C’è musica fatta per viaggiare, ci sono viaggi fatti con la musica e poi c’è il nostro nuova format in cui un musicista ci racconta un viaggio passando per le canzoni che ne sono state la soundtrack.

Testacoda è un cantautore classe 1994 di base a Milano e con il suo primo EP “Morire va di moda” (clicca per ascoltarlo) uscito per Digitale 2000 provoca schiettamente l’ascoltatore facendo emergere la criticità delle vite in questo periodo storico in cui viviamo. Attraverso una passeggiata solitaria in una metropoli illuminata dai soli lampioni, Testacoda ci porta a fare un giro dentro il suo universo emozionale, fatto di amore e ironia. Il suo stile è un ibrido tra rap e pop e nel suo EP ci parla di heartbreak, quando l’amore finisce e ti rendi conto di quanto male stessi all’inizio e devi riabituarti a quello che eri prima. Giorno dopo giorno magari deviando il tuo cammino dai soliti percorsi, magari facendo un viaggio.

Lost – Frank Ocean
Perché mi sono fatto tirare in mezzo dal titolo e perché è bellissima

Comincerei dal fatto che sono partito da solo e nel mio bagaglio di esperienze il viaggio dall’altra parte del mondo in solitaria mancava. Detto questo le mie aspettative erano buone ma non stellari, ero sicuro che ad un certo punto la noia e la solitudine avrebbero vinto, anche solo per qualche ora.
Mi sbagliavo e mi sbagliavo di grosso, viaggiare da solo è stata una delle 3 esperienze che più potrebbe avermi cambiato come persona (le altre 2 non le potete sapere chiaramente) e una sorpresa incredibilmente gradita se dovessi tener conto che noia e solitudine, se unite al fatto di trovarsi appunto dalla parte opposta del globo, sarebbero potute diventare un ostacolo non indifferente tra me e il godermi questa vacanza. Sono partito senza un vero motivo se non quello che, nel 2018, a parte 5 giorni al mare nelle Marche, non ho fatto vacanze e per una questione di principio dovevo recuperare il tempo passato a Milano, nella mia stanza.

See her out – Francis and the Lights
Perché il mood esplorazione che avevo a Tokyo si sposava bene

A Tokyo c’ero già stato, non è la prima volta e diciamo che secondo me mi sono innamorato. Non ho girato il mondo intero però ne ho viste di città e questa la supera tutte, posso solo provare a spiegare la sensazione di tornare a Shibuya dopo quasi 2 anni e pensare “finalmente a casa” che lo so, sembra una cosa che direbbe una travel blogger un po’ sfigata, ma per questa città funziona davvero così. Bellissimo, l’euforia di essere tornato nella città che io definisco come una seconda casa a mezzo mondo di distanza non ha pari credo.
A Tokyo piove quando atterro, l’atmosfera è surreale perché da un lato il mal tempo mi crea non poche difficoltà ma dall’altro mi fa sentire all’interno di un film, vedere i vicoli con le luci al neon che riflettono sull’asfalto bagnato è una visione decisamente romantica e io, se non si fosse capito, sono un gran romanticone. La mia vacanza si basa su un semplice principio, fare quello che mi va di fare senza curarmi di niente e di nessuno, non mi voglio sentire in obbligo di visitare determinati luoghi solo perché “devi” vedere quel tempio e perché “devi” visitare quel museo. Io quelle cose le ho già viste e questa settimana la voglio vivere come farebbe un universitario con una settimana senza lezioni.

Non me lo ricordavo – Mesa
Perché l’avevo appena scoperta e quando dice che arriva una notizia speciale mi vengono i brividi

Tokyo posso dire di averla vissuta senza molti di quei filtri che un cappellino e una mappa da turista ti mettono davanti agli occhi, ho mangiato da solo in bettole misteriose nascoste tra vicoli ancora più misteriosi, ho comprato vestiti fatti a mano senza scontrino (esperienza mistica per un paese come il Giappone), ho fatto amicizia con un rapper del posto e ho pure avuto un appuntamento galante tra i palazzi di harajuku, tutto in meno di 10 giorni. Fa poi sempre bene essere ospite di qualcun altro, andare in un paese in cui sono io quello “diverso” mi ricorda come gira il mondo, ogni volta che il posto di fianco a me sulla metro era vuoto, così rimaneva finchè non mi alzavo io (posso assicurarvi che nella metro di Tokyo un posto a sedere vale molto).
Vagare per un città che al momento in cui sto digitango queste lettere conta 14M di persone al suo interno, da solo, mi da una sensazione di libertà assoluta, di essere parte di qualcosa ma allo stesso tempo poter decidere di fare un po’ quello che voglio. I ristoranti sono pieni di persone che mangiano da sole, è la normalità e sentirsi soli diventa molto più difficile.

Pay no mind – Beach House
Perché spacca un botto

Adesso a me piacerebbe arrivare a un punto di questo mio racconto, vorrei parlare di come un paese conservatore come il Giappone nasconda al suo interno una pratica d’innovazione incredibilmente interessante, mi piacerebbe parlare un po’ della cosa che più adoro di questo paese, le sub-culture che impregnano il sottosuolo di Tokyo e i ragazzi che le fanno nascere e crescere. A Milano non esco mai a fare shopping, mi annoia terribilmente, esistono 4-5 negozi in cui trovare delle cose interessanti e quei negozi non sono un granchè. Stessa cosa per la vita notturna, qua le serate appetibili credo scendano a 2 e, come sopra, non sono poi questo granché. La lista potrebbe proseguire, possiamo riassumere questo mio sentimento negativo dicendo che a Milano non esiste una grande varietà di realtà giovanili interessanti e/o innovative. Tokyo d’altra parte vive di questo, i negozi di vestiti sono per la maggior parte brand indipendenti che nemmeno hanno un sito internet per intenderci, negozi a tema che vivono del fascino della sub-cultura a cui fanno riferimento e una quantità infinita di negozi vintage, diversi ognuno per stile che rappresenta. Mi è capitato più di una volta di sentire della musica punk uscire da un negozio, sporgermi e vedere poster dei black flag alle pareti, commessi vestiti come crust-punk e una marea di abiti che andavano a completare quell’estetica incredibile. In quel momento ho pensato: <<mi va di comprare qualcosa di questo genere?>>. La risposta è stata quasi sempre si ed entrando non sono rimasto deluso. Sapete qual’è la cosa più bella? che dal negozio immediatamente di fianco usciva invece musica di Bob Marley, il commesso aveva una cuffia gialla verde e rossa, e i vestiti erano tutti usciti da un mercatino giamaicano. Tutto questo coesiste e si unisce per formare un’esperienza incredibile, molto diversa da una camminata tra le stradine di una qualche zona di Milano dove di posti interessanti si fatica a trovarne.
Questo esempio si estende a qualsiasi altra cosa, brand, cantanti e persino ristoranti o chioschetti street food indipendenti che decidono di immettersi nell’onda culturale che più gli si addice ed effettivamente un mercato lo trovano, questo rende la città brulicante di cose interessanti e sempre varie, le persone si interessano a queste culture perchè sentono che posso effettivamente scegliere di seguirle ed arrivare ad un risultato. La cosa che più mi atterrisce della città in cui vivo è la mancanza di voglia di sperimentare, la consapevolezza che se ti sporgi hai il rischio di cadere e tutti te lo faranno pesare, ma se per caso dovessi riuscire a spiccare il volo allora, solo allora, sarai diventato ufficialmente un visionario.

Elusive – Arbour
Perché ci ho scritto 3 canzoni sopra tipo e mi sa che non ne uscirà nemmeno una

Io dico sempre che a Milano sei un coglione finché non diventi il capo e sono sicuro che questo vale per la maggior parte delle città del mondo, l’unica in cui questa sensazione sparisce completamente è proprio la bella Tokyo, dove anche se non sei ancora il capo puoi far parte di un ecosistema che ti sprona a diventarlo.
Detto questo posso dire che la settimana da solo nella capitale è stata una delle 3 settimane più belle della mia vita (le altre 2 non le potete sapere chiaramente) e che per un po’ di tempo appena ne avrò la possibilità avrò l’estrema spinta di tornarci, invito tutti a viaggiare da soli perché al contrario di quello che si pensa prima della partenza, è una delle esperienze più belle, divertenti e allo stesso tempo formative che si possano fare, la solitudine si combatte con la voglia di conoscere posti e persone nuove e per sentire gli amici se vi dovessero mancare potete sempre fare una bella videochiamata che tanto fidatevi che alla fine rosicano tutti quando vedono quei palazzi.