C’è musica fatta per viaggiare, ci sono viaggi fatti con la musica e poi c’è il nostro nuova format in cui una band ci racconta un viaggio passando per le canzoni che ne sono state la soundtrack.

Corner in Bloom è un progetto musicale, risultato e sintesi di anni di amicizia tra i suoi componenti: Leo, Lollo, Gavo e Tassi, quattro amici che da sempre si incontrano e spesso si risolvono nella musica. Dal 2017 hanno iniziato a farlo per strada, scoprendo un contatto diverso con loro stessi e ciò che li circonda. Dai raccolti ed intimi angoli di provincia, decidono allora di muoversi più volte in diversi angoli di mondo, per esibirsi e raccontarsi negli spazi pubblici di inediti contesti europei. L’incontro umano è la sostanza della risposta alle domande fondamentali che si pongono continuamente; “l’angolo in fiore”, dunque, è la cornice di senso alla passione costante e condivisa per la musica.
Nell’autunno del 2018, decidono di entrare in studio per registrare il loro primo brano, Lemon, al quale, tra l’inverno e l’autunno del 2019, sono seguiti altri quattro brani: Cherries, Paragraph, Glassy e Breakfast, con quest’ultimo a segnare un nuovo orizzonte creativo che preannuncia ed apre alle linee espressive contenute nel primo album, attualmente in lavorazione.
Questa sera lunedì 25 e mercoledì 27 Novembre i Corner in Bloom arriveranno a Bologna al Cortile Cafè e Torino all’Off Topic per dischirotti.live, il format che concretizza la ricerca mensile di dischirotti. Il concept di dischirotti.live nasce dalla volontà di concretizzare i tavoli di discussione che si sviluppano quotidianamente nell’ecosistema dischirotti.
Il mondo della musica ai giorni nostri non si accontenta più di essere arte a sé, ma funge da collante per tutte le arti visive, per il design e per le diverse branche della comunicazione; dischirotti. vuole mettere in luce l’emergenza dei nuovi valori legati alla cooperazione nei diversi settori dell’arte, valorizzando i progetti artistici più virtuosi e con uno sguardo che passa attraverso la storia per cercare l’innovazione e le correnti future.

Low Rising – The Swell Season
L’ANDATA

Partire, non sapere bene perché, da dove è nata l’idea, l’idea che diventa presto viaggio andata e ritorno per Parigi: caricare una Clio straborda di strumenti, oggetti e vegetazione animalesca, c’è il Tasso che guida, Emile con una valigia, il Tosino in fermento, Leo che già vaneggia alla prima sosta, c’è forse qualcun altro di fantasmatico nel bagagliaio, Lollo è già a Parigi, e ci sta aspettando. L’inizio è notturno e torbido di sonno, lo sviluppo mattutino una specie di sogno, varcare le Alpi perdendo di vista il pomeriggio. Poi è la sera, c’è un lungo viale che conduce alla capitale, c’è anche un assembramento di auto da far venire voglia di tornare indietro, ma Lollo ci sta aspettando, anzi è lì all’incrocio tra un Boulevard illuminato e un angolo buio in cui ci si ritira per dedicarsi al whisky.

Prickly Pear – Portico quartet
IL PROCESSO

Così, dopo aver invaso l’appartamento di Caterina e il sosia di Gianferrari per la notte, ci si trasporta il giorno dopo a Belleville, è una bella giornata di sole, è dicembre, un caffè fuori da un bistrot, le chitarre già in braccio, il panorama è splendido e perfetto per l’appostamento: l’angolo in fiore.
Così è facile radunarsi per uno sguardo alla lontananza col perfetto orizzonte di una canzone in sottofondo. Ma dopo ore di sorrisi è facile ricordarsi che è dicembre, se non altro guardando le nocche delle mani e le dita insanguinate per il freddo e gelate per le corde. Così è quasi naturale che due ragazze francesi domandino se per caso abbiamo voglia di raggiungerle nel loro locale proprio dietro l’angolo. Certamente. Non si poteva certo rifiutare.

Petite Fleur – Sidney Bechet
IL BAR BOUQUIN

Una stanza in un angolo, ai piedi di Belleville, in una via stretta con in fondo un viale alberato. Il profumo del pomeriggio che si fa sera. Il thè e le torte appena fatte. Senza accorgercene iniziamo a suonare, al nostro tavolo, gli sguardi attenti e conviviali, un poeta che scrive, il tintinnio dei bicchieri, e suonare per ore, fino a che proprio non hai finito. E dunque dedicarsi a approfondire gli incontri, innamorarsi e concludere la notte con una data per il giorno successivo, in un altro angolo di Parigi  dalle parti del 14esimo arrondisment, e tornare al proprio appartamento, diciamo proprio perchè ormai l’invasione aveva cominciato a dilagare, per una festa in cui ancora oggi non ricordiamo che cosa esattamente si festeggiasse.

Cumbia de Donde – Calexico
BRUCE ATAI

Bruce Atai e il suo alimentarì, che non era un alimentari, bensi un gradevole ristorante, con i sotterranei adibiti a club con sala concerti, ma noi ancora di sopra, tra i tavoli e altri innumerevoli incontri, accompagnati da una serie intramontabile di Negroni, ad offuscare la memoria che si perde nel saluto finale dell’ennesimo innamoramento che si spezza, e la valigia di Emile era in realtà un amplificatore per il basso.

666 – Bon Iver
IL RITORNO

La malinconia, il grigiore dell’autostrada mentre saluti Parigi, parlare, parlarne, perdere il biglietto del pedaggio e aver timore della multa, fermarsi davanti al monumento della memoria, che in realtà sembra una rappresentazione dell’inconscio, fumare una sigaretta, meditare sul fatto che forse le ragioni dei caduti alla guerra fossero ragioni inconsce, rinunciare subito a questi pensieri, prima che possa essere troppo tardi, tornare in macchina. Tornare a casa.
Ma prima, il Frejus, forse era il Monte Bianco, di sicuro era una tempesta di neve con le file di camion deserti ai bordi della strada, se non in mezzo. Gli sguardi sbarrati, il silenzio della paura, rassicuranti battute ogni tanto, prima di deglutire, di nuovo. Infine riuscire, non si sa ancora come, a tornare, tra un Bob Corn ai venti km orari e un po’ di fortuna.