C’è musica fatta per viaggiare, ci sono viaggi fatti con la musica e poi c’è il nostro format in cui una band ci racconta un viaggio passando per le canzoni che ne sono state la soundtrack.

Gli INUDE, dopo averci rivelato i 5 pezzi più significativi per la loro vita e per la carriera della band, hanno pubblicato a dicembre Clara Tesla, via Oyez!, miscelando new soul, pop e malinconia in un elettronica calda e raffinata. Un disco da ascoltare in loop  che li conferma tra le migliori e più esportabili band della scena italiana come confermano i loro concerti in giro per l’Europa.

“Viaggiare ci arricchisce, ci cambia, ci può curare e ci migliora a prescindere da dove vai, anche se non ce ne accorgiamo nell’immediato.
Quello che racconteremo è un viaggio fatto durante una parte del nostro primo tour, nel 2017. Non era la prima volta che suonavamo fuori dall’Italia ma era la prima volta che partivamo da Lecce in auto, una Fiat Multipla del 2005 (ci teniamo a specificarlo). Il conto totale dei chilometri da percorrere tra andata e ritorno era di “soli” 5.000 km, facendo tappa in Olanda, Belgio e Germania: sapevamo che sarebbe stata una bellissima avventura. Per l’occasione pensavamo che sarebbe stato interessante avere con noi qualcuno che potesse documentare il tutto, per cui abbiamo chiesto a Gianvito Cofano (metà degli Acquasintetica) se avesse voglia di avventurarsi insieme a noi in questo lungo viaggio accompagnato dalla sua fedele fotocamera e così è stato, non se l’è fatto chiedere due volte.”

Sufjian Stevens – Should have known better
UTRECHT

Attraversare la Svizzera e la Germania prima di arrivare in Olanda è stato suggestivo grazie ai paesaggi cangianti, e una volta arrivati ad Utrecht si respirava subito un’aria diversa. Il nord è rinomato per essere freddo, ma la caratteristica delle case olandesi è che ti lasciano la possibilità di sbirciare al loro interno e che puoi quasi sentire il calore del legno e delle tisane fumanti, o il profumo della cannella. Ci è stato detto che se  si vuole visitare l’Olanda al di fuori del caos metropolitano di Amsterdam si può godere della tranquillità di Utrecht, tipica ma viva al punto giusto grazie alle numerose università. I tre giorni passati lì prima di suonare ci hanno aiutato a sentirci a nostro agio e la data è andata molto bene, il pubblico nord europeo è attentissimo e predisposto all’ascolto della nostra musica. Un sogno che si avvera. Nota simpatica: il giorno prima della data ci ha ospitato BALU, il dj che apriva e chiudeva la serata, il quale ci ha invitati a casa sua con la scusa di una birra. Bene, i ricordi di quella sera li ho grazie ai video ultra psichedelici di Gianvito, perché i ragazzi sono ben assortiti di artiglieria pesante e con tre tiri e qualche birra sei fuori come un balcone. Ci siamo divertiti.

Ten Walls – Walking with Elephants
AMSTERDAM

Anche se non facciamo musica da dancefloor non significa che non ci prendiamo bene con la cassa dritta!
Tra Utercht e Amsterdam la distanza in auto è poca, e una volta arrivati lì lo stacco tra le due realtà è netto. In quei giorni si teneva l’Amsterdam Dance Event, per cui si respirava un’aria decisamente frizzante. In meno di 24 ore è difficile godere a pieno della città,  per questo dopo aver suonato il nostro live a mo’ di showcase in un posto molto carino in centro ci siamo sparati 6 km di camminata, cercando di vedere quante più cose possibili prima di rimetterci in viaggio. Per dare un senso a quello che Gianvito catturava con la sua camera eravamo alla ricerca di persone che ci raccontassero delle storie e ci siamo fatti incuriosire da un uomo sulla sessantina incrociato per strada, che ci ha raccontato una storia molto forte di quando viveva in Africa. Sterminarono un intero villaggio davanti ai suoi occhi da ragazzino innocente e la cosa che lo colpì è che non risparmiarono neanche il cane del villaggio, ferendolo a morte senza pietà. Non è stata una bella storia, ma capire quanto la realtà sia crudele in varie latitudini del mondo ci fa capire quanto siamo fortunati a godere di un certo tipo di libertà e sarebbe bene non dimenticarlo mai.

Inude – By the Ocean
BRUXELLES

Ci auto-citiamo non per essere autoreferenziali ma perchè in quel periodo eravamo alle prese con produzione di “Clara Tesla”, ascoltavamo spesso i nostri pezzi in viaggio pensando a come si sarebbero evoluti al nostro ritorno.
Anche da Bruxelles siamo passati per meno di 24 ore, e il live che avremmo affrontato era di un certo spessore: eravamo in apertura al concerto di Samuel dei Subsonica, in occasione del suo tour europeo. Inutile spiegare cosa si prova a condividere il palco con persone del genere, l’emozione è enorme e quando poi arrivano apprezzamenti sinceri senti che forse tutto quello che stai facendo non è vano e ne esci più vivo, più energico e positivo. Purtroppo non abbiamo visto nulla della città che fa da epicentro europeo, è stata una toccata e fuga perché il giorno dopo ci aspettavamo giusto 8 ore di viaggio per arrivare a Berlino, il punto più a nord mai raggiunto dalla nostra Multipla.

David Bowie – Heroes
BERLINO

Berlino è stata la casa di molti artisti che hanno lasciato un solco profondo nella storia della musica, Bowie e il suo periodo Berlinese ci hanno regalato perle che non tramonteranno mai.
Arrivati a Berlino in fretta e furia abbiamo tirato fuori gli strumenti e abbiamo montato tutto per il live che avremmo suonato le stessa sera. Cotti e distrutti dal precedente concerto e dal viaggio abbiamo portato a casa un bel ricordo del pubblico berlinese, il posto in cui abbiamo suonato era un live pub in un basement di Kreuzberg ed è stato un tuffo di testa nel cuore culturale della città. Siamo rimasti a Berlino per 4 giorni dopo il live, per questo abbiamo potuto godere a pieno di quello che la città offre. La cosa meravigliosa è che la storia di Berlino la senti molto forte ancora oggi, così come si sente la voglia di andare avanti e non fermarsi più. L’arte e la cultura sono in primo piano e le nuove generazioni plasmano e portano avanti questa gigantesca metropoli che offre tantissimo.

Lu Giustacofane – CGS Canzoniere Grecanico Salentino
LIPSIA

Il cognome di Gianvito è “Cofano” e il nostro Francesco super simpatico cantava di continuo questa canzone per l’assonanza tra il titolo e il suo cognome, per l’appunto.
Non sapevamo cosa aspettarci da Lipsia ma qui la storia è stata a dir poco esilarante.
Intanto il posto in cui dovevamo suonare era fantastico. Un edificio risalente al comunismo riqualificato (in minima parte) da un’associazione che si definisce così: “KulthuM is a non-commercial vegan feminist cultural safe space”. Poco dopo essere arrivati le ragazze che gestivano il posto hanno fatto capire come stavano le cose a noi quattro sporchi e puzzolenti uomini del sud Europa, chiedendoci con aria poco amichevole chi si fosse masturbato in bagno lasciando tutto sporco. Eravamo impietriti e sconvolti perché nessuno di noi si era masturbato in bagno e solo dopo ci hanno fatto capire che volevano “spaventarci”, ce l’avevano quasi fatta. Il live è andato benissimo e le simpaticone si sono rivelate davvero delle splendide persone. Ma il bello deve ancora arrivare, perché quella notte siamo riusciti a metterci nei rispettivi letti dell’albergo alle 5 del mattino, con un viaggio verso Milano da affrontare. In sostanza ci erano state date le chiavi magnetiche per l’accesso in albergo e nelle stanze che non erano mai state attivate e nessuno rispondeva a nessun numero d’emergenza. Dopo un’ora e mezza di attesa ce ne sono spettate altre due, perché l’unica soluzione plausibile era quella di far intervenire le forze dell’ordine. Così, dopo 2 ore passate in compagnia degli agenti tedeschi a girare in questo albergo labirintico, il custode è uscito fuori dal suo stanzino, anche mezzo infastidito perché si era svegliato nel cuore della notte, e ci ha accompagnati nelle stanze. La nota buffa è che Gianvito, distrutto, si era arreso addormentandosi sui nostri borsoni poggiati davanti la porta delle nostre stanze in attesa della polizia, quindi vi lascio immaginare le reazioni di tutti guardando quella scena. Esilarante.