A poca distanza dalla vittoria della seconda Targa Tenco come Miglior Album, Francesco Motta è alle prese con le date finali del tour estivo che si concluderà all’Home Festival di Treviso (qui il programma completo), passando per lo Sziget di Budapest. Lo raggiungiamo al telefono per parlare di questa fase della sua vita, dopo due album e tante soddisfazioni, alle prese con una relazione felice e tante cose nella testa.

Ciao Francesco, come stai?
Tutto bene, grazie!

Hai vinto un’altra Targa Tenco, premio legato ai mostri sacri della canzone d’autore. Qual’è il tuo rapporto con la musica italiana di ieri? C’è un nome a cui ti senti legato?
Sono emozionatissimo e profondamente grato per questo riconoscimento. Qualcuno mi ha anche criticato, fa parte del gioco. Chiaramente i miti e i maestri ci sono stati, soprattutto quand’ero più piccolo. Ad un certo punto però mi è stata detta una frase che ha cambiato tutto, ovvero che non è importante fare musica bella ma piuttosto fare musica tua, che parli di te e dei tuoi sbagli perché quella è l’unica cosa che ti differenzia da chiunque altro, anche dai “mostri sacri”. Ho capito che l’unica cosa che mi fregava era fare musica mia, che parlasse di me.

E il rapporto con la musica italiana di oggi? Cosa ne pensi degli artisti che passano alla radio? Ti senti parte della scena o ti senti un outsider?
Non lo so… sono uno che scrive e canta canzoni, che a volte viene chiamato cantautore e di certo non è una parolaccia. Ma di certo non sono l’unico, ci sono altri che lo fanno, alcuni mi piacciono e altri no. Non voglio puntare il dito contro nessuno. Non farò mai nomi, conosco voi giornalisti… mi avete fatto diventare democristiano! (ride)

Ammetto che volevo proprio chiederti il nome di un artista che skippi se passa alla radio. Facciamo così: fai il nome di un artista che ti piace
Mi piace… Francesco De Gregori.

Ma così non vale! Uno che passa alla radio, dai…
Dai non mi va di salvare qualcuno e puntare il dito contro altri. Preferisco parlare di me.

C’è un luogo comune secondo cui la sofferenza è imprescindibile per l’ispirazione. Il tuo rapporto con il dolore emerge spesso nei tuoi testi. È vero che per scrivere belle canzoni è necessario stare male?
Chi mi conosce davvero sa che ho tantissima voglia di divertirmi e fare festa. Nelle mie canzoni c’è tanta voglia di stare bene, tanta speranza per il futuro. Non so perché si sia creata questa percezione attorno al mio personaggio, spesso mi dipingono come uno schivo, preso male, che non ride mai ma non sono così. Le canzoni per me sono un modo per esorcizzare i pensieri negativi. Scrivo certe canzoni proprio per affrontare le mie paure, per stare meglio.

Tu e Carolina (Crescentini ndr) vi siete esposti molto politicamente unendovi al coro lanciato da Rolling Stone contro Salvini. Pensi che gli italiani abbiano un problema con odio, razzismo e sessismo? Cosa ne pensi di questo periodo storico?
Sui social c’è troppa violenza ingiustificata oggi, la gente sta evidentemente male, si sente repressa, impaurita. Credo che il problema di fondo sia che questo governo e chi ne fa parte utilizza un tono ed un linguaggio che giustificano questa violenza e permettono alle persone di sentirsi legittimate a dire e fare cose disumane. Il punto è che queste cose non hanno nulla a che vedere con Destra e Sinistra. Io non ho paura ad ammettere di avere pensieri di Sinistra e che non mi sento rappresentato da questo governo. Proprio per questo penso che chi vuole prendere le distanze da ciò che sta succedendo dovrebbe impegnarsi politicamente partendo dalle piccole scelte quotidiane.

Chi scrive canzoni ha ancora la responsabilità di prendere parte al dibattito politico come avveniva 30/40 anni fa? Senti di avere un ruolo?
Sicuramente sarebbe un ottimo punto di partenza riuscire a trovare quell’entusiasmo e quella passione che manca ai politici di oggi. In questo le canzoni possono aiutare. Detto ciò non mi sognerei mai di entrare in politica. Io scrivo canzoni e nel mio scrivere canzoni sento anche la responsabilità di schierarmi, che si parli di amore o di politica non conta. Non sono uno che fa passi indietro e questo mi piace anche che si veda. La politica di oggi è totalmente diversa dalla politica degli anni 70 e vale lo stesso per la musica. Non possiamo aspettarci che funzioni ancora quello che ha funzionato allora.

La Fine dei Vent’anni è un disco disilluso e istintivo, Vivere o Morire è più romantico e sincero. Cosa ci dobbiamo aspettare dal 3° album?
Non ne ho idea. Mi sento ancora molto legato e rappresentato da Vivere o Morire. È un disco che mi ha dato tanto e che sento ancora molto “mio”. Ora non sento l’urgenza di scrivere, registro qualche pezzo ogni tanto ma non sento di essere in un’altra “fase” rispetto all’ultimo disco. Non so nemmeno io cosa aspettarmi. Devo darmi tempo e sentire di avere cose nuove da dire.

Foto sopra e in copertina di Claudia Pajewski

Hai postato su Instagram una foto in studio con Pacifico. Evidentemente la collaborazione su Vivere o Morire è stata positiva. Com’è il vostro rapporto? Come ha influito sul tuo percorso?
È una persona che stimo profondamente per quel che ha fatto e che sta facendo con me. So benissimo quanto sia difficile lavorare con me e riuscire a costruire un ambiente collaborativo. Le persone con cui riesco a lavorare bene sono poche e spesso le scelgo col cuore. Lui è uno di quelli con cui mi trovo sempre meglio e con cui riesco sempre ad entrare in sintonia. Conosce ogni dettaglio della mia vita e mi ha aiutato tantissimo. È stato quasi un terapista. Sono molto legato a Pacifico e sono felice di continuare il mio percorso con lui.

Francesco… scadiamo nel gossip. Hai postato una foto con Carolina in cui hai scritto che “è arrivata l’ora di restare.” e qualcuno ci ha visto la possibilità di un matrimonio. Ti vuoi sbilanciare?
Ma dai, figuriamoci. Non è assolutamente così e non voleva essere una dichiarazione. Ognuno è libero di interpretare le cose come vuol ma no, non ci stiamo per sposare. E comunque non lo farei sapere così… (ride)

Continuiamo con le domande disimpegnate. Stasera c’è l’eclissi. Sei tra quelli che si apposteranno con il telescopio o non te ne frega nulla?
Nelle mie canzoni parlo molto spesso della Luna, del cielo e di quello che significano per me. Ho un rapporto profondo con queste cose. Io la Luna la guardo sempre, non solo quando c’è l’eclissi. Tuttavia non so ancora cosa farò stasera… devo ancora decidere.

Ultima domanda. Scegli “la nostra ultima canzone”. Un brano che ti rappresenta in questo periodo o un artista che hai scoperto ultimamente e non ti esce dalla testa.
Sono stato da poco a Berlino ed ho visto un gruppo di ragazze che faceva musica tuareg, ritmi africani cose così… purtroppo non ricordo il nome ma sono tra i gruppi che preferisco in assoluto. Da allora ho iniziato ad ascoltare tanta musica africana ed ho notato che sta arrivando molto in Italia.

Grazie per la disponibilità e buona fortuna per il futuro.
Ciao a voi! Grazie e alla prossima