Lontana dall’intento di scrivere un masterpiece della letteratura italiana, ho voluto comunque riprendere dal buon vecchio Thackeray (e non da Marchetti, attenzione) la serialità delle narrazioni che si susseguono in Vanity Fair e su quella falsa riga costruire un altro tipo di storie.

Anzi, più che storie, le mie vogliono essere delle immagini che cercano di legare alla musica di un brano le sue possibili evocazioni di ambito stilistico, tale che, in questa fiera della vanità, a sfilare siano gli artisti vestiti delle loro note, dei colori invisibili che solo con un orecchio attento si possono percepire.

Sulla passerella della vanità, lasciamo che a succedersi sul catwalk (di artisti e musicisti), sia invece la nudità dell’indie.

Tripolare, Coccinelle nere

La conformazione somiglia proprio a quegli animaletti con la corazza, ancora meglio se somiglia ad una Coccinella nera, che da quanto ci canta Tripolare, nel suo nuovo singolo dalle reminiscenze dubstep, sembra essere anche un portafortuna. Capelli a punta e occhiali a mosca sono i due pezzi forti di un artista che non fatica a farsi strada tra le nuove uscite di questa settimana.

Gregorio Sanchez, Nelle parole degli altri

Sono le parole degli altri a fare da vestito al nuovo singolo dell’artista bolognese Gregorio Sanchez (foto di cover), e in modo particolare quelle dei nostri genitori. Partito tutto da una scritta sul muro che recitava “Prima di nascere, esistevamo nelle parole dei nostri genitori”, ecco che Nelle parole degli altri prende forma e si concretizza tra arpeggi e synth dal retrogusto vintage, che ci prendono e ci trascinano come dentro uno wormhole.

Soloperisoci, Dipendente

Pandina anni Novanta, giacca in daino scamosciata, rayban classici a lenti scurissime. Non stiamo assistendo ad una riunione di partito, ma in un certo senso stiamo pur sempre parlando di qualcosa che vale “solopersoci”, come il nome della band che ci fa ascoltare il suo nuovo singolo, “Dipendente”: tra una pop wave e una chitarra distorta, i Solopersoci mettono insieme il cantautorato italiano e la sperimentazione (davvero) indie oltreoceano.

Fanali, Shidoro Modoro

Più che un semplice album, “Shidoro Modoro” somiglia ad un lungometraggio, di cui ogni brano scandisce le scene di un film che però non è stato mai scritto. Ed è per questo che di questo disegno più mentale che visivo, l’unica rappresentazione plausibile è data da ombre, volti sfocati, riflessi di fiori distorti dal movimento dell’acqua. Una dimensione di trance in cui solo un progetto come Fanali può farci entrare.

Merli Armisa, Alme

Volti nascosti, corpi messi a nudo e corde che cingono le caviglie pronte a valicare nuovi orizzonti. “Alme” è il nuovo singolo dei Merli Armisa, costola distaccata (e forse nemmeno troppo) dall’album “Lleb”, pubblicato lo scorso anno. “Alme” rappresenta il coraggio di mettere al mondo un lavoro (che poi è anche un figlio) in un mare magnum di pubblicazioni settimanali. Eppure è proprio in tutto questo nero che le perle si riconoscono meglio.

Dead Cells Corporation, Make music

Un trio, una corporation per essere più accurati, che cattura la nostra attenzione per stile irriverente e provocatorio sono i Dead Cells Corporation che con il loro singolo di debutto “Make music” ci immergono in una musica dance che ricorda quella anni Novanta e dei videogame, un brano che è più semplice da ballare che da spiegare. Distopia e consumismo sono le basi da cui i DCC partono per fare la propria musica. Non vediamo l’ora di ascoltare il resto.