Lontana dall’intento di scrivere un masterpiece della letteratura italiana, ho voluto comunque riprendere dal buon vecchio Thackeray (e non da Marchetti, attenzione) la serialità delle narrazioni che si susseguono in Vanity Fair e su quella falsa riga costruire un altro tipo di storie.

Anzi, più che storie, le mie vogliono essere delle immagini che cercano di legare alla musica di un brano le sue possibili evocazioni di ambito stilistico, tale che, in questa fiera della vanità, a sfilare siano gli artisti vestiti delle loro note, dei colori invisibili che solo con un orecchio attento si possono percepire.

Sulla passerella della vanità, lasciamo che a succedersi sul catwalk (di artisti e musicisti), sia invece la nudità dell’indie.

Andrea Laszlo De Simone, I nostri giorni

Tradizione e tradimento sono da sempre la cifra stilistica del cantautore torinese che ritorna, non con un preludio bensì con (l’ultimo?) anello per chiudere il cerchio: “I nostri giorni” si aggancia perfettamente a “Vivo” in un loop infinito. “I nostri giorni” rappresenta il nuovo ma anche il vecchio, il tragico che si unisce al comico e noi non possiamo far altro che accoglierla per quella che è, inserendola all’interno di tutto ciò che chiamiamo “la bellezza che c’è nel mondo”.

Marco Scaramuzza, Sono fatto così

L’unico vestito che sta sempre bene a Scaramuzza è indubbiamente quello del cantautore, che non si declina necessariamente in una forma d’abito ben precisa. C’è chi predilige le camicie e larghe e dei pantaloni semplici, chi invece semplicemente si veste da se stesso e si ripete a gran voce “Sono fatto così”. Scaramuzza ha infatti quell’outfit lì, quello di chi la musica la ama e la trasmette con tutta la propria anima.

Scicchi, OCCHI DIVERSI STESSI LIVIDI

“New Person, Same old mistake” direbbe Tame Impala. Sulla stessa scia del cantautore oltreoceano, ecco che anche Scicchi ci mostra tutti i pugni incassati, vestito dei suoi lividi nel suo nuovo EP “OCCHI DIVERSI STESSI LIVIDI”. Mostrando infatti i segni violacei il giovane artista non ha paura di guardare al mondo con degli occhi nuovi, affacciandosi al presente sorreggendosi su basi underground e vagamente trap.

Anna Carol, Immagina che bello sarebbe scappare

Wave R’n B con sfumature elettroniche, il nuovo singolo di Anna Carol si mostra leggero come un velo, semitrasparente etereo ed inafferabile un po’ come la libertà. “Immagina che bello sarebbe scappare” è una riflessione profonda ma semplice sull’evasione dai paradigmi e dagli schemi fissi.

GOOGA, Arcade

Dal sound indie rock e dal gusto un po’ retò attirano la nostra attenzione i GOOGA, band romana che nel loro ultimo singolo “Arcade” si fanno strada tra batterie e chitarre per accompagnarci attraverso il loro viaggio lisergico fatto di videogiochi e luci al neon. La scelta nasce da un’attenzione che la band da all’arte pittorica: nel video di “Arcade”, infatti, lo spettatore viene invitato a farsi strada (ma anche a perdersi) tra immagini che scorrono progressive e inesorabili come quelli dei vecchi cabinati anni Ottanta.

IOSONORAMA, Come baci bene

Nostalgia e sintetizzatori anni Novanta sono gli elementi distintivi del nuovo singolo di IOSONORAMA. La cantautrice campana stavolta sceglie come stile un outfit meno stravagante ed eccentrico del solito, anzi sembra volgere di più verso la scelta di abiti semplici, come il denim slavato, che richiamano il periodo di ispirazione del brano, ma anche un riferimento implicito allo svanire dell’euforia dell’estate che con essa si porta via tutti i baci e gli amori di questa fugace ma intensa stagione.

IGI, Sentimenti inquinati

Immaginario dream pop di contaminazione d’oltreoceano reso del tutto peculiare e personale da un sound ricercato e che ci riporta indietro di circa un decennio. A creare tutto questo c’è il giovanissimo IGI che per celebrare la sua nuova “Sentimenti inquinati” sceglie un outfit total black alla Man In Black con un retrogusto distopico che ben si addice all’atmosfera che si viene a creare ascoltando il suo singolo!