Lontana dall’intento di scrivere un masterpiece della letteratura italiana, ho voluto comunque riprendere dal buon vecchio Thackeray (e non da Marchetti, attenzione) la serialità delle narrazioni che si susseguono in Vanity Fair e su quella falsa riga costruire un altro tipo di storie.
Anzi, più che storie, le mie vogliono essere delle immagini che cercano di legare alla musica di un brano le sue possibili evocazioni di ambito stilistico, tale che, in questa fiera della vanità, a sfilare siano gli artisti vestiti delle loro note, dei colori invisibili che solo con un orecchio attento si possono percepire.
Sulla passerella della vanità, lasciamo che a succedersi sul catwalk (di artisti e musicisti), sia invece la nudità dell’indie.
i cani, post mortem
A sorpresa e senza clamore, “post mortem” segna il ritorno maturo e malinconico de i cani, e quindi di Niccolò Contessa, che in questo lavoro abbandona ogni velleità estetica per concentrarsi su ciò che conta: la musica, cruda e disillusa. Tredici tracce che suonano come epitaffi su una generazione che ha smesso di raccontarsi in maiuscolo, tra synth minimali, testi spietatamente lucidi sono come un pugno allo stomaco. “post mortem” è un disco testamento e rinascita, dove l’assenza di immagine diventa dichiarazione politica. Un lavoro stratificato, che cresce ascolto dopo ascolto, e che ci ricorda perché stavamo aspettando il ritorno de i cani: per sentirci meno soli, anche nella fine.
Merli Armisa, KOTO & Al cader della giornata
Con “KOTO “e “Al cader della giornata”, Merli Armisa ci regala due frammenti sospesi nel tempo, due visioni nate da un lucido sogno. Se il primo brano, influenzato dalla poetica di Kawabata e dal minimalismo melodico del koto giapponese, è una carezza ipnotica su beat incalzanti e voci pitchate, il secondo si muove tra chitarre acustiche e confessioni sussurrate, disegnando l’intimità di un tramonto condiviso. Entrambi i pezzi parlano di trasformazione e delicatezza, e confermano la capacità dell’artista di costruire mondi interiori con pochi, precisi tratti. Emozionano senza urlare, accarezzano senza chiedere nulla in cambio.
CALLIOPE, fertili
Con “fertili”, Calliope firma un ritorno che ha il coraggio della fragilità. Il brano è una carezza ruvida: potente nei suoni, delicato nel cuore. Le parole scorrono come pagine sottolineate a matita, intrecciando poesia e carne viva. “Fertili” non consola, non dà risposte, ma è una canzone per chi cerca luce senza smettere di guardare l’ombra.
Alex Fernet, Sunlight Vampires
Un ritorno che colpisce al cuore e allo stomaco, quello di Alex Fernet. “Sunlight Vampires” è una ballata notturna dove però le timide luci del giorno cercano di farsi spazio tra synth “rovinati” e i pianoforti lontani. La produzione del brano oscilla tra vintage e contemporaneo, evocando un soul oscuro che sa di cinema e sigarette spente all’alba. Un inno per chi si sente fuori posto, per chi trova nella propria vulnerabilità una forma di forza, essere “diversi” è un atto di resistenza.
VOV VOV!, Nancy’s Track
Con “Nancy’s Track”, i VOV VOV! ci spalancano le porte del loro immaginario sonoro: un ibrido tra garage rock, psichedelia lo-fi e romanticismo distorto. Il richiamo a Nancy Sinatra è più un’attitudine che una citazione: quel mix di seduzione, inquietudine e ambiguità che rende il brano affascinante e disturbante al tempo stesso. “Nancy’s Track” è grezzo, diretto, sincero, come uno schiaffo dato per svegliarti nel cuore della notte.
SAMUEL, Il Sol Dell’Avvenire
Samuel, in attesa di ritornare con un nuovo album, ha pubblicato il 25 aprile (non a caso) un singolo (via Asian Fake) dall’inconfondibile cifra stilistica che si trasforma in un viaggio ipnotico tra melodia e groove. Il Sol Dell’Avvenire è una metafora che racchiude in sé il sogno di cambiamento, di un’evoluzione della società, della libertà, dello stare insieme, un sogno utopico che poi si è in qualche modo rivelato fallace, che non ha portato all’effetto desiderato, però rimane come immagine dell’utopia, della ricerca del benessere sociale, dello stare insieme, dell’uguaglianza. Questa canzone evoca l’amore per la musica, l’amore per il club, l’amore per lo stare insieme in pista davanti a una console.
Cover photo credits @ Alessandro Treves