
L’effetto del brano è mettere l’ascoltatore a proprio agio e fargli provare quel brivido di eccitazione che si prova quando ci si prepara a passare una nottata di baldoria con gli amici.
Le contaminazioni musicali sono diverse: le ritmiche afro, che richiamano il genere così detto “high-life” Nigeriano, si mischiano con le atmosfere più electro del ritornello per poi passare ad un intermezzo hip hop condito da un pizzico di psichedelia. Il tutto arricchito da delle melodie sognanti dei fiati, il moderno fraseggio vocale della cantante Rachel Doe e il flow inarrestabile di Devon Miles, qui in veste di MC.

Krabu ft. Kalifa Kone
Un inno alla musica africana, un inno alla vita, che trasmette un senso di movimento e calore.
Krabu è un brano potente, scritto dal bassista Giacomo Vianello Vos, e significa momento di condivisione, musica e festa: concetti cardine della storia della band che, con questo brano, tenta di farli vivere all’ennesima potenza.
Il brano cerca di racchiudere quanti più sapori africani mischiati insieme, dalla Tanzania al Mali, dal Madagascar alla Guinea Bissau. Sette minuti di musica non stop per un viaggio musicale senza sosta alla scoperta del continente nero. Ritmo,  melodie e arrangiamenti incalzanti trasportano subito l’ascoltatore in luoghi caldi e potenti, vivi, e rimanere immobili sarà un’impresa ardua. Il testo è un messaggio dedicato ai bambini, che riescono a prendere la vita, scoprirla ed assaporarla al massimo, e su come gli adulti possano imparare tanto da loro. Krabu trasporta un messaggio di amore verso la scoperta verso una visione del mondo mai scontata e attraverso occhi diversi. Il brano vanta la straordinaria collaborazione con il polistrumentista maliano Kalifa Kone alle percussioni: djembè, shaker e tamburi bassi.

Kalahari
Un omaggio alla savana e alle foreste, ai deserti e ai grandi spazi sconfinati di terra rossa africana.
Dolcezza e calore, Kalahari è nostalgia e passione: verso un qualcosa che ci ha colpito e che ci portiamo dentro, consapevoli che ciò che viviamo ci modella e ci rende ciò che siamo. Un brano di world music in cui per una volta troviamo il basso in prima linea, che lascia però ampio spazio alle voci e alle chitarre. Pensato come brano di chiusura dell’album, si ispira al duo francese Deep Forest, e ai grandi cantautori africani come Geoffrey Orema, Fatturata Diawara, Oumou Sangarè.