Lontana dall’intento di scrivere un masterpiece della letteratura italiana, ho voluto comunque riprendere dal buon vecchio Thackeray (e non da Marchetti, attenzione) la serialità delle narrazioni che si susseguono in Vanity Fair e su quella falsa riga costruire un altro tipo di storie.

Anzi, più che storie, le mie vogliono essere delle immagini che cercano di legare alla musica di un brano le sue possibili evocazioni di ambito stilistico, tale che, in questa fiera della vanità, a sfilare siano gli artisti vestiti delle loro note, dei colori invisibili che solo con un orecchio attento si possono percepire.

Sulla passerella della vanità, lasciamo che a succedersi sul catwalk (di artisti e musicisti), sia invece la nudità dell’indie, del pop, dell’elettronica.

Leo Caleo – Asteroidi

In comune con un asteroide, Leo Caleo ha il pregio di essere riuscito a generare una materia, tanto autosufficiente da orbitare intorno al Sole, come fanno gli altri pianeti. La creazione di Caleo però, ha un ulteriore qualità: pulsare luminosa come una scia di una cometa. Con fulgente e affascinante maestria, Leo cuce un vestito di stelle, e incastona due pianeti al posto degli occhi: questi gli elementi essenziali per diventare finalmente meteore che navigano libere nell’Universo. I corpi celesti non potevano che essere lo sfondo sconfinato difronte cui celebrare tale bellezza.

Frambo – Guerra

Riccioli d’oro e faccia angelicata, septum e orecchini tondi per non prendersi troppo sul serio. Frambo indossa con gusto le ali piumate di quella libertà giovanile che lo elevano da terra senza però farlo sfuggire in futili pretese. Il giovane cantautore sembra non voler assecondare lo stereotipo di tatuaggi sulla faccia o occhialoni che coprono il volto, al contrario, sceglie della trap la sua parte più melodica, trasformandola, attraverso uno stile del tutto personale, in uno spazio colorato in cui poter parlare del nero che macchia i giorni quando sono troppo grigi.

Miglio – Erasmusplus

Zaino in spalla, valigia stracolma, scarpe sciolte e felpa arrotolata intorno alla vita. Questo l’outfit perfetto per iniziare una nuova vita da Erasmus. Gli occhi pieni di culture sconosciute, le bocca colma di una lingua tutta da scoprire, ma nel cuore ancora l’amore lasciato a casa. E lo sa bene l’”Erasmusplus” di Miglio costretto a sopravvivere di abbracci virtuali e di baci scambiati in webcam, cercando di rendere reale un’immagine, che, per un po’, potrà essere sfiorata solo in digitale.

M¥SS KETA – IL CIELO NON È UN LIMITE

Divisa attillata, resistente come il titanio, eclettica come l’alluminio, scintillante come l’acciaio. Pronta a decollare Myss Keta, ma non prima di diventare la nostra assistente di volo. Il suo mantra dice “il cielo non è un limite” e nemmeno i confini musicali lo sono. La ragazza di porta Venezia stavolta ha al posto delle braccia due ali di ferro, simulando quelle dell’aereo che ci prende a bordo, decollando verso un’unica direzione: l’hardcore. Ah, senza dimenticare la mascherina, s’intende!

Glomarì – La barca

Una tavolozza di sfumature pastello si cullano sul lento avanzare di una barca, che sta lungo le rive di un fiume, il quale camminando adagio, accarezza le sponde. Questo il set perfetto su cui vediamo giacere, come una ninfa, Glomarì. Lei è calma, ma anche tempesta, e col suo scatenarsi agita, in un moto vorticoso e infinito, quella piccola imbarcazione, che nell’affondare lascia sulla superficie macchie di colori. E così dinanzi al violento e imprevedibile cadere a picco della barca, Glomarì, con la magia di una fata e con l’ingegno di un architetto (non solo di musica ma anche di sogni), regala un arcobaleno al fiume, che altrimenti dovrebbe accontentarsi di guardarlo sempre da lontano.