Niente è la traccia che fa da manifesto al collettivo artistico GBRESCI, che pubblica il suo primo singolo grazie all’etichetta UMA Records. Ad accompagnare questo viaggio iniziatico ci sarà ad ogni brano un featuring diverso: questa volta è stata scelta la voce di Adelasia.

Niente è il biglietto da visita per Niccolò Barca ed Edoardo Baroni, ideatori del progetto, e oserei dire anche “anarchici” da un punto di vista musicale, così come anarchico e tirannicida era stato Gaetano Bresci, da cui traggono ispirazione per il nome del collettivo, ma anche, forse, per l’approccio piuttosto privo di sovrastrutture e stilemi che ormai contraddistinguono la maggior parte delle uscite odierne.

La vena eclettica di GBRESCI racchiude in sé una componente elettronica, trap, pop, sperimentale, non solo nel versante “beat”, ma anche su quello “style”: il collettivo cura, inoltre, tutta la parte visual e grafica del progetto, con la finalità di arricchire e impreziosire la semantica del testo.

Alla nostra intervista ha preso parte anche la giovane artista lucchese Adelasia, che dopo il suo album 2021, torna a farci sognare con la sua voce delicata, a tratti flebile, ma proprio per questo d’impatto, nel suo featuring in Niente.

Ciao Adelasia e ciao GBRESCI! Innanzitutto, la prima cosa che mi viene in mente da chiedervi è come sia nata questa collaborazione per il singolo “NIENTE”?

GBRESCI e Adelasia si conoscono da tanto tempo e nell’ultimo anno hanno lavorato insieme per il suo album, Niccolò a livello fotografico e Edoardo a livello musicale. Era da poco finito il lockdown e si apriva finalmente la possibilità di invitare qualcuno a collaborare su questo progetto, che fino ad allora era stato esclusivamente portato avanti da noi nell’oscurità di un garage, raggiunto grazie allo zainone Glovoo che fungeva da lasciapassare. Avevamo un giro di chitarre e in quel periodo ci eravamo imbattuti in WALHALLA, una collaborazione pazzesca tra Dean Blunt e Joanne Robertson e abbiamo pensato che la voce di Adelasia si potesse integrare perfettamente con la strumentale che avevamo in mano. Noi abbiamo scritto i testi, lei è venuta al box che ci fa da studio e insieme abbiamo urlato un po’, esorcizzando così un periodo per tutti un po’ difficile.

Adelasia: Ciao ragazzi, l’idea della collaborazione è venuta a Edoardo e Niccolò. Mi hanno fatto ascoltare “Niente” e gli altri brani che compongono l’EP; il progetto mi è piaciuto da subito ed è successo tutto con molta naturalezza, non sapevamo per chi lo stavamo facendo, volevamo solo farlo divertendoci, e così è stato.

È interessante come abbiate unito alla trap, il pop e l’elettronica: da quali artisti vi lasciate ispirare maggiormente?

Edoardo: veniamo da ascolti completamente diversi. In quel periodo Niccolò mi faceva abbastanza da pusher di musica, lui è uno scopritore di musica instancabile, mentre io mi arrovello su cinque dischi per sei mesi, di base. Un giorno ha tirato fuori questo capolavoro allucinante: Drabbad av sjukdom di Död Mark, che poi è uno degli alter ego di Yung Lean. È tutto partito da quell’album. Siamo ripassati per i Nirvana dei primi dischi, poi sono arrivati Shlohmo, Show Me the Body, Corbin e tanti altri che ci hanno aiutato a trovare un nostro stile nell’incontro tra questi mondi. Queste sicuramente sono le nostre influenze principali, ma anche in questo caso GBRESCI ha trovato forza nella collettività che gli circolava intorno, diventando il bersaglio di centinaia di suggerimenti musicali dai mondi più disparati. In un giorno ci arrivavano insieme una traccia sperimentale belga degli anni ‘80 (BeNe GeSSeRiT) e l’ultima Wedidit con Deb Never e D33J e influenzavano insieme un pezzo già avviato. Ci piace questa ecletticità e penso rimarrà sempre una nostra caratteristica per quanto riguarda il processo creativo.

Quanta “fatica” avete impiegato per ritrovarvi sulla stessa linea d’onda per tutto il versante creazione e produzione musicale?

A dire il vero il processo creativo è stato incredibilmente fluido, con rarissimi testa a testa a livello musicale e di contenuti. Ci suonavamo addosso e ogni commento, ogni critica costruttiva serviva a portare il pezzo avanti. Avevamo un’idea vaga ma condivisa di quello che secondo noi si poteva o non poteva fare in un pezzo. Non si poteva fare i Frank Zappa, che è il nome che tra di noi diamo ai moralizzatori che vogliono insegnare agli altri come si vive. Darci a vicenda del Frank Zappa ci ha portati ad essere sempre abbastanza flessibili. Era l’insulto peggiore. “Parlare di musica è come ballare di architettura” è una delle frasi più inutili mai dette da un essere umano. A livello testuale invece Edoardo aveva una lunga lista di veti, tipo “sanpietrini” o “peroni” o qualsiasi parola con più di 4 sillabe, e anche su questo ci siamo sempre trovati d’accordo. Lo stesso livello di condivisione e apertura alle idee dell’altro si è poi ripetuto con tutte le persone che hanno collaborato al progetto, sintomo di una stima reciproca e una ricerca generale di collettivizzazione del processo creativo.

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C’è una storia o un racconto dietro lo story telling di “NIENTE”?

Una premessa: GBRESCI nella nostra mente è Gaetano Bresci, anarchico e tirannicida. Ci siamo immaginati un suo ritorno nel presente e una sua amara constatazione che il tiranno da uccidere sia diventato immateriale, impersonale e sistemico. Questa idea, unita al momento storico che era la scorsa primavera, ha ispirato l’aria pessimistica dei testi. È una forma attiva di pessimismo però: distruggere significa fare spazio per qualcosa di nuovo e si spera migliore, anche se non siamo noi a suggerire cosa sia (ci rifacciamo alla risposta n. 3 e a quel discorso su Frank Zappa). A livello strutturale invece ci piaceva l’idea di presentarci così, con un flusso di coscienza che non fosse interrotto da ritornelli. Solo tre voci in una strofa e una coda disperata ad unirle tutte. In parole povere, non sarà la nostra traccia più fruibile, ma ci tenevamo a usarla come biglietto da visita. Per noi è una specie di manifesto di GBRESCI.

GBRESCI, sappiamo che siete un collettivo di artisti a 360 gradi, oltre alla copertina lisergica e tie dye, state sperimentando qualche altra creazione multimediale da associare sempre al singolo?              

Per ora il progetto si è costruito intorno a noi, Niccolò e Edoardo, ma ha preso la sua forza da tante persone che hanno collaborato sulle varie tracce e anche sull’idea grafica: senza di loro GBRESCI non sarebbe quello che è. Questo fatto per noi è cruciale, non ci stancheremo mai di ripeterlo, sia a chi ci ascolta che a noi stessi. Noi vorremmo che GBRESCI diventasse parte di un contenitore più ampio di idee in vari campi artistici, basato su una progettualità comune e condivisa, un luogo non fisico attraverso il quale conoscersi, sperimentare, confrontarsi, imparare. Sarà il periodo, ma questa ricerca esprime la nostra necessità di stare insieme, di partecipare e di condividere. Per quanto riguarda le sperimentazioni a venire, stiamo lavorando su un video per il prossimo singolo e la prossima tornata grafica per Instagram, e siamo i primi – speriamo non gli unici – ad essere curiosi di cosa ne uscirà fuori.

 Visto che questa collaborazione, a me francamente, è piaciuta molto avete in mente di ripetere questo tipo di sperimentazione artistica?

Tutte le tracce dell’EP che abbiamo pronto vantano la collaborazione di qualcuno. Continuare a collaborare con altri artisti è l’idea chiave del nostro progetto. Sveleremo a mano a mano chi sono, anche se un assaggio già c’è stato sul nostro account Instagram, dove abbiamo presentato alcune delle persone che fino ad ora hanno messo un po’ di sé per rendere GBRESCI quello che è. Ma siamo solo all’inizio!